Il Direttore del Dipartimento Terremoti dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV): «Eventi non associati a fenomeni climatici»
Gli ultimi eventi sismici in ordine di tempo rilevati da INGV si sono verificati ieri e l’altro ieri.
Il primo è stato registrato dalla Rete Sismica Nazionale nel Mar Tirreno meridionale, al largo della costa calabra nord occidentale a una profondità ipocentrale (la zona, generalmente interna, della Terra in cui ha origine un terremoto, ndr) di 286 km.
Il secondo si è verificato in Friuli Venezia Giulia, con epicentro a Torreano, in provincia di Udine.
Gli eventi sismici in Calabria e Friuli
Il Terremoto in Friuli del 1 novembre alle 21.17 è stato un sisma di magnitudo 3.2 della scala Richter, con ipocentro a circa 10 km di profondità.
La scossa è stata ampiamente percepita nella zone di Cividale del Friuli.
Tra i comuni più vicini all’epicentro, Pulfero, San Pietro di Natisone, Savogna, San Leonardo, Moimacco e Stregna. La scossa è stata sentita anche nel vicino Veneto, ma non si sono registrati danni a persone o edifici.
In Calabria invece la scossa è avvenuta il 31 ottobre alle 22.42, magnitudo 5.4.
Le località più vicine all’epicentro sono San Nicola Arcella e Praia a Mare in provincia di Cosenza, a circa 7 km di distanza dal punto in cui si è verificato.
Terremoti in Italia: «Non c’è correlazione con il cambiamento climatico»
La magnitudo è la grandezza strumentale che caratterizza in modo oggettivo l’entità del fenomeno sismico.
I terremoti si percepiscono in maniera diffusa a partire da una magnitudo 3. Per quelli tra 4 e 5 il raggio in cui possono essere avvertiti va da 100 a 200 metri. Si estende invece a diverse centinaia di km a partire dalla magnitudo 5.
«Pur se al giorno d’oggi molto si sa sui terremoti – spiega Claudio Chiarabba, Direttore del Dipartimento Terremoti di INGV – prevedere l’arrivo di una scossa è ancora impossibile. Anche perché gli esperti che studiano le dinamiche dei terremoti ancora non hanno segnali particolarmente chiari di quanto avvenga prima del movimento tellurico. Va detto comunque che, nonostante negli ultimi anni si siano verificate in alcuni momenti maggiori concentrazioni di eventi tellurici, il tasso di sismicità che solitamente si rileva in giorni, mesi, anni e anche secoli mostra una curva sostanzialmente stazionaria. E’ anche importante sottolineare che, contrariamente a quanto molti possono pensare, non vi è correlazione tra terremoti e cambiamento climatico».
Quanti sono gli eventi sismici nel nostro Paese?
Nessun collegamento, dunque, con il caldo intenso e anomalo di questi ultimi giorni.
L’Italia è un Paese a elevata concentrazione sismica a causa dell’orogenesi alpina e appenninica, due giganteschi eventi tettonici che hanno formato le aree montuose presenti sul territorio.
Gli studi sul tema, sempre più specialistici grazie anche a moderne tecnologie, ci dicono anche quali sono le zone più pericolose.
«La zona Centro-meridionale dell’Italia, lungo la dorsale dell’Appennino – sottolinea Claudio Chiarabba – è quella che registra la sismicità più alta, in particolare alcune zone di Umbria, Marche, Lazio, Molise, Campania e Basilicata, Calabria e una parte del Friuli Venezia Giulia. La Sicilia è poi una tra le regioni più sismiche per frequenza e intensità dei terremoti».
Proprio la zona della Calabria tirrenica, dove si è verificato il terremoto del 31 ottobre, negli ultimi decenni è stata interessata da un’attività sismica frequente con terremoti di magnitudo generalmente inferiore a quello dell’ultima scossa. Dalla mappa della sismicità dal 1985 ad oggi si notano eventi di magnitudo compresa tra 4 e 5.
Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il numero di terremoti localizzati in Italia nel 2021 è 16.095, cifra di poco inferiore a quella del 2020, che ne contava 16.597.
La Sardegna si conferma la regione con il minor numero di terremoti, mentre la Sicilia ha avuto oltre 80 eventi di magnitudo pari o superiore a 2.5.
Se si contassero anche i terremoti molto piccoli, il primato sarebbe condizionato dalla densità della rete sismica e in pole position ci sarebbero Marche e Umbria, rispettivamente con 3.000 e 5.000 eventi tellurici.
Silvia Bolognini