Il predatore è stato avvistato in questi giorni in Veneto. L’ultima comparsa nel veneziano, tra Sambruson di Dolo e Lughetto di Campagna Lupia
Il nome scientifico è Canis aureus, ovvero sciacallo dorato e in Veneto non è una presenza del tutto nuova.
E’ stato avvistato nel trevigiano a Silea, sul Montello e sulle colline di Vittorio Veneto, ma anche a Belluno, Verona, Vicenza, Rovigo e in provincia di Venezia a San Stino di Livenza. Nel veneziano, il più recente ritrovamento riguarda la Rivera del Brenta, in particolare le località di Sambruson di Dolo e Campagna Lupia.
“Lo sciacallo dorato – spiega Luca Lapini, zoologo del Museo Friulano di storia Naturale – è una specie in espansione in Italia, ma ancora poco diffusa, considerato che se ne contano circa 500 esemplari in tutto il Paese. E’ arrivato per la prima volta nel 1984, proprio in Veneto, a San Vito di Cadore, in provincia di Belluno”.
Scopriamo le caratteristiche di quello che per gli esperti è un “animale spazzino”, ma non pericoloso per l’uomo.
Lo “spazzino” mangia rifiuti, innocuo per l’uomo
Lo sciacallo dorato è un piccolo canide di origine asiatica che ha le sembianze di una volpe.
Attualmente i ritrovamenti dell’animale arrivano fino al centro della penisola e sono maggiormente concentrati in Friuli, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Lazio.
“Dal punto di vista della pericolosità – precisa Luca Lapini – non può essere considerata una specie invasiva nonostante si stia diffondendo. In alcuni casi sono state segnalate predazioni di bestiame come pollame, ma anche dove è presente in branchi, nelle vicinanze dei centri abitati, mai ha aggredito l’uomo, salvo in rarissimi casi documentati in cui si associano a comportamenti umani inappropriati. Le sue abitudini per nutrirsi sono quelle di sfruttare numerose fonti di cibo, in altre parole è un animale “spazzino”, capace di ingurgitare qualsiasi tipo di rifiuti si trovino attorno agli abitati umani. Arriva a ingoiare addirittura sacchetti interi di spazzatura e nel suo stomaco, abbiamo trovato davvero di tutto. Tuttavia, va detto che non risulta essere tra i grandi predatori naturali delle nutrie. Le mangia, ma soprattutto quando le trova già morte”.
Le abitudini dello sciacallo dorato e i suoi affascinanti ululati
Lo sciacallo dorato è una specie che vive in branchi di 4,5 esemplari formati da coppie accompagnate dai loro cuccioli.
E’ un animale molto adattabile, onnivoro, che assomiglia alla volpe e al lupo grigio, ma di dimensioni ridotte.
E’ più snello, con un muso più stretto, una coda più corta e un passo più leggero.
Uno sciacallo dorato adulto arriva a un peso massimo di una quindicina di kg.
Le sue potenzialità come predatore sono contenute perché il lupo lo controlla e sulle nutrie, ad esempio, ha la meglio benché il suo habitat sia differente.
Lo sciacallo cattura infatti oltre a spazzatura umana, piccoli mammiferi che si trovino attorno a discariche e piazzole ecologiche come i ratti e animali di ridotte dimensioni, anfibi, rettili e uccelli; in ambiente agricolo preda pollame, lepri e fagiani. Si nutre anche di carogne e vegetali.
Il suo mantello invernale è di colore grigio-rossastro sporco con le estremità dei peli di guardia nerastre o rosso ruggine. E’ un animale notturno, attivo prevalentemente all’alba e al tramonto e per comunicare, sia come richiesta di soccorso, sia per richiamare l’attenzione emette affascinanti ululati, simili a quelli del cane ma più melancolici, che lo contraddistinguono.
Gli adulti ululano in piedi mentre gli esemplari giovani o subordinati stando seduti, con una frequenza che aumenta durante la stagione degli accoppiamenti. Generalmente l’ululato dello sciacallo dorato si può sentire all’alba, verso mezzogiorno e nelle ore serali.
In Italia è un animale protetto e nel 2022 un avvistamento tramite fototrappola all’interno del Parco Nazionale del Circeo, ne ha testimoniato la sua esistenza fino al basso Lazio.
“E’ una specie in espansione – conclude Luca Lapini – e nell’arco di qualche decina di anni si prevede possa arrivare fino alla Calabria, ma è solo un’ipotesi in quanto c’è da tenere in considerazione cosa potrebbe succedere laddove la presenza di lupi è massiccia”.
Silvia Bolognini