Sempre più strutture si stanno dotando di archivi di campioni biologici, fondamentali per la ricerca. La responsabile del “Gemelli” di Roma: “Non chiamatele frigoriferi”
Prevenzione, medicina personalizzata, cure farmacologiche.
In tutti gli ambiti: dalla mappatura genetica del rene, alla Sla, al dolore cronico, solo per citare alcuni settori in cui le biobanche hanno già consentito, anche in Italia, di raggiungere risultati significativi. E consentiranno di farlo ancor di più in futuro, con i progressi della scienza.
Perché è ormai un dato di fatto che la moderna ricerca in campo medico può trovare un fondamentale supporto in quelli che sono molto più che semplici “frigoriferi” in cui raccogliere e conservare campioni biologici, come invita a non catalogarle la direttrice della biobanca del Policlinico Gemelli di Roma, Ornella Parolini.
Una biobanca, sottolinea il Policlinico Gemelli, va vista invece come una sorta di “capsula del tempo”, in grado di proiettare verso il futuro le speranze di tanti ricercatori di poter affinare sempre più la diagnosi e migliorare i trattamenti di tante malattie.
Di strada, insomma, ne hanno compiuta parecchia, le biobanche, dalla prima raccolta di campioni di sangue effettuata nel 1948 nella cittadina statunitense di Framingham, nel Massachusetts, con l’obiettivo di stimare i rischi delle malattie cardiovascolari.
L’Italia delle biobanche
Quella del Gemelli di Roma, attiva dal 2020, è una delle maggiori biobanche di ricerca italiane, contando oggi su 37 mila campioni tra tessuti, derivati del sangue e cellule da biopsie, a disposizione della ricerca italiana e internazionale.
Ma sempre più strutture si stanno dotando di una biobanca, rinforzando il network nazionale nell’ottica nel massimo interscambio di informazioni.
Un esempio importante è quello dell’paint dove quella puramente di ricerca open source gestita da Eurac Research conserva campioni risalenti fino al 2002 ed è inserita nel consorzio europeo BBMRI-Eric, che raccoglie quasi 650 biobanche sparse in 17 Paesi, più circa altrettante in Canada e USA e circa 140 nel Regno Unito.
Anche l’Azienda Ospedale Università di Padova, a fine novembre 2023, aveva annunciato per inizio 2024 l’effettiva operatività della sua biobanca, spiegando che, non appena la struttura complessa inizierà a ricevere i contributi di tutte le unità operative, sarà destinata a diventare tra le più grandi d’Italia.
Ma l’annuncio sicuramente più significativo è stato quello, dello scorso luglio, da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, di aver firmato l’accordo per la costituzione di “Viva”, la grande biobanca di ricerca che dovrebbe essere pronta per la prima metà di quest’anno, in grado di ospitare fino a 5 milioni di campioni biologici umani, animali e ambientali.
Biobanche: l’esperienza del Gemelli
Già a giugno 2019, al Policlinico Gemelli era stata inaugurata la prima biobanca nazionale dedicata alla ricerca sulla Sla.
Una struttura in grado di contenere, in 10 contenitori per la crioconservazione a vapore d’azoto a temperature comprese tra -20°C e i -190°C, fino a 380 mila campioni biologici provenienti dai centri di ricerca.
Poi, nel 2020, sull’onda della raccolta dei campioni legati al Covid l’avvio della biobanca di ricerca per la medicina personalizzata, inserita sia nel network italiano che in quello internazionale BBMRI-ERIC, che conserva i campioni biologici in azoto liquido o congelatori.
Si tratta di una biobanca multispecialistica, che raccoglie campioni provenienti da tante specialità: ginecologia oncologica, senologia oncologica, gastroenterologia, cardiologia, malattie infettive e neurologia. “Un vero e proprio tesoro di campioni – sottolinea la direttrice Ornella Parolini – che accumuliamo per migliorare le conoscenze future inerenti a tante patologie, che verranno testati con strumenti che avremo solo in futuro”.
“La biobanca – conclude il direttore – è una raccolta di campioni e di dati associati, dei quali garantiamo la qualità in tutte le fasi. Ma, soprattutto, ci facciamo garanti di questi campioni nei confronti del paziente, che può decidere di farli eliminare in qualsiasi momento o di non accettare che vengano usati per un certo tipo di ricerca”.
La giornata nazionale delle biobanche
Dell’importanza del biobancaggio nella ricerca, con un focus particolare sulla medicina personalizzata, si è parlato proprio alla Fondazione Policlinico Gemelli, lo scorso 7 febbraio, in un evento dedicato. L’Università di Milano-Bicocca, invece, ospiterà il prossimo 5 marzo la giornata nazionale 2024 del network BBMRI.it.
Il Nodo Nazionale della Infrastruttura di Ricerca Europea delle Biobanche e delle Risorse BioMolecolari è stato fortemente voluto, a livello ministeriale, per ottimizzare il coordinamento delle biobanche, concordando criteri di gestione della qualità e armonizzando le procedure operative per la raccolta, elaborazione, conservazione e distribuzione di campioni biologici e dei dati associati.
Alberto Minazzi
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