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Lavoro e futuro: storie di veneziani all'estero. L'Australia di Angelo Polo

Lavoro e futuro: storie di veneziani all'estero. L'Australia di Angelo Polo
Angelo Polo head chef in Australia

Continua il viaggio di Metropolitano.it alla scoperta delle storie dei veneziani e dei veneti che hanno lasciato il nostro territorio per lavorare o studiare all’estero.
Virtualmente ci trasferiremo di volta in volta in Paesi diversi, dove incontreremo i protagonisti di tante esperienze e scelte di vita.
Secondo i dati del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, dal 2006 al 2020 la percentuale di chi se ne va dall’Italia è aumentata del 76%. Negli ultimi 15 anni, infatti, gli iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono passati da poco più di 3,1 milioni a quasi 5 milioni e mezzo.

Nel solo 2019 hanno scelto di vivere all’estero ben 131 mila Italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. 
Cosa porta le persone a lasciare il nostro Paese per vivere all’estero?
Proviamo a capirlo attraverso il racconto di chi attualmente vive fuori dall’Italia.

Angelo Polo: il cuoco che unisce la tradizione italiana ai piatti australiani

Sono moltissimi gli italiani che dopo la formazione scolastica e universitaria cercano fortuna all’estero.
Una delle figure lavorative più apprezzate è sicuramente quella del cuoco o dell’addetto alla ristorazione tout court. E, più lontano si va, più alta è la voglia del “made in Italy” a tavola.
L’avventura però non scatta solo dall’idea di esportare tradizioni secolari ma anche di scoprire qualcosa di nuovo con cui  mischiare la propria arte culinaria dando il via a qualcosa di straordinario.
E’ ciò che cerca di fare ogni giorno Angelo Polo.
Trentenne di Liettoli di Campolongo Maggiore, Angelo vive in Australia da sei anni ed è “head chef” in un ristorante a Sydney. Il suo viaggio in Oceania è iniziato però prima, con tappa in Nuova Zelanda.

Dalla curiosità all’integrazione fino alla voglia di restare per sempre

“Sono partito per curiosità, sospinto da molte storie raccontate da amici e colleghi che vivevano fuori. La mia prima meta è stata la Nuova Zelanda – ricorda Angelo -. Ho trovato un lavoro online e sono partito subito. Una terra di cui mi sono innamorato. Una volta scaduto il visto di un anno non volevo tornare subito e quindi mi sono trasferito in Australia, a Sydney. Sono passati sei anni e vivo ancora qui. Mi sono integrato bene. Sinceramente mi fa venire voglia di restarci per molto tempo, magari per sempre”.

Sydney Australia
Sydney, Australia

La terza ondata migratoria verso l’Australia

Sydney, città cosmopolita e innovativa, è la più importante del continente australiano. Lì si mischiano culture e modi di vita differenti. L’Australia, uno dei pilastri dell’Impero britannico, colonizzata inizialmente dai galeotti delle carceri inglesi, ha vissuto due grandi ondate migratorie dall’Italia e dall’Europa tra Ottocento e seconda parte del Novecento.  A quanto pare ne è in corso una terza, considerato il gran numero di connazionali che vi si trasferiscono.

 

“L’unica difficoltà, all’inizio, è stata trovare casa: ci ho impiegato un mese -racconta Angelo -Ma per il resto è stato tutto facile: accedere alla previdenza, all’assicurazione medica e aprire il tax number – una sorta di istituto per cui il datore di lavoro versa rimborsi, tasse, tredicesime e altre agevolazioni – è stato immediato. La lingua non è mai stato un ostacolo. Certo, il mio accento e il mio modo di vestire facevano capire le mie origini, ma gli australiani sono abituati a questo e sono assolutamente comprensivi. Dal punto di vista personale e professionale, è difficile continuare a tenere uno stile di vita italiano. Il multiculturalismo porta ad abbandonare l’idea dei piatti tipici, non esiste la “ricetta segreta della nonna”.

Una cucina multiculturale

Fantasia libera per gli chef, quindi. Ma con quali ingredienti e quali gusti devono trovare delle mediazioni?
“La dieta dell’australiano medio prevede pizza, sushi, fish and chips, pollo tandoori e pad thai – spiega Angelo – Ci sono numerosi ristoranti italiani e molti sono i locali che conservano la tradizione, soprattutto campani e sardi. Io mi sono adattato e, tenendo fede alla mia passione, ho aggiunto ricette e punti di vista interessanti mischiandoli con nuovi prodotti e idee fusion. Un punto a favore per la mia crescita”.

piatto italo australiano Angelo Polo
Ravioli neri di carbone con quaglia e spuma di formaggio caprino @ Angelo Polo

Una vita senza stress tra mare e sole

La differenza Italia-Australia si sposta dalla tavola al modo di vivere di ogni giorno.
“Viviamo in una società in linea di massima più rilassata e tranquilla rispetto all’Italia, tutto viene fatto con calma e senza stress. La vita viene affrontata senza preoccupazioni – sottolinea Angelo -E’ superato anche il concetto in ogni ambito de “la mia maniera è migliore della tua”. Questo porta tutti a migliorarsi e realizzare le cose al meglio”.
Se poi vivi con al mare e con il sole, le cose diventano molto più facili.

la spiaggia australiana
la spiaggia australiana

“L’australiano medio imposta la sua vita a seconda della luce del giorno. Colazione fuori casa, poi a lavoro fino alle 16 circa. Nel pomeriggio, in spiaggia e ovunque si respiri sport: le palestre sono aperte 24 ore al giorno e ovunque si trovano attrezzi per allenarsi. Dopo il lavoro, poi,  i pub iniziano a riempirsi di impiegati e operai. Cocktail e birra a fiumi – sorride – Ecco: dell’Italia mi mancano un po’ lo spritz e la cultura dell’happy hour”

Pandemia: disciplina nell’osservare le restrizioni, gestione serena

La spensieratezza australiana nell’affrontare la vita si traduce anche nella guerra alla pandemia. Fermo restando lo stato di agitazione iniziale comune a tutto il mondo, la situazione è stata gestita con calma. “E soprattutto con intelligenza – precisa l’head chef Polo – Le restrizioni del governo sono state osservate senza obiezioni, tutti portavano la mascherina e osservavano il distanziamento sociale. La crisi non è ancora definitivamente risolta ma per settimane non si sono registrati casi. Durante la prima ondata è stato chiuso quasi tutto tranne alcune eccezioni. La perfezione non esiste da nessuna parte, nelle prime settimane c’è stato qualche momento di panico. Nei supermercati mancava soprattutto la carta igienica, assurdo ma è così”.

Il sostegno concreto del Governo

Quello che colpisce, oltre alla disciplina, è la rapidità nelle risposte da parte del governo.
“Nessuno è stato lasciato indietro, né i cittadini né quelli come me con il visto. Lo Stato ha aiutato con efficacia e anche se con delle distinzioni, tutte le categorie hanno avuto ricevuto sostegno – rileva -Chi non aveva i requisiti per una sovvenzione aveva diritto a richiedere una parte di pensione anticipata senza pagare tasse o iva. Gli affitti sono stati abbassati, i mutui congelati”.
E per chi restava senza un’occupazione o qualcosa da fare in lockdown?
“Sono stati offerti corsi universitari gratuiti. Io stesso ne ho fatto uno e dopo parecchi esami online ho conseguito finalmente un titolo di studio da manager al fine di gestire il personale e le dinamiche tra colleghi sul posto di lavoro”.

Lavoro: si cercano addetti alla ristorazione

Il risvolto della pandemia, negativo per l’Australia ma positivo per chi volesse organizzare un’esperienza di lavoro all’estero, è che mancano addetti.
“Molte persone che si trovavano in questo paese con un visto hanno preferito rimpatriare, in tantissimi hanno lasciato l’Australia. Ora il problema è che non c’è personale a sufficienza, qualsiasi datore di lavoro o manager ha seri problemi a trovare dipendenti. Io sono head chef e per me trovare cuochi da mettere in ristorante è un’agonia, per ogni annuncio ci sono pochi candidati e quando li contatto di solito hanno già trovato. C’è troppo lavoro per poche persone”.

 

 

 

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