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L’acqua eccezionale: uno spettacolo per i turisti, un’amara consuetudine per i veneziani

L’acqua eccezionale: uno spettacolo per i turisti, un’amara consuetudine per i veneziani

C’è chi ha preferito sfidare la quarta acqua più alta della serie storica per andare a comperarsi una pizza e portarsela nel negozio allagato. A piedi nudi: tanto acqua dentro e acqua fuori non faceva alcuna differenza. E c’è chi ha trascorso le ore del picco di marea accomodato nelle confortevoli poltroncine dell’Harry’s Bar, rigorosamente “open for business”.

Calle Larga XXII Marzo PH© Agostino Buda
Harry’s bar – Calle Vallaresso PH© Agostino Buda

Ma ieri Venezia ha certamente vissuto una delle sue giornate più difficili. Alle 13 c’erano ancora foresti (i commercianti veneziani erano da tempo mobilitati per mettere al sicuro la merce nei negozi) che se la spassavano con i piedi a mollo nei bar della movida cittadina. Poi è arrivata anche la pioggia e sembrava che ai turisti che non mollavano la presa sulla città, desse più fastidio l’acqua dall’alto che quella che invadeva calli e campielli confondendo le vie d’acqua dalle vie pedonali in un magico, eppure insidioso, ordito.

Turisti in Campo Santa Margherita PH© Agostino Buda
Turisti in Campo Santa Margherita PH© Agostino Buda
Campo Santa Margherita PH© Agostino Buda
Campo Santa Margherita PH© Agostino Buda
Turisti in Campo San Rocco PH© Agostino Buda
Turisti in Campo San Rocco PH© Agostino Buda
Calle della Toletta PH© Agostino Buda
Calle della Toletta PH© Agostino Buda
Calle Larga XXII Marzo PH© Agostino Buda
Calle Larga XXII Marzo PH© Agostino Buda
Campo Santa Margherita PH© Agostino Buda
Campo Santa Margherita PH© Agostino Buda

Un veneziano se ne stava rassegnato al balcone di casa al secondo piano: “Cosa volete, almeno io sto all’asciutto è il mio magazzino che è andato sotto e aspetto che cambi il vento”. Irriducibili “visitor” con le valigie in testa: bagnamoci piedi, caviglie, gambe (a seconda dell’ora) ma i souvenir collezionati nei giorni di vacanza quelli no. Forse la vera differenza con il 4 novembre 1966, ieri è stata proprio questa. La città era un brulicare di persone, macchine fotografiche, smartphone, videocamere pronte a immortalare immagini “unbelievable” (come continuava ad esclamare una coppia di inglesi a spasso vicino San Marco).

Rio San Trovaso fronte Liceo Marco Polo PH© Agostino Buda
Rio San Trovaso fronte Liceo Marco Polo PH© Agostino Buda
Campo Santa Maria del Giglio PH© Agostino Buda
Campo Santa Maria del Giglio PH© Agostino Buda
Campo Santa Margherita PH© Agostino Buda
Campo Santa Margherita PH© Agostino Buda
Campo San Stin PH© Agostino Buda
Campo San Stin PH© Agostino Buda
Interno Chiesa di San Polo PH© Agostino Buda
Interno Chiesa di San Polo PH© Agostino Buda

Per i veneziani la storia è un po’ diversa, e la sera quando poco prima delle 19 un vento teso ha di nuovo portato il suono lacerante delle sirene a livello 4, mentre agli angoli delle calli si accumulavano i resti di una giornata da raccontare per sempre, ai piano terra e nei negozi ripartiva il braccio di ferro con una nuova “acqua granda” e una beffarda pubblicità di orologi sembrava ricordare che l’acqua resta il destino della Serenissima.

Foto e testo di Agostino Buda

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