“ID 6”, primo scheletro di donna-vampiro, è stato trovato nell’isola del Lazzaretto Nuovo, a Venezia, dove sono state rinvenute fosse comuni delle epidemie di peste del XVI e del XVII secolo e dove riprenderanno presto gli scavi.
Tra il 2006 e il 2008, un’equipe guidata dall’archeologo Matteo Borrini si è imbattuta nel cadavere di una donna sepolta con un mattone conficcato in bocca.
Quello che un tempo chiamavano un nachzehrer, un “quasi morto”, un “masticatore di sudario”.
Insomma, un vampiro pronto a risucchiare il sangue altrui per riprendersi la vita e diffondere tra gli ancora sani il virus della peste.
ID 6 ovviamente non lo era.
Ma la scarsa conoscenza degli stadi di decomposizione del corpo umano in seguito alla sepoltura, nel XVII secolo, fecero diventare realtà il più vivo dei terrori dell’epoca: quello del contagio.
Se quindi un corpo riesumato non era scheletro, se, dopo una sepoltura recente, com’è naturale, i sudari apparivano macchiati di liquami corporei vicino alla bocca, se sulle mani e sui piedi la pelle risultava scollata, si riteneva senza dubbio di trovarsi di fronte a un nachzehrer.
Un temibile untore che doveva essere neutralizzato perché non propagasse ulteriormente l’epidemia.
A Venezia, per farlo, si escogitò la soluzione del mattone in bocca. Una nuova, cruda sepoltura con un mattone conficcato con forza tra le mascelle del cadavere, in modo da lesionarle, rompere i denti e rendere così il vampiro inoffensivo.
Curiosità: