Il “ravvedimento operoso” per regolarizzare la propria posizione con il Fisco
Una lettera dell’Agenzia delle Entrate, sia essa recapitata dal postino in forma cartacea, ma anche solo ricevuta con una e-mail di posta elettronica certificata, è sempre motivo di ansia.
In queste ore, sono numerosi i titolari di partita Iva, liberi professionisti o lavoratori autonomi, che stanno ricevendo la comunicazione del Fisco.
Ma non c’è motivo di agitarsi (anche se, in ogni caso, c’è qualcosa da pagare).
Quelle che sono state inviate negli ultimi giorni, in primo luogo, non sono truffe.
Si tratta di comunicazioni ufficiali, ma comunque sono semplici “lettere di compliance”. Ovvero inviti a regolarizzare la propria posizione, risultante in questo caso dalla dichiarazione dei redditi 2019, attraverso l’adempimento spontaneo del “ravvedimento operoso”.
Le lettere dell’Agenzia delle Entrate
Con le lettere di compliance, l’Agenzia delle Entrate comunica ai contribuenti non in regola le anomalie rinvenute nelle loro dichiarazioni dei redditi.
Sulla base del confronto tra i dati inseriti nella dichiarazione dei redditi e quelli presenti nelle banche dati dell’Agenzia, a causa di errori, omissioni o infedeltà, possono infatti essere riscontrate differenze tra il volume d’affari dichiarato e l’importo delle operazioni risultanti dalle fatture elettroniche o comunicate dai contribuenti o dai loro clienti.
Nella lettera, che precede la notifica di un avviso di accertamento vero e proprio, si invita quindi il contribuente a regolarizzare la propria posizione nei confronti del Fisco. La lettera, non essendo atto impositivo, non può essere impugnata.
Il contribuente può però, con una comunicazione all’Agenzia, inviare a integrazione della dichiarazione ulteriori elementi e documenti di cui l’Agenzia non era a conoscenza. La sede di eventuali contestazioni è invece il procedimento accertativo.
Il ravvedimento operoso
Tra i dati riportati dalla lettera di compliance risultano anche i totali delle operazioni imponibili comunicate dai clienti soggetti passivi Iva, di quelle effettuate nei confronti di consumatori finali comunicate dal contribuente stesso nonché delle operazioni imponibili relative alle fatture elettroniche inviate. L’Agenzia delle Entrate indica anche le modalità attraverso le quali il contribuente può consultare gli elementi informativi di dettaglio relativi all’anomalia riscontrata.
Chiunque ha ricevuto la comunicazione può regolarizzare gli errori o le omissioni con il ravvedimento operoso, cioè eseguendo spontaneamente il pagamento (con moduli F24 o F23) dell’imposta dovuta, degli interessi (calcolati al tasso legale annuo dal giorno in cui il versamento avrebbe dovuto essere effettuato a quello in cui viene effettivamente eseguito) e della sanzione, che risulterà ridotta in base al tempo trascorso dalla violazione.
Il beneficio varia dalla riduzione della sanzione a 1/10 di quella ordinaria se il pagamento avviene entro 30 giorni dalla scadenza del tributo, fino a 1/5 del minimo se la regolarizzazione avviene dopo la contestazione della violazione.
Il tasso degli interessi di mora vigente dal 1° gennaio 2022 è invece dell’1,25%.
Alberto Minazzi