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L'algoritmo di Facebook colpisce ancora : è la volta della Fontana delle Tette

L'algoritmo di Facebook colpisce ancora : è la volta della Fontana delle Tette

Censurata la pubblicità di un’osteria trevigiana. Di mira i nudi rinascimentali e i termini che non rientrano nel “politicamente corretto”. La cantonata

Torna la questione censura sui social del gruppo Meta Facebook e Instagram.
Questa volta è stata presa di mira la Fontana delle Tette, uno dei simboli di Treviso.
La città, per meglio dire alcune opere che si trovano sul suo territorio, non sono nuove al mirino dell’algoritmo.
Che ha bollato come pornografia opere di Canova dell’omonima Fondazione a Possagno (TV). Sotto i riflettori in particolare erano i capolavori universali “Adone e Venere” e “Amore e Psiche” . Come già successo anche ad opere dei Musei di Vienna.

canova
Amore e Psiche

Le censure di Facebook

La cronaca degli ultimi anni riporta che nel 2018 Facebook aveva censurato il 20% dei post promozionali dei musei d’arte fiamminghi visto che gli algoritmi del social network avevano ritenuto pornografici i nudi dipinti nei quadri di Pieter Pauk Rubens. Sempre in quell’anno era stata ritenuta sconcia anche l’immagine della Venere di Willendorf, la più celebre statuetta di donna del paleolitico.
Ora tocca alla “Fontana delle Tette” di Treviso.
L’opera è stata infatti utilizzata per un’inserzione pubblicitaria di una nota osteria della zona, che vi ha posizionato davanti due bottiglie: una di vino bianco e una di vino rosso.
Ogni tentativo di postarla in foto è andato male. “Questa immagine – dice il messaggio autogenerato con il quale è stata rifiutata un’inserzione a pagamento – non rispetta la nostra normativa perché sessualmente provocatoria o eccessivamente allusiva”. A farne le spese, l’agenzia trevigiana Ideeuropee, ideatrice di tre campagne censurate in nome del “corretto”.

La fontana dalla quale sgorgava vino

Dopo la statua di Rodin, l’algoritmo ha bloccato anche l’immagine della più nota scultura di Treviso. E dalla quale, ironia della sorte, un tempo dalle sue curve sgorgava proprio vino, bianco e nero in occasione di particolari festeggiamenti.
Viene da chiedersi se l’algoritmo censuratore sia anche astemio.
La Fontana delle Tette, Fontana dee Tete in veneto, che si trova nel cuore della città, fu costruita nel 1559 su ordine di Alvise Da Ponte, all’epoca Podestà della Repubblica di Venezia, in seguito a una grande siccità che colpì la città e la campagna circostante. Originariamente era collocata all’interno di Palazzo Pretorio.

Da allora fino al 1797, anno della caduta della Serenissima Repubblica di Venezia, a ogni nomina di un nuovo Podestà dalla fontana sgorgavano vino rosso da un seno e vino bianco dall’altro e tutti i cittadini potevano bere gratuitamente per tre giorni.
La copia della scultura originale, collocata in una teca sotto il portico di Palazzo dei Trecento, si trova nel cortile di Palazzo Zignoli, accessibile dalla galleria che collega il Calmaggiore alla piazzetta della Torre e alla calle del Podestà.

Altri blocchi nei mesi scorsi

Sempre a Treviso nei mesi scorsi dall’algoritmo di Meta erano stati bloccati anche i post della concessionaria Negro in cui addirittura si arrivava a censurare un cognome in Veneto molto diffuso: Negro.
 A rendere noti gli accaduti è Piergiorgio Paladin, fondatore della società di comunicazione Ideeuropee della quale sono state bloccate le campagne pubblicitarie. «Meta non tollera le nudità rinascimentali – ha detto Paladin – e questa volta è toccato al monumento simbolo per eccellenza del capoluogo della Marca, vittima incolpevole del dilagante fenomeno del “politicamente corretto”.

Silvia Bolognini

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