Dalla Mostra del Cinema a un progetto di museo archeologico di Venezia, il Lazzaretto Vecchio verso il rilancio di una nuova fruibilità pubblica
di Consuelo Terrin
Lo si può visitare solo in rare occasioni. Quando ci sono le aperture straordinarie legate alle Giornate Europee del Patrimonio promosse dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali oppure, per la prima volta quest’anno, in occasione della Mostra del Cinema di Venezia, che lo ha scelto per la sua nuova sezione dedicata alle produzioni della realtà virtuale. Ma un progetto ne vuole fare un centro espositivo della storia e dell’archeologia di Venezia dotato delle più moderne tecnologie. Così che il Lazzaretto Vecchio, l’isola che si trova allo stesso tempo di fronte al Lido e al Bacino di San Marco, potrebbe diventare davvero un patrimonio usufruibile.
Ha una lunga e dolente storia, il Lazzaretto Vecchio, ma conserva anche testimonianze architettoniche e pittoriche straordinarie. In origine fu luogo di accoglienza per crociati e pellegrini di ritorno dalla Terrasanta. Si chiamava Isola di Santa Maria di Nazareth e alla Vergine era dedicata una chiesa risalente al XIII secolo. Poi, l’isola fu a lungo abbandonata, finché, nel 1423, in tempi di piena emergenza sanitaria perché si diffondeva la peste, divenne il primo ospedale pubblico voluto da uno Stato: quello della Serenissima. Era Doge, allora, Francesco Foscari e l’isola ancora manteneva il suo nome di Santa Maria di Nazareth. Fu deciso che proprio lì venissero accatastate le merci provenienti dall’Oriente e che vi trovassero ricovero sia gli appestati sia i presunti infetti. La procedura per sdoganare merci e persone durava quaranta giorni e prevedeva controlli, disinfezioni e isolamenti. Solo al termine della quarantena poteva esser consentito di oltrepassare la prima porta d’accesso della città.
Con il dilagare dei contagi, soprattutto con l’epidemia del 1630, l’emergenza fece sì che l’isola fosse dedicata agli appestati conclamati, di cui più fosse comuni hanno conservato per secoli gli scheletri, restituendone recentemente oltre un migliaio. Alcuni ancora avevano con sé qualche moneta, degli oggetti preziosi, alcuni dadi da gioco e molti crocifissi. L’isola di Nazareth nel 1600 fu ampliata e, forse per la sua vicinanza ad un’altra isola, quella di San Lazzaro, protettore dei lebbrosi e dei malati contagiosi, prese il nome di Lazzaretto. Secondo ricostruzioni storiche, comunque, già nel 1429, nel primo ospedale pubblico del mondo, c’erano ben 80 camere, per un totale di 209 posti letto.
Nel 1800, un nuovo centro sanitario fu realizzato in un’altra isola, quella di Poveglia, mentre il vecchio Lazzaretto andò lentamente verso la destituzione. L’area fu destinata a funzioni militari e vennero rase al suolo l’antica chiesa, il suo campanile e i pochi resti medievali rimasti. Nel 1960 ancora una svolta: dismessa anche la funzione militare dell’isola, il Lazzaretto fu nuovamente abbandonato, finché un gruppo di volontari ottenne il consenso di farne un canile, rimasto attivo diversi anni e poi chiuso. Dal 2013 è affidato all’Archeoclub di Venezia, che nel tempo vi ha svolto anche compiti di vigilanza e di fruizione pubblica. Ancora straordinaria.