L’esposizione è visitabile fino al 27 aprile nella Galleria Sordi di Piazza Colonna, a Roma
Lo sappiamo da film e serie tv: quando è interpellata la Scientifica, la questione è seria e le indagini richiedono particolare attenzione. Così sulla scena del crimine vediamo personale nella tuta che lo identifica, con particolare strumentazione per svolgere i dovuti accertamenti. Dalla finzione alla realtà, di lavoro questo corpo di Polizia ne ha fatto parecchio: ben 120 anni di storia, di indagini, di sviluppi. In occasione del suo 173esimo anniversario, la Polizia di Stato ha inaugurato a Roma, alla Galleria Sordi di Piazza Colonna, la mostra “La verità nelle tracce” che si può visitare fino al 27 aprile dalle 8 alle 20, gratuitamente.
Dalle origini ai giorni nostri
Il percorso espositivo si articola in sette ambienti, ognuno caratterizzato da un colore e una specifica disciplina e offre la possibilità di leggere, comprendere e ascoltare una storia lunga 120 anni che riporta indietro nel tempo. Si parte dal 1903 quando fu istituita la prima scuola di polizia scientifica ad opera del medico legale Salvatore Ottolenghi, per arrivare ai giorni nostri in un evolversi delle tecniche, da quelle pionieristiche alle future e più evolute dell’indagine forense.
Ogni sezione della mostra approfondisce una specifica tematica dall’impronta digitale alle riprese video in ordine pubblico, dalla scena del crimine all’analisi delle tracce, fino alla ricostruzione in 3D svelando i principi scientifici e i metodi di lavoro che stanno dietro le molteplici competenze affidate a questo comparto specialistico della Polizia di Stato. Ad arricchire il viaggio vi è il racconto di eventi di cronaca, con le testimonianze esclusive di chi ha operato sulla scena e chi ha svolto le indagini forensi, a cominciare dalla strage di via Palestro, l’attentato terroristico compiuto da Cosa nostra a Milano la sera del 27 luglio 1993.
L’attenzione al particolare e l’impronta digitale
La Polizia scientifica è specializzata nelle investigazioni tecniche e appunto scientifiche nei campi della chimica, biologia e della fisica oltre a essere impiegata nelle investigazioni tradizionali. Ad accompagnare il visitatore a scoprire la lunga storia nella mostra “La verità nelle tracce” è un ‘audioguida con la voce di Gianluigi Nuzzi. Il giornalista invita ad osservare, proprio come durante un sopralluogo, dal generale al particolare ogni elemento presente nell’ambiente, spaziando tra testi corredati da immagini, oggetti centrali e contenuti video. Nella sezione “Le origini” si conosce il primo sistema di fotosegnalamento, noto come le “gemelle Ellero” nato dalla necessità di introdurre un metodo scientifico nel processo penale considerata l’esigenza di identificare gli imputati, gli arrestati e i ricercati anche attraverso la descrizione fisica. Un altro elemento importante è l’impronta digitale al quale è dedicata un’altra sezione della mostra: si spiega che cos’è, quando si formano e la loro immutabilità nel tempo e si possono vedere cartellini fotodattiloscopici storici.
Altre aree tematiche
Nello spazio “Le riprese video in ordine pubblico” vengono illustrate le tecniche di ripresa e i mezzi utilizzati nel corso degli anni e sono descritti gli strumenti utilizzati per individuare i responsabili di reati in contesti di ordine pubblico e di polizia giudiziaria. Si prosegue poi con “La scena del crimine” in cui si spiega come si svolge il sopralluogo di Polizia scientifica e le procedure di qualità Iso 9001/2015 applicate sul luogo dove è stato compiuto un crimine. Inoltre su alcuni oggetti esposti si può osservare in presa diretta il concetto di latenza delle tracce ed esaltazione delle stesse.
Seguono “L’analisi delle tracce”, in ambiente di colore celeste, nel quale vendono approfondite le tematiche laboratoriali della genetica forense, l’evidenziazione delle impronte, l’analisi balistica e chimica in un tour anche virtuale; “Le altre attività d’indagine” dove viene evidenziato come l’innovazione tecnologica sia impiegata nei settori più all’avanguardia della Polizia scientifica per migliorare la risposta all’evolversi delle minacce criminali, anche grazie all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.
Il viaggio si conclude con “La ricostruzione 3D” che mostra come le nuove tecniche di acquisizione dello stato dei luoghi permettano la ricostruzione virtuale della scena del crimine e la cosiddetta “repertazione delle forme”, possibile anche per eventi tragici accaduti nel passato. In questa stanza, tre dei sei schermi presenti che descrivono le fasi tecniche e i risultati di questa attività, riportano i risultati della Scientifica nell’ambito della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro.