I dati di luglio ufficializzati da Eurostat. Attesa per le decisioni di settembre della Bce e Fed sui possibili tagli ai tassi
I dati di inizio 2023, quando il tasso di inflazione annuale nell’area Euro era ancora al +8,6%, sono per fortuna lontani e ancor più lo è il picco del +10,6% di ottobre 2022. Dopo il progressivo calo fino al +2,4% registrato nell’Unione Europea negli scorsi mesi di marzo ed aprile, la tendenza sembra però essere cambiata.
Gli ultimi dati pubblicati da Eurostat, l’Ufficio di statistica della Ue, indicano infatti un ritorno a luglio del tasso di inflazione al +2,6%, già toccato a maggio dopo la flessione del -0,1% di giugno. E l’Italia è il Paese in cui si è registrata la crescita più marcata guardando alle principali economie dell’Eurozona.
Inflazione: l’Italia nel quadro europeo
Nel nostro Paese (dove, bisogna ricordare, il 2023 si era chiuso al +5,7% rispetto al +8,1% del 2022), il tasso di inflazione, spiega Eurostat, è passato lo scorso mese dal +0,9% al +1,6%. Va sottolineato però che, nei confronti degli altri 3 grandi Stati dell’Ue, restiamo ancora ben distanti sia da Germania e Francia (che, con una crescita rispettivamente del +0,1% e del +0,2%, sono ora al +2,6% e al +2,7%) che dalla Spagna, attestata adesso al +2,9%.
Il Paese iberico, a luglio, è stato uno dei 9 in controtendenza, con una riduzione del tasso di inflazione annuale del -0,7% rispetto al precedente +3,6%. Con 4 Paesi stabili, la maggioranza (14) dei 27 Stati membri ha invece registrato un’accelerazione nell’ultimo mese. I tassi annuali più alti sono quelli di Romania (+5,8%), Belgio (+5,4%) e Ungheria (+4,1%); quelli più bassi si sono registrati in Finlandia (+0,5%), Lettonia (+0,8%) e Danimarca (+1%).
Il contributo maggiore al tasso d’inflazione annuale dell’area-Euro, procede l’analisi di Eurostat, è arrivato dai servizi (+1,82%), seguiti da alimentari, alcolici e tabacco (+0,45%), beni industriali non energetici (+0,19%) ed energia (+0,12%). Nel 2023, il tasso medio di luglio era stato del +5,3%. Quanto all’inflazione annuale, si è passati dal +2,6% di giugno al +2,8% di luglio, ma anche in questo caso un anno prima si era al +6,1%.
Tassi: Bce verso un nuovo taglio?
L’andamento dell’inflazione sarà nelle prossime settimane solo uno dei temi al centro dell’attenzione dei tavoli della Banca Centrale Europea e della Federal Reserve statunitense, chiamate ad attese decisioni di politica monetaria. A spingere la Bce verso la possibile decisione, nella riunione del 12 settembre, di effettuare un nuovo taglio dei tassi, dopo quello annunciato a giugno, potrebbe incidere infatti soprattutto la debolezza dell’economia della zona euro.
A suggerire l’urgenza di un intervento di questo tipo sono state le considerazioni espresse dal governatore della Banca centrale finlandese e membro del Consiglio direttivo della Bce, Olli Rehn. “A mio avviso – ha dichiarato Rehn in occasione di un evento a New York – il recente aumento dei rischi di crescita negativa nell’area euro hanno rafforzato la necessità di un taglio dei tassi, a condizione che la disinflazione sia effettivamente sulla buona strada”.
Riportare la crescita dei prezzi all’obiettivo di medio termine fissato dalla Bce al 2% non sarà però facile, per Rehn. “La strada sarà probabilmente ancora accidentata, quest’anno”, ha ammesso. Anche se la preoccupazione principale, al momento, non è l’inflazione, ma un’altra: “Le cattive notizie riguardano le prospettive di crescita: non ci sono chiari segnali di ripresa del settore manifatturiero”, ha concluso il membro del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea.
Alberto Minazzi