Le Regioni chiederanno, in sede di Conferenza Stato-Regioni, che anche l’Italia adotti le linee guida dell’Ecdc nella definizione di “caso” Covid.
Lo ha reso noto il presidente del Veneto, Luca Zaia, precisando di aver già posto la questione.
“Sarebbe – ha spiegato – una scelta in linea con le decisioni europee e, applicandola con attenzione, potrebbe essere la chiave di volta che cambierebbe la storia del Covid, perché ci permetterebbe di dare risposte ai cittadini, ad esempio riguardo ai tamponi. Perché porterebbe a ritarare il piano di sanità pubblica, cambiando le scelte su chi tamponare, chi monitorare e chi contattare”.
La definizione di “caso Covid” dell’Ecdc
Nelle sue linee guida, l’Ecdc ha modificato la definizione di “caso” Covid, basandola su 2 criteri.
Il primo è la presenza di una malattia respiratoria acuta o di sintomi similinfluenzali.
Il secondo è un tampone positivo, sia esso antigenico o molecolare.
“Secondo queste linee guida – ha commentato Zaia – un paziente positivo senza sintomi e chi ha sintomi ma non è positivo non è un caso. La questione è al centro di un grande dibattito internazionale. Gli Spagnoli? Secondo me hanno semplicemente letto le linee guida. Un altro aspetto da tenere in considerazione è quello di chi risulta positivo, asintomatico, quando si presenta in ospedale per altri motivi, come una partoriente. Noi chiediamo che questa quota di pazienti, non vastissima, venga depennata dalle statistiche, perché pesa per il cambio di area”.
Il Veneto ancora giallo
Riguardo a questo aspetto, in vista della cabina di regia di domani, Zaia ha assicurato: “Non saremo arancioni”. L’occupazione in area medica è infatti ancora al 25%, rispetto alla soglia del 30%, anche se l’Rt è a 1,34, l’occupazione in terapia intensiva ha raggiunto il limite del 20% e soprattutto l’incidenza è a 2.238,8 ogni 100 mila abitanti.
“A tenerci in giallo – commenta il presidente – è l’area non critica, anche se, continuando con questo trend, potrebbe bastare una settimana per sforare il 30%. Io spero che questo passaggio in arancione non avvenga, anche perché c’è anche la possibilità che l’occupazione delle rianimazioni scenda al di sotto del 20%. Ma è comunque giusto fotografare la situazione”.
Intanto, il sequenziamento random dei campioni positivi ha rilevato la percentuale di diffusione di Omicron al 65,9%. Il prossimo campionamento, in merito, è fissato per il 17 gennaio.
Bambini e scuole
La vaccinazione dei più giovani, a fronte di una media regionale ora all’88,4%, è intanto all’85% nella fascia 12-19 anni e al 25,5% tra i 5 e gli 11 anni.
A tal proposito, Zaia ha annunciato un open day anche per sabato e domenica prossimi, quando tutti i più piccoli, accompagnati dai genitori, potranno recarsi in tutti i punti vaccinali della regione, anche senza prenotazione e, soprattutto, anche fuori della provincia di residenza.
Il presidente del Veneto è invece sostanzialmente contrario alla vaccinazione in classe. “Andare con un camper, con almeno due operatori e uno spazio a disposizione, mi sembra uno spreco di risorse. Senza dimenticare che, in ogni caso, servirebbe la presenza dei genitori a scuola”. Intanto, le classi in quarantena sono 254 su 1.039, con circa 20.700 alunni coinvolti.
Booster e terapie intensive
Restando in tema di vaccinazione, le dosi booster somministrate sono arrivate a 2 milioni e 167 mila. Un dato che Zaia collega anche ai ricoveri in terapia intensiva (che, nel bollettino quotidiano, sono 206, con un decremento di 4 unità, rispetto a 1.808 ricoverati totali, +32).
“In soli 13 giorni di gennaio, si è registrato un incremento di ricoverati in rianimazione del 41% tra i non vaccinati, che ora sono l’80%, mentre i vaccinati sono diminuiti dell’8%” sottolinea.
Alberto Minazzi