Avete mai sentito parlare di LIS?
La sigla significa Lingua dei Segni italiana e dal 25 marzo è entrata prepotentemente nelle nostre case grazie a Chiara Sipione, l’interprete che ogni giorno traduce per i sordomuti le dirette del presidente della Regione in tema di Coronavirus.
Chiara si è laureata in LIS a Ca’ Foscari, perché è qui che si formano queste figure professionali.
Una proposta didattica unica in Italia con la quale l’Ateneo veneto si conferma eccellenza a livello accademico.
La lingua dei segni: a Venezia un progetto integrato
Non suoni ma un codice fatto di gesti, espressioni, posizione del busto, sguardi.
Questo è in estrema sintesi la LIS, la sola lingua che rende accessibile la comunicazione alle persone sorde.
Avviato in via sperimentale nel 1999, l’insegnamento di LIS è dal 2001 una specializzazione nella Laurea in Lingue e scienze del linguaggio (ora Lingue, civiltà e scienze del linguaggio) e nella Laurea magistrale in Scienze del linguaggio. Ed è proprio quest’ultimo un progetto scientifico e didattico all’avanguardia in Italia perché è caratterizzato dal fatto che, a Venezia, accanto alla Lingua dei segni si studiano anche le problematiche legate alla sordità e alla comunità sorda. Così nel piano di studi sono inseriti ad esempio poesia, teatro, cabaret, musica: il tutto in un’ottica di inclusione e integrazione grazie anche a strumenti di comunicazione innovativi.
L’interpretariato: una nuova frontiera del LIS
La Lingua dei Segni è diventata lingua di specializzazione al Campus di Treviso per il Corso di Laurea Magistrale in Interpretariato e traduzione editoriale, settoriale (ITES) e sarà abbinata all’inglese o alla spagnolo. In LIS, quindi, ci si può ora anche specializzare.
“L’alta formazione per gli interpreti di lingua dei segni è finalmente realtà – ha affermato Francesca Malaspina, Presidente nazionale dell’Associazione interpreti di lingua dei segni italiana-. La nostra professione infatti richiede solide competenze linguistiche, culturali e deontologiche e un risultato come questo ci riempie di orgoglio. Del resto, anche la risoluzione UE del 2016 su interpreti e lingue dei segni prevede una formazione accademica corrispondente alla formazione che ricevono gli interpreti di lingue vocali”.
La LISt, percorso di studi unico in Italia
Ed ecco un’altra sigla: LISt, cioè Lingua dei Segni Tattile.
L’insegnamento è stato introdotto a Ca’ Foscari nel 2011 grazie alla collaborazione con la Lega del Filo d’Oro. Si tratta del linguaggio utilizzato dalle persone non udenti che perdono la vista e dove a “parlare” sono le mani. In pratica, i sordociechi appoggiano le proprie mani sopra quelle dell’interprete e ne “ascoltano” i movimenti tattilmente.
Tradurre per una persona sordocieca è difficilissimo, servono figure professionali complesse e l’Ateneo veneto è l’unico in Italia ad aver attivato questo insegnamento che si inserisce nel percorso di laurea in Lingue, Civiltà e Scienze del linguaggio.
Come comunicano le persone sordocieche
Vi siete mai chiesti come possono comunicare le persone che non vedono e non sentono?
Il tatto è il loro senso principale ed esiste una varietà incredibile di lingue e alfabeti, tutto dipende dal grado di disabilità. Si va dall’alfabeto su palmo, al metodo Malossi, dalla lingua dei segni tattile al braille, dalla close vision fino ai touch signals.
LIS e LISt riconosciute con Legge dal Veneto
La Regione del Veneto è una delle poche in Italia ad aver riconosciuto la Lingua dei Segni e la Lingua dei Segni tattile. Lo ha fatto approvando la legge n. 11 del 23 febbraio 2018 per promuovere l’inclusione e l’integrazione sociale delle persone con disabilità uditive e sensoriale (sorde, sordocieche o con disabilità uditiva o con deficit di comunicazione e di linguaggio).
Un provvedimento che prevede l’adozione della LIS nei servizi e nelle attività pubbliche.
Per esempio l’Ulss 3 Serenissima ha in dotazione dei tablet grazie ai quali è possibile effettuare un servizio di videointerpretariato a distanza con una semplice videochiamata e dove l’interprete LIS traduce in tempo reale le richieste del paziente e le risposte dell’operatore sanitario.
La mano artificiale: il progetto di ricerca
Ca’ Foscari Venezia ha partecipato al progetto della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – in collaborazione con la NASA e l’Istituto Italiano di Tecnologia – per sviluppare una mano artificiale sensorizzata.
Lo studio ha dimostrato che la mano robotica è in grado sia di rilevare con precisione dimensioni e proprietà fisiche degli oggetti toccati, di afferrarli senza romperli o farli cadere.
Il risultato potrebbe offrire, alla popolazione sordocieca, una sorta di ‘telefono senza fili’ che permette la comunicazione a distanza.