Le illustrazioni di Alberto Cristini decorano con luoghi e personaggi della tradizione il mazzo per giocare a briscola
Spade, bastoni, coppe e denari.
La briscola non è solo un gioco: è soprattutto ricordi.
Imparare le sue figure e punti, nel salotto dei nonni, quando alle elementari si è appena imparato a far di conto. Momenti di euforia con gli amici o al bar, tra un carico di punti sbagliato o un “taglio” inaspettato che svolta la partita.
Dall’estate del 2022, le carte da briscola possono raccontare non solo piccoli aneddoti personali, ma anche una storia più grande, lunga secoli, di una terra spesso dimenticata nella nebbia e a volte bistrattata come il Polesine, grazie all’idea e alle illustrazioni di Alberto Cristini.
La nascita delle carte da briscola polesane
Cristini ha disegnato le immagini dei suoi libri (“per ragazzi ma anche per adulti, che parlano di cose di tutti i giorni e di valori universali come l’amicizia e la famiglia”) e delle sue carte da gioco tematiche. “Kaloriamo – racconta – è un mazzo che insegna la sana alimentazione; Coloriamiamo sono delle carte dedicate ai colori, mentre Switch alle diverse lingue”. Dopo la scienza, l’arte e le lingue, il passo è stato breve: creare delle carte da briscola che raccontassero, tramite le figure, la storia del Polesine.
“I semi sono organizzati secondo un’area geografica: i bastoni sono dedicati al Basso Polesine; le coppe al Medio; le spade all’Alto Polesine; i denari sono un omaggio al centro città rodigino e al ducato della Repubblica della Serenissima – spiega Alberto Cristini. – Il tipico retro in bianco e nero delle carte raffigura invece piazza Vittorio Emanuele, la piazza principale di Rovigo”.
La scelta delle figure apposte sulle carte è stata confermata e vidimata da 4 storici, che hanno aiutato l’artista nella ricostruzione storica: Andreina Milan, Marco Chinaglia, Raffaele Peretto e Antonio Dimer Manzolli.
Le carte più iconiche della Briscola polesana
“La parte più delicata – continua Cristini – è stata associare le giuste figure ai 4 “re” del mazzo, i quali dovevano ricordare l’importanza del ruolo”. Alla fine, le 4 figure scelte sono il mitologico re altomedievale Adriano di Adria, Borso d’Este conte di Rovigo (nel Quattrocento), l’erede al trono asburgico Francesco Giuseppe d’Austria e il Doge veneziano (rispettivamente per bastoni, spade, coppe e denari).
La carta più iconica è senza dubbio l’asso di denari, che riporta la torre Donà, simbolo per eccellenza della città di Rovigo. Gli altri assi (rispettivamente di bastoni, spade e denari) riportano la tipica barca del Basso Polesine, la giostra popolare del Bergantino e gli sbandieratori di Arquà Polesine.
Queste sono solo le principali figure, ma ogni carta ha, seppur piccolo, un rimando storico alla storia polesana. Come il campanile di Lendinara, il più alto del Veneto dopo san Marco (due di spade); la villa del Palladio di Badoera (tre di coppe) o Xanto Avelli, famoso ceramista del Cinquecento i cui piatti sono esposti al museo Metropolitan di New York e a Mosca (cinque di denari).
Le carte: un gioco da riscoprire
Per chi volesse entrare in possesso di un mazzo, è sufficiente contattare l’autore stesso. Ad oggi, Alberto Cristini è impegnato nella promozione delle sue nuove carte, create anche grazie all’aiuto della Regione Veneto e della fondazione Rovigo Culturale.
Sono state presentate il 1 settembre 2022 a palazzo Celio, sede della presidenza della Provincia rodigina. “Non mi aspettavo – ammette l’autore – che ci fossero così tanti giovani interessati alla briscola e a queste nuove carte. Mentre tra i giocatori più accaniti, di una certa età, è difficile “attecchire” con delle nuove carte, dopo anni di gioco con le Trevigiane”.
Risulta in effetti difficile pensare che i ragazzi possano mollare lo smartphone in favore di un mazzo di carte; tuttavia giocare a carte è “come avere un libro tra le mani rispetto all’ebook: le sensazioni sono del tutto diverse. Mi auguro che dopo la scorpacciata di giochi elettronici si possa ritornare alle cose più semplici”.
Alberto Cristini: “Non sono Salvador Dalì”
Alberto Cristini ricorda un divertente aneddoto legato a una sua performance artistica nella Laguna di Venezia, nel 1997: “Una foto scattata mentre dipingevo nell’acqua di Venezia, riportata poi in didascalia come “Salvador Dalì mentre dipinge nel 1947’”. Ma non poteva essere Dalì: il pittore spagnolo non era mancino come lo sono io, la foto è a colori e ho un orologio al polso”.
Alberto Cristini non è Salvador Dalì, ma ha in comune l’essere poliedrico. Scultore, scrittore e pittore atipico, ha inventato la nuoto-pittura: mentre nuota, Cristini dipinge, grazie a un cavalletto acquatico che galleggia con lui sul mare. Tra le varie “Cornici d’acqua” realizzate, ha attraversato il mondo, da San Francisco fino a Singapore.
Damiano Martin