Giampietro Beltotto: “Venezia deve diventare la capitale internazionale del teatro veneto”.
La storia, come si suol dire, si ripete. Se così dopo il 1300 le corporazioni affiancavano le confraternite nell’organizzazione degli spettacoli teatrali in piazza, spesso occupandosi della costruzione e dell’arredamento delle scene, 700 anni dopo, nel 2020, il mondo dell’impresa torna a sostenere la grande produzione teatrale.
Le Camere di commercio di Venezia-Rovigo, Padova e Treviso-Belluno hanno infatti deciso di entrare a pieno titolo nella compagine sociale del Teatro Stabile del Veneto.
Un cospicuo contributo per la produzione
Diventando soci ordinari del TSV, i 3 enti camerali hanno garantito, per i prossimi 3 anni, un cospicuo finanziamento.
Si parte, per il 2020, con un’immissione di risorse di circa 150.000 euro, derivanti dai fondi camerali per la promozione dell’economia. Alla quota associativa di 30.000 euro per ogni Camera di commercio, si aggiungono infatti ulteriori finanziamenti. Venezia e Rovigo hanno già deliberato un contributo aggiuntivo di 20.000 euro e Padova di altri 30.000. Ferma restando la quota associativa, il contributo per gli anni a venire potrà quindi essere ulteriormente incrementato.
“Tutti i soldi – ha precisato il presidente del Teatro Stabile, Giampiero Beltotto – andranno in produzioni teatrali, perché dobbiamo essere capaci di produrre, incidere e migliorare quello che oggi è criticabile. Vogliamo aiutare tutti quelli che, attualmente, sono esclusi o emarginati, ma sempre continuando a scegliere i migliori”.
Se il Teatro Stabile del Veneto è una realtà di assoluto rilievo anche nel panorama nazionale, il presidente ammette che, sotto questo profilo, i margini di crescita sono però notevoli. “Dobbiamo assolutamente crescere nella nostra capacità produttiva. Questo, fino ad oggi, non è avvenuto un po’ per pigrizia, un po’ per problemi legati ai fondi. Perché i soldi non bastano mai, però non possiamo chiederli solo allo Stato. Invece, dobbiamo chiedere anche al territorio se è ambizioso. E le Camere di commercio hanno dimostrato di esserlo”.
Insieme per il rilancio
Per completare il coinvolgimento dell’intero territorio regionale, all’appello, al momento, mancano solo Vicenza e Verona. “Ma abbiamo già iniziato a intavolare discorsi anche con le realtà di quelle due province”, spiega Beltotto. L’idea di fondo, sostenuta dalla Regione, è infatti quella di creare un vero e proprio network di realtà culturali sul territorio. “Facendo rete, cartellone ed economie di scala”, ha precisato il presidente Luca Zaia, parlando del “teatro dei Veneti”.
“Possiamo dire– riprende al riguardo il presidente di TSV – che il teatro in Veneto nasce oggi. Perché, attraverso le Camere di commercio, le Città hanno incontrato il teatro, riconoscendolo come luogo giusto per far crescere l’intero sistema urbano. E capendo che, attraverso la cultura, le Città stesse si possono vendere e internazionalizzare molto meglio. Nel contempo, il teatro sfugge dal rischio di diventare un gioco solo di un’élite”.
Del resto, anche i presidenti delle Camere hanno spiegato la loro decisione basandola sulla consapevolezza che “cultura ed economia devono stare insieme e lavorare insieme”.
Un concetto tanto più valido se si considera il periodo difficile da cui stiamo uscendo. “Abbiamo sofferto moltissimo – conclude Beltotto – il fatto di non aver potuto avere il pubblico. Ma la scelta di puntare sulla rete, durante il lockdown, ci ha premiato: 1,5 milioni di accessi sono un risultato a dir poco fantascientifico”.
Il ruolo internazionale di Venezia nel teatro
L’ingresso delle Camere di commercio tra i soci del Teatro Stabile del Veneto è dunque solo un punto di partenza.
Le idee e la programmazione, del resto, non mancano. Così come il presidente del TSV ha ben chiaro il ruolo che, in un sistema teatrale sempre più diffuso e radicato sul territorio, spetta a Venezia.
“Venezia – riprende Beltotto – deve diventare la capitale internazionale del teatro veneto. Dobbiamo raccogliere la sfida lanciata dall’ex presidente della Biennale Baratta, che ha reso la cultura veneziana davvero un luogo imprescindibile per la presenza internazionale. La novità vera degli ultimi anni, che dovrà essere portata avanti anche perché non vedo altre possibili scelte alternative, è stata quella di esaltare la natura internazionale di questa città. E anche il teatro di Venezia non si può più affidare ai soli residenti. Tutto quello che è stato fatto, compreso il passaggio odierno, è dunque propedeutico a un salto di qualità”.