Il Ministero dell’Economia sta definendo la lista: dal Superbollo alle tasse scolastiche, potrebbero essere una ventina, tra statali, regionali e comunali, le imposte da tagliare
C’è il cosiddetto “Superbollo”, ovvero la tassa sulle auto con una potenza che supera i 185 kilowatt, i cui proprietari devono pagare 20 euro per ogni kw oltre il limite.
Ma anche la tassa sugli intrattenimenti, più conosciuta come “imposta sui biliardini”. Ovvero i 40,80 euro annui che i pubblici esercenti devono versare, evitando così pesanti multe, per poter mettere a disposizione dei clienti giochi che non mettono in palio nessuna vincita.
Sono alcune delle tasse, poco produttive per le casse pubbliche, che il Governo potrebbe ora cancellare attraverso la delega fiscale attualmente in fase di discussione alla Camera dei Deputati.
Un taglio da 152 milioni
Il Ministero dell’Economia sta valutando quali possono essere i balzelli a cui rinunciare, inserendoli nella delega attraverso un emendamento o facendoli rientrare nell’elenco dei micro-tributi che la delega stessa si propone di eliminare, come ha spiegato a “Il Messaggero” il deputato di Fratelli d’Italia Andrea De Bertoldi.
L’Agenzia delle Entrate, intanto, ha quantificato in 152 milioni di euro la perdita per l’erario che deriverebbe dal taglio di 11 tasse. A queste, potrebbero aggiungersi 7 tasse regionali e 3 imposte comunali, che oggi consentono rispettivamente entrate per 91 e 10 milioni di euro l’anno.
Rinunciarvi, sottolinea l’Agenzia, avrebbe un impatto “ampiamente sostenibile” per le finanze pubbliche, anche perché ne deriverebbe dall’altro lato una notevole semplificazione delle procedure burocratiche e uno snellimento del fisco.
Le tasse sotto osservazione
L’iter parlamentare potrebbe concludersi con l’approvazione della riforma prima dell’inizio dell’estate, consentendo così di passare alla fase attuativa. Nel frattempo, oltre a quelli già citati, sono sotto la lente di ingrandimento diversi tributi introdotti in passato con l’idea di “fare cassa”, dovendo però poi fare i conti con una realtà ben diversa.
L’esempio classico è quello della tassa sugli yacht, già abolita da tempo, che ebbe il solo effetto di far traslocare le imbarcazioni in strutture estere, traducendosi in un danno più che in un beneficio.
Ma anche la tassa sulle lauree e sugli esami universitari porta un introito di appena un milione l’anno. Poco più, 44 milioni, è l’incasso della tassa sul rilascio dei diplomi che, restando in ambito scolastico, potrebbe sparire insieme a quelle sul pubblico insegnamento, sull’iscrizione a scuola, per gli esami di idoneità e maturità.
Ancora, la maggiorazione della tassa rifiuti, la tassa regionale di abilitazione all’esercizio professionale, l’addizionale regionale sui canoni per le utenze di acque pubbliche, i diritti di licenza sulle accise. E l’imposta erariale sui voli privati e sui passeggeri di aerotaxi, l’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aerei civili e la tassa sulle emissioni di anidride solforosa e ossidi di azoto.
Alberto Minazzi