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Le piastrine, messaggere tra cervello e corpo

Le piastrine, messaggere tra cervello e corpo

Uno studio coordinato dalla Sapienza rivela come le piastrine influenzino la memoria e le risposte di paura

Insieme al plasma, i principali componenti del sangue, rappresentandone il 45% del totale, sono globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. E ognuno di questi elementi cellulari ha una specifica funzione.
Le piastrine, per esempio, svolgono un ruolo cardine all’interno del sistema immunitario, a partire dai processi di coagulazione e di emostasi.
Recenti ricerche hanno però dimostrato che questi piccoli frammenti di cellule sono chiamati ad assolvere anche ad altre importanti funzioni. E i risultati, pubblicati sulla rivista Cell Reports, ai quali è giunto un nuovo studio coordinato dalla Sapienza di Roma per approfondire come le piastrine agiscano nella modulazione delle interazioni neurologiche, hanno dato risposta positiva alla domanda se questi corpuscoli influenzino in qualche misura il comportamento.

Il ruolo delle piastrine nella comunicazione cervello-corpo

Il lavoro, coordinato da Cristina Limatola del Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia della Sapienza, ha identificato i fattori derivati dalle piastrine come un elemento-chiave della comunicazione cervello-corpo nell’omeostasi.
Sarebbero infatti in grado di attivare meccanismi che condizionano l’apprendimento e la memoria della paura e le risposte neuro immunitarie. Una funzione che deriva dall’accumulo, nelle piastrine, dei gran parte della serotonina prodotta dal nostro corpo, soprattutto dal sistema nervoso e dall’apparato gastrointestinale.
Un neurotrasmettitore di cui sono ben conosciute le proprietà di regolazione dell’umore, l’influenza su alcune funzioni biologiche come il sonno e l’appetito e l’effetto nei processi di apprendimento e di memorizzazione.

Serotonina e piastrine, memoria e paura

I ricercatori, lavorando sui topi, hanno provato a vedere gli effetti legati alla riduzione o all’alterazione del numero delle piastrine. Ed è emerso come, in tal modo, si riducesse anche la quantità di serotonina presente nel cervello, con effetti su comportamenti legati alla paura.
Al riguardo, lo studio ricorda che, in genere, il cervello tende a modulare il comportamento in base alle esperienze pregresse.
Di conseguenza, quando si presentano nuovi stimoli, ben diversi da quelli percepiti come pericolosi, non vengono indotti comportamenti dettati alla paura. Una reazione che si spiega con l’attivazione nell’ippocampo, area del cervello che controlla la memoria, di neuroni inibitori, che rallentano il processo di memorizzazione. E la minor presenza di serotonina nel cervello è in grado di bloccare l’attività di questi neuroni.

piastrine

Con meno serotonina, più paura in situazioni innocue

In questa condizione ormonale alterata, si altera dunque anche la formazione della memoria e insorgono risposte di paura anche in presenza di stimoli innocui. È stato così dimostrato, attraverso diverse linee di prova, che le molecole legate dalle piastrine giocano un ruolo fondamentale, in condizioni patologiche, riguardo ai segnali inviati dal cervello al corpo, attraverso il controllo della neurotrasmissione inibitoria e della plasticità dell’ippocampo. Tecnicamente, riassume lo studio, “le piastrine sintonizzano l’attività neuronale della parvalbumina e il potenziamento a lungo termine nell’ippocampo”. Da qui il titolo dello studio (“Le piastrine sintonizzano la memoria di paura nei topi”). E la conclusione che “interferire con il numero o l’attivazione delle piastrine riduce la serotonina dell’ippocampo e modula l’apprendimento della paura e la memoria nei topi”.

Le cellule “natural killer”

Questo effetto, prosegue lo studio, “viene invertito dalla sostituzione della serotonina con il precursore della serotonina”.
Ma c’è un altro “attore”, che partecipa a questo meccanismo, “regolando i livelli di interleuchina-13 nell’intestino, con effetti sulla produzione di serotonina da parte delle cellule enterocromaffine e sull’assorbimento da parte delle piastrine”.
Si tratta delle cellule “natural killer”, che inducono la produzione di serotonina nel tratto gastrointestinale, determinando quindi il carico trasportato dalle piastrine in tutto il corpo. A innescare il processo che modula i comportamenti di paura può dunque essere una diminuzione sia delle piastrine che delle “natural killer”. “Il nostro studio – conclude Cristina Limatola – aggiunge un nuovo elemento alla comprensione dei meccanismi con cui il cervello comunica e riceve informazioni dal corpo, definendo un nuovo meccanismo di comunicazione tra le cellule del sistema immunitario, le piastrine e l’asse intestino-cervello per il mantenimento dell’omeostasi cerebrale”.

Alberto Minazzi

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