- Il Kendo deriva dalle antiche arti marziali dei samurai giapponesi, un addestramento che coinvolge il corpo, ma anche la mente, la volontà, la concentrazione.
Un percorso di crescita e di miglioramento infinito, in cui non si raggiunge mai il traguardo finale. Certo, se il traguardo non lo ha tagliato, il maestro, sensei in giapponese, Shigenori Mizuta quel traguardo lo vede parecchio da vicino, visto che si tratta di un 8º Dan Hanshi, ovvero il livello più alto che si possa raggiungere in questa arte marziale, uno dei membri del board che ne decide le regole a livello mondiale.
A lui quasi trent’anni fa il maestro veneziano Ermanno Ceriello ha deciso di dedicare la scuola, il dojo, di Venezia, che attualmente ha sede presso la scuola elementare C. Battisti di via Cappuccina a Mestre.
Lo scorso anno Ceriello e altri tre membri del dojo sono stati ospiti a Tokyo di Mizuta che da poco ha trascorso un’intera settimana in laguna per offrire i suoi preziosi insegnamenti ai praticanti del “suo” dojo.
“Questo viaggio mi ha ricordato quello che ho compiuto 27 anni fa quando sono venuto a Venezia per la prima volta”, spiega Shigenori Mizuta. “Era il mio primo viaggio in assoluto al di fuori dei confini del Giappone. Quella volta rimasi profondamente impressionato dalle radicate tradizioni e dalla cultura veneziana. Questa scoperta ha influito molto sul mio Kendo. Oggi ricordo le sensazioni che ho provato ventisette anni fa a Venezia e che furono molto significative per la mia vita”.
Come si è sentito quando ha saputo che il Maestro Ceriello aveva deciso di dedicare a lei la “scuola” veneziana? “Ad essere franco ne sono rimasto contento e onorato. Mi ha fortemente incoraggiato a continuare il Kendo in Giappone. Spero di poter fare qualcosa di utile per le persone che praticano il Kendo a Venezia. Qui ho trovato un’atmosfera di famiglia, i membri del Mizuta Venice Kendo Dojo sono buoni amici e vi è un rispetto reciproco tra loro e ciascun membro contribuisce al buon clima che si respira all’interno del dojo”.
Ma qual è la differenza tra la pratica del Kendo in Giappone e nel resto del mondo e in particolar modo in Italia?
“Innanzitutto in Giappone in molti cominciano a praticare la disciplina sin dall’infanzia, mentre questo non accade nel resto del mondo. Un’altra differenza è che noi crediamo che le tecniche di base, i fondamentali, siano la cosa più importante. Impariamo per prima cosa i movimenti di base in modo corretto e continuiamo a lavorarci. Il resto del mondo, e quindi anche in Italia, sembra non concordare su questa visione. Il mio suggerimento agli studenti del dojo veneziano è proprio quello di investire più tempo sui fondamentali e facendo ciò, ne sono sicuro, presto noteranno grandi miglioramenti nel loro modo di praticare il Kendo”.
Anche se naturalmente non è facile, come si potrebbe spiegare il Kendo in poche parole e perché qualcuno dovrebbe avvicinarsi a questa disciplina?
“Il Kendo è la via, che da noi in Oriente viene indicata con il termine “do”, che deriva dal BushiDo, una delle culture tradizionali giapponesi praticate dai tempi più antichi. Il fine del Kendo è disciplinare il carattere attraverso i principi della Katana, ovvero la spada giapponese. Io dal Kendo ho ricevuto moltissimo, dal modo di muovermi alla cortesia, alla mentalità di rispetto per le altre persone. Chiunque può avvicinarsi al Kendo e cominciare a praticarlo, non per vincere sugli altri, ma per apprendere insegnamenti necessari e meravigliosi per vivere una vita lunga e completa, per migliorare noi stessi e il nostro carattere per mezzo della spada. La via della spada dunque”.