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L’influenza australiana può raggiungere il cervello

L’influenza australiana può raggiungere il cervello

Manifestazioni neurologiche segnalate nel primo paziente italiano ricoverato al San Martino di Genova

“Se il buongiorno si vede dal mattino… non sarà una bella stagione influenzale”.
Matteo Bassetti, direttore della clinica Malattie infettive dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova, ha concluso con questa considerazione il post sui social network in cui ha annunciato il primo ricovero nella struttura ligure di un paziente contagiato dal virus H3N2, causa della cosiddetta “influenza australiana”.
“Si tratta – ha spiegato Bassetti – di un signore di 76 anni con un quadro clinico impegnativo e sintomi importanti. In particolare predomina il quadro neurologico a dimostrazione del tropismo di H3N2 per tanti organi tra cui i polmoni e il cervello”.

Il paziente non riconosceva più la moglie

A quanto emerso, il paziente presentatosi al San Martino ha riferito di non sentire il sapore dei cibi e, tra le altre manifestazioni che si sarebbero presentate, avrebbe accusato una forte confusione mentale, al punto da non riconoscere più la moglie. Ma, tra le possibili conseguenze legate agli effetti del virus sul sistema nervoso centrale, che sarebbe raggiunto da H3N2 attraverso i bulbi olfattivi, si parla anche di vertigini, convulsioni ed encefaliti.

Tra le ipotesi avanzate relativamente ai meccanismi che portano a tali sintomi una delle principali è quella secondo cui il contagio faccia scattare una risposta autoimmune eccessiva da parte dell’organismo.
Questo si traduce così nel rilascio di chitochine che, provocando forme infiammatorie, si traducono nel cervello in problemi dal punto di vista neurologico. Il consiglio è dunque sempre quello di vaccinarsi.

Gli altri sintomi dell’influenza australiana

Il primo caso di “australiana” era stato registrato nel nostro Paese l’11 ottobre a Novara, segno che il virus, sottotipo dell’influenza “A”, era già in circolo tra la popolazione.
I sintomi principali sono quelli influenzali classici: febbre superiore a 38°, problemi respiratori come tosse e naso che cola, occhi arrossati, dolori muscolari e articolari.
Il contagio aumenta poi il rischio di complicazioni, a partire dalla polmonite, di cui si stanno verificando nell’emisfero australe milioni di casi, con migliaia di ricoveri ospedalieri.

La difficoltà respiratoria e la confusione mentale sarebbe più probabile nella popolazione più anziana, mentre nei bambini, insieme alla febbre, può presentarsi anche la diarrea. E proprio i giovani rischiano di essere i più colpiti, avendo avuto meno possibilità di contatto col virus negli anni precedenti. H3N2 ha in ogni caso una elevata capacità immunoevasiva, ovvero di aggirare parte delle difese immunitarie.

Alberto Minazzi

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