Le strutture ricettive veneziane crescono. E nella mappatura del Comune si disegna una nuova geolocalizzazione della città
Ogni giorno si colora di più. Pallini gialli, rossi e viola. Se ne aggiungono in media due e mezzo ogni 24 ore. A giugno erano 5380, ad inizio settembre se ne contavano già 6190. Sono le strutture ricettive del comune di Venezia: appartamenti, B&B ed alberghi. Tutti regolarmente registrati, mappano la città, terraferma e isole, contenendo ciascuno la propria scheda, perché la regolarità esige la trasparenza.
E gli irregolari? Potrebbero essere ancora molti. Nei primi tre mesi dall’apertura del portale GeoIDS (giugno-settembre 2017), sono infatti 374 le segnalazioni di abusi (o presunti tali) giunte all’Amministrazione da cittadini comuni che chiedono controlli e verifiche che sono in corso.
Avviato prima dell’estate dagli uffici al Bilancio e ai tributi del Comune di Venezia, abbiamo fatto, con l’assessore Michele Zuin, il primo punto della situazione su GeoIDS, il progetto di geolocalizzazione delle strutture ricettive.
Solo lotta all’abusivismo?
«No, non solo. Questo portale è una tutela per molti: per chi opera regolarmente, per i turisti, che possono verificare di aver prenotato una struttura esistente ed autorizzata, e per la stessa Venezia. Il fatto che queste strutture siano regolari significa che la città introita la tassa di soggiorno per le presenze effettive e, soprattutto, in tempi come questi, che queste presenze sono registrate e rese note alla Questura. È importantissimo dal punto di vista della sicurezza sapere chi c’è e chi non c’è».
Il portale è utile quindi anche alle istituzioni?
«Certo, perché, al di là delle segnalazioni, la stessa Polizia municipale e le altre istituzioni lo possono utilizzare per fare le proprie verifiche».
È attivo da soli tre mesi ma si è già registrato un incremento importante delle strutture ricettive...
«Sì, direi che i numeri sono consistenti. Certo molte di queste strutture sarebbero sorte comunque, credo però che molte siano emerse grazie all’esistenza di questo portale, che mette a nudo il mercato e le sue irregolarità. È un servizio che va ad implementare i controlli che già si fanno e si facevano, ma diventa anche una sorta di deterrente, ha la funzione di evitare che ci siano certi comportamenti scorretti. L’Amministrazione non ha mai voluto sottovalutare il problema e questo servizio risulta efficace».
Ci sono già stime su quanto questo incremento inciderà sull’introito della tassa di soggiorno?
«Sì. I primi due trimestri del 2017 già hanno registrato 876 mila euro in più rispetto all’anno precedente. Stimiamo a fine anno di arrivare a circa un milione di euro».
Come sono utilizzati questi soldi?
«Indirettamente ritorna tutto alla città e alla sua gestione del turismo, come prevede la legge. Il bilancio di previsione 2017-2019 destina l’imposta di soggiorno a “interventi in materia di turismo” (costo degli operatori della polizia municipale impiegati in controlli e presidi, oneri della gestione del trasporto pubblico, ma anche manutenzione delle barche da regata e contributi a regate, manifestazioni remiere, eventi turistici e sportivi) e “interventi di manutenzione, fruizione e recupero di beni ambientali e culturali”: dalla manutenzione del patrimonio arboreo dei grandi parchi alle attività cinematografiche, teatrali e culturali del Centro Candiani, del cinema Rossini o della Bevilacqua la Masa, per fare qualche esempio».
Le segnalazioni di presunto abusivismo hanno avuto riscontro?
«Le segnalazioni vengono girate alla Polizia municipale e i controlli richiedono tempi maggiori per avere una stima delle irregolarità. Per alcuni tipi di struttura, come i B&B, ad esempio, sono più complessi».
Le segnalazioni quali zone riguardano di più?
«Direi sicuramente il centro storico. In terraferma e nelle isole ci sono meno strutture abusive, anche se questo è un turismo in crescita anche in queste aree del comune».
Lei diceva che il portale rappresenta una tutela anche per il turista. Il portale è stato promosso anche all’estero o con siti esteri?
«L’abbiamo soprattutto promosso in città, ma fa parte del nostro Piano del turismo e l’imposta di soggiorno è presente anche nel progetto “Enjoy Respect Venezia”(campagna di sensibilizzazione per il turista, ndr). Certo se in futuro ci fosse anche un rapporto con i siti di locazioni turistiche sarebbe ottimale. Abbiamo avuto dei contatti con Airbnb, che si era detto disposto a gestire il pagamento della tassa di soggiorno, ma non è stato possibile trovare un accordo sulle modalità in quanto loro chiedono di farlo con una tariffa unica, che per una città come la nostra è impossibile perché ci sono differenze legate alla posizione e alla stagionalità che non possiamo sottovalutare».