Arriva vicina, preceduta dal suo ronzio. Quando meno ce ne accorgiamo, si appoggia leggera sulla nostra pelle ed è fatta. Inizia il prurito da puntura di zanzara. Sempre fastidioso ma oggi, nell’estate del Coronavirus, ancor di più, perché il timore che gli insetti possano trasmettere la malattia è sempre in agguato. La scienza, però, ci dice che questo rischio è escluso.
Lo studio dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie
L’annuncio della prossima pubblicazione dello studio sul rapporto tra zanzare e coronavirus è stato dato dalla direttrice dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, Antonia Ricci, e poi confermato con un comunicato ufficiale dall’Istituto Superiore della Sanità.
Sono stati infatti i due enti, con un protocollo condiviso, ad effettuare lo studio, programmato più di un mese fa.
“Prima di passare alle prove di infezione – spiega Fabrizio Montarsi, biologo del laboratorio di Parassitologia dell’Izs delle Venezie – abbiamo dovuto allevare le zanzare in numero adeguato e preparare il virus in una concentrazione ideale per somministrarlo alle zanzare stesse”.
Il sangue infetto è stato quindi somministrato agli insetti con alimentatori esclusivamente artificiali, senza ricorrere ad altri animali cavia infettati in laboratorio.
Gli esperimenti, durati un paio di settimane e svolti in condizioni di assoluta sicurezza, sono stati effettuati, applicando la stessa metodologia, in parallelo a Legnaro e all’Iss.
I risultati sono stati poi confrontati, scambiando i relativi campioni per un’analisi incrociata, in grado di portare a un dato scientifico robusto.
I risultati sulle zanzare
“I risultati – riprende Montarsi – sono abbastanza chiari. Il fatto che le zanzare non fossero in grado di trasmettere il Covid-19 era una cosa che già si ipotizzava da più parti. Questo perché non si è mai avuta alcuna evidenza scientifica che le zanzare potessero trasmettere un virus respiratorio, come i vari coronavirus. La semplice probabilità, però, non poteva bastare. E abbiamo quindi verificato la teoria in maniera sperimentale, per dare una risposta con la certezza di uno studio specifico alla domanda di partenza. Cioè: arriva il caldo e con esso le zanzare, che succhiano il sangue: può essere questa una fonte di rischio ulteriore per la diffusione del virus?”.
Ma perché le zanzare non sono veicoli di infezione del coronavirus? “I virus – ricorda il biologo – sono organismi che si adattano in diverse modalità di trasmissione. E i coronavirus, compreso il Covid-19, si è adattato alla trasmissione via aerosol, colpendo le vie respiratorie. Altri virus, invece, si sono adattati in maniera diversa, per essere cioè trasmessi attraverso vettore, usando ovvero l’animale/artropode come mezzo di trasmissione. Il coronavirus, dunque, non ha avuto motivo di cercare altre vie alternative all’aerosol”.
Tranquilli anche con zecche e pulci
Anche la scelta di testare la trasmissibilità del coronavirus attraverso le zanzare piuttosto che con altri insetti è frutto di una ben precisa scelta.
“Tra gli insetti che succhiano il sangue – illustra Montarsi – la zanzara è diffusa in gran numero di esemplari, anche nelle città. Per di più vola, per cui è l’insetto che ha più probabilità di pungere più persone. Di conseguenza, è decisamente il modello più interessante per il nostro studio”.
Ma possiamo stare tranquilli, allora, anche con zecche e pulci?
“I risultati ottenuti sulla zanzara – conclude lo studioso dell’Izs delle Venezie – e quelli eventuali su altri insetti sono faccende diverse. Ma possiamo tranquillizzare: è assai improbabile che uno di questi altri insetti faccia un “pasto” di sangue su un umano e poi ne punga un altro. Le pulci, ad esempio, preferiscono altri animali e pungono l’uomo solo accidentalmente. Le zecche, poi, vivono solo nei boschi: anche se pungono un uomo, come farebbero a pungerne un altro, in zone così poco frequentate?”.