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Sold out per il Lazzaretto Nuovo. L'ecomuseo con la litoteca che affascina

Sold out per il Lazzaretto Nuovo. L'ecomuseo con la litoteca che affascina
Lazzaretto Nuovo

Un successo al di là di ogni previsione. Sono ancora pochi i posti disponibili per partecipare alle visite guidate al Lazzaretto Nuovo, isola della laguna Nord recuperata dall’abbandono e divenuta vitale ecomuseo grazie a un progetto non-profit cui partecipano migliaia di persone e realtà di tutto il mondo.
Chiusa al pubblico durante il lockdown e poi per la manutenzione straordinaria del pontile, il Lazzareto Nuovo ha riavviato a settembre le visite guidate, registrando in breve tempo il sold out tra visitatori prenotati e gruppi.
I prossimi weekend di ottobre rappresentano quindi le uniche occasioni 2020 per poter visitare il luogo in cui la Repubblica di Venezia, mezzo millennio fa, ha messo a sistema il network di prevenzione sanitaria giunto fino ad oggi, la quarantena.

“Il Lazzaretto Nuovo è l’isola dove si è collaudato il sistema dell’isolamento preventivo sanitario che nel 1400 si chiamava contumacia, poi diventato quarantena, 40 giorni, appunto, per la durata tipica dell’isolamento cui venivano sottoposte le navi provenienti da zone colpite dalla peste nel XIV secolo, dal Levante, in particolare”, spiega Gerolamo Fazzini, presidente dell’Archeoclub sede di Venezia.

Una litoteca racconta la genesi di Venezia

All’interno del Tezon Grande, dove sono conservati i graffiti di coloro che nel Cinquecento lavoravano nell’ isola che per secoli ha ospitato i carichi provenienti dai porti del Mediterraneo, ha di recente aperto una nuova sezione espositiva, la “Litoteca”.


E’ qui che viene
raccontata la genesi di Venezia, “città di pietra, pressoché artificiale, nata su barene consolidate con palificazioni complesse e costruita con materiali venuti da lontano”, trasportati in laguna nel corso della sua storia millenaria.
“Abbiamo musealizzato e inserito nel percorso di visita la collezione Dall’Era, una delle ultime botteghe artigiane di tajiapiera, gli scalpellini, costretta a chiudere nel 2015 dopo centoventi anni di storia – spiega Fazzini – La mostra comprende materiali lapidei in lastre ed elementi finiti di varie tipologie e provenienze, usati storicamente a Venezia in genere per opere di scultura e tarsi di marmo, oggi introvabili sul mercato. Si tratta di campioni rari e didatticamente interessanti”.

Le pietre di Venezia

In particolare, la “Litoteca” del Lazzaretto Nuovo ospita frammenti di arenaria proveniente da Altino romana, pietra Aurisiana, giunta a Venezia dalle cave dell’omonimo paese vicino a Trieste, pietra d’Istria, importata dal 1200 fino alla metà del 1800, trachite euganea, una lava cavata dai colli euganei e poi diverse qualità di marmi (una trentina) di età greca, romana e bizantina giunti a Venezia con i commerci e con la conquista di Costantinopoli e poi impiegati nella costruzione della città.

litoteca Lazzaretto Nuovo

Per secoli il Lazzaretto Nuovo ha ospitato i carichi provenienti dai porti del Mediterraneo.
All’andata, le navi partivano con le stive piene di metalli, sale, legname; al rientro portavano spezie e altri materiali leggeri e venivano quindi zavorrate con elementi lapidei di età greca, romana e bizantina.

A San Marco 80 tipi diversi di marmi

Dal Duecento la pietra gotica per eccellenza è la pietra d’Istria, molto compatta e quindi perfetta per combattere l’acqua salmastra di risalita.
Dal Quattrocento, con l’espansione veneziana in terraferma, ci si rifornisce dalle montagne lombardo-venete via fiume.
“L’uso dei marmi non era mai casuale, obbediva a significati simbolici o a messaggi indiretti – aggiunge Fazzini – Nell’area di San Marco troviamo circa ottanta tipi diversi di marmi. Saperli identificare permette di fare integrazioni oltre che riconoscere i restauri effettuati nel passato. Come avvenuto, di recente, con un frammento di breccia medicea donato dall’Archeoclub di Venezia per il restauro della Scala dei Giganti di Palazzo Ducale, proveniente proprio dalla collezione Dall’Era“.

Il tesoretto dei Dall’Era

La ditta Dall’Era, attiva sin dal 1896, è stata una delle ultime botteghe artigiane di scalpellini esistenti a Venezia. A nulla sono serviti i ripetuti ricorsi all’Autorità: la ditta Dall’Era, situata nel Giardino di Pietra di Palazzo Giovannelli a Santa Fosca, e gestita dai fratelli Alberto e Giovanni Comelato, è stata costretta, nel 2015, alla chiusura e allo sloggio, dopo una lunga vertenza con i proprietari. Nel Giardino di Pietra oltre ai materiali lapidei donati ad Archeoclub, erano presenti anche pezzi di antiquariato di straordinario pregio e rara bellezza, capolavori unici, come i due leoni datati 400 d.c. creati in piena era romanica, in eccellente stato conservativo o come la Madonna con putto originale del 1400 in pietra di Brioni.

Il giardino di pietra Dall'Era
Il giardino di pietra Dall’Era

“Negli anni precedenti l’Archeoclub di Venezia aveva collaborato in varie occasioni con la ditta Dall’Era: workshop, mostre e visite guidate – spiega Fazzini – quindi i fratelli Comelato, artisti profondamente rispettosi delle antiche tecniche di scultura e desiderosi che il loro patrimonio lapideo non finisse disperso, hanno identificato nel Lazzaretto Nuovo il luogo giusto dove poter mantenere in vita la loro straordinaria collezione”.
La nuova sezione espositiva del Lazzaretto Nuovo è una delle poche litoteche aperte al pubblico a Venezia, andandosi ad affiancare, nella sua forma narrativa e antropologica, alle collezioni scientifiche di due realtà partner dell’isola: il LAMA Laboratorio Analisi Materiali Antichi dell’Università IUAV e il Museo di Storia Naturale.
All’ingresso è prevista l’elargizione di un contributo a titolo di liberalità (10 euro a persona) che sarà devoluto alle attività non profit per l’ecomuseo. Non è possibile sostare in isola oltre alla visita guidata. Informazioni e prenotazioni sul sito https://www.lazzarettonuovo.com/ .

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