Monitoraggio, controllo, convenzioni e ampliamento dei giorni e degli orari per le visite diagnostiche
Il Consiglio dei Ministri ha varato oggi una serie di misure mirate ad abbattere i tempi delle liste d’attesa per le prestazioni sanitarie.
Il decreto approvato comprende numerosi articoli per una visione d’insieme che comporta una serie di importanti novità tra le quali, dopo vent’anni, l’abbattimento del tetto massimo di spesa cui oggi devono attenersi le regioni.
Sarà effettivo a partire dall’1 gennaio 2025, quando la spesa sanitaria sarà calcolata sull’effettivo fabbisogno.
Già da ora, comunque, per le regioni che lo richiederanno, l’attuale tetto massimo sarà aumentato del 15%.
Le misure introdotte dal decreto agiscono su molti fronti.
Monitoraggio e controllo, potenziamento e reclutamento di nuovo personale sanitario, sanzioni e premi per gli enti e le regioni che riusciranno a garantire le prestazioni in tempi accettabili, incentivi stipendiali per le specializzazioni mediche attualmente di minor appeal sono solo alcuni dei punti cardine di quella che si presenta come una riforma nel sistema medico sanitario.
Il monitoraggio
“Oggi – ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci – non esiste un sistema di monitoraggio delle liste d’attesa per prestazione e per regione. Per questo motivo è prevista la realizzazione di una piattaforma in grado di fornire dati certi su questi fronti”.
Non solo. Utile a far sì che le liste d’attesa siano ridotte sarà anche il nuovo organismo di controllo che farà capo allo stesso ministero della Salute.
Nuovo sarà anche il centro di prenotazione delle prestazioni sanitarie, che provvederà, due giorni prima della visita, a contattare i pazienti per chiedere conferma o registrare la disdetta delle visite specialistiche prenotate, che così potranno essere proposte a chi è in attesa.
Liste sempre aperte, responsabilità di Asl e regioni
Il ministro Schillaci ha sottolineato che il decreto prevede anche che le liste d’attesa non possano mai essere chiuse.
“Una cosa inaccettabile “- ha chiosato “ che non si dovrà più verificare perché le prestazioni sanitarie vanno garantite e in tempi giusti”.
A far questo, dovranno essere i direttori generali delle Asl e le regioni, che dovranno, ha sottolineato il ministro, “far rispettare i tempi certi per le prestazioni o con la possibilità dell’intramoenia o con il privato convenzionato”.
Le regioni saranno dunque tenute ad assegnare ai direttori sanitari degli obiettivi annuali che dovranno essere rispettati, pena il decurtamento dello stipendio anche del 10% o, nei casi più gravi, la sospensione dall’elenco dei direttori per un periodo di 12 mesi.
Allo stesso modo, misure sanzionatorie – o, viceversa, premiali – saranno introdotte anche per le regioni laddove si verifichino risultati non accettabili nella riduzione dei tempi d’attesa.
Le misure per arrivare a tempi d’attesa accettabili
Ovviamente regioni, Asl, ospedali e direttori sanitari dovranno esser messi nelle condizioni di poter raggiungere gli obiettivi del decreto.
Per questo, le misure introdotte prevedono innanzitutto un’attribuzione di priorità delle visite specialistiche sulla base dei sospetti diagnostici. E poi un ampliamento sia degli orari che delle giornate in cui queste possono essere effettuate. Compresi i weekend.
Per gli operatori sanitari tenuti per questo a fare degli straordinari la fiscalità, a prescindere dal reddito percepito da ciascuno, sarà ridotta al 15%.
Non basterà questo ovviamente a garantire un potenziamento dei servizi che non può prescindere dal reclutamento di nuovo personale sanitario.
Ecco perché, dal 2025, il tetto di spesa sanitaria per le regioni sarà eliminato con l’introduzione di un sistema di calcolo che si baserà sul fabbisogno effettivo.
Le parti in gioco
Ancora, è previsto un maggior coinvolgimento dei giovani medici con incarichi fino a 10 ore settimanali, anche per contrastare il fenomeno dei cosiddetti “gettonisti” e saranno effettuate nuove assunzioni a tempo determinato.
Le aziende ospedaliere potranno assumere anche “personale con contratti di lavoro autonomo” e “avvalersi di specialisti ambulatoriali interni per il recupero delle liste d’attesa”. Per questi ultimi, la tariffa oraria per la prestazione potrà essere portata a 100 euro grazie a uno stanziamento di 100 milioni di euro.
Ugualmente, è previsto un aumento del 20% della tariffa oraria del personale del sistema sanitario pubblico.
Un aiuto arriverà anche dai medici privati accreditati, la cui agenda dovrà però integrarsi a quelle di prenotazione dei Cup unici di ogni regione.
Infine, avranno un ruolo importante anche le farmacie dei servizi, che potranno garantire vaccinazioni, alcuni esami diagnostici di primo livello, gli esami del sangue e test per rilevare infezioni batteriche.
Il decreto introduce anche il rafforzamento dei servizi per la salute mentale, per il quale sono stanziati 60 milioni di euro per il triennio a venire.
Consuelo Terrin