Dopo 8 anni di restauri e un investimento pubblico di 26 milioni di euro, hanno riaperto i battenti le Gallerie dell’Accademia a Venezia.
Nei nuovi spazi troveranno collocazione numerose opere della pittura veneta, finora conservate nei depositi del museo e poco conosciute, che si uniranno ai capolavori di Bellini, Tintoretto, Tiziano e Veronese
L’’idea di ampliare il museo delle Gallerie dell’Accademia ha origini lontane: nata all’inizio degli anni settanta, ebbe un’accelerata vigorosa dopo un evento tragico per l’intera città di Venezia. Il 29 gennaio 1996 un grave incendio distrusse il teatro La Fenice e il timore che un episodio simile potesse accadere nel complesso monumentale di S. Maria della Carità, dove convivevano la Pinacoteca Storica e l’Accademia di Belle Arti, diede nuovo impulso al progetto, anche se per la partenza dei lavori ci sarebbe voluto ancora qualche anno.
Oggi, dopo 8 anni di restauro e un investimento pubblico di 26 milioni di euro, le grandi Gallerie dell’Accademia sono realtà. La scuola è stata spostata, nel 2004, nel complesso degli Incurabili alle Zattere, e gli spazi da essa occupati sono stati oggetto di un intervento di restauro e adeguamento, condotto dall’architetto Renata Codello, Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia, su progetto dell’architetto Tobia Scarpa. Il raddoppiamento degli spazi espositivi, ora complessivamente 12.000 mq di superficie, ha reso le Gallerie il più grande museo d’Italia e ha permesso di riportare alla luce capolavori architettonici e artistici finora nascosti o preclusi al grande pubblico.
Chiunque, per la prima volta in secoli di storia, può vivere l’esperienza di passeggiare per la grande corte interna e ammirare la facciata palladiana (nella quale convivono gli stili dorico, ionico e corinzio), oppure attraversare il Tablino e porsi ai piedi della grande scala ovata, definita da Goethe “la più bella scala a chiocciola del mondo”. Anche la Chiesa della Carità, in particolare l’abside gotica, è stata restituita all’antico splendore e sarà sede di conferenze e mostre temporanee. Nei nuovi spazi potranno, inoltre, trovare collocazione numerose opere della pittura veneta, finora conservate nei depositi del museo e poco conosciute, che si uniranno ai capolavori di Bellini, Tintoretto, Tiziano e Veronese.
Il restauro ci consegna un museo nel quale i segni del tempo sono evidenziati e armonizzati con il contesto architettonico dalla delicatezza delle soluzioni di progetto dell’architetto Scarpa. Allo stesso tempo, sono stati mascherati e in alcuni punti rimossi i criticati interventi di inizio Ottocento, realizzati in occasione dell’insediamento dell’Accademia di Belle Arti e la successiva separazione tra Scuola, al piano terra, e Pinacoteca, al primo piano.
Grande attenzione è stata riservata agli accorgimenti necessari per la conservazione delle opere d’arte: sistemi di climatizzazione e antincendio all’avanguardia, studiati con soluzioni specifiche, e un innovativo sistema di illuminazione con assorbitore di raggi parassiti. Le centrali tecnologiche degli impianti sono ospitate in quasi mille metri quadrati di piano interrato al di sotto della corte grande: un’opera ingegneristica che meriterebbe di per sé di essere visitata.
L’inaugurazione ufficiale delle nuove Gallerie dell’Accademia si è svolta il 18 dicembre 2013 e gli interventi degli ospiti presenti hanno confermato l’accuratezza del restauro e la portata internazionale dell’evento. Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia e tra i primi promotori del progetto, ha definito il nuovo museo «un centro di produzione godibile da tutta la città», in grado di raccontare in maniera compiuta «l’avventura della pittura veneziana, senza la quale non ci sarebbe la pittura contemporanea». Lo storico dell’arte statunitense David Freedberg lo ha indicato come «uno dei progetti museali più grandi, più ambiziosi e più riusciti di tutto il panorama museale mondiale», mentre l’architetto portoghese Goncalo Byrne ne ha sottolineato la capacità di essere testimonianza non solo della storia architettonica dell’edificio, ma anche della vita che si svolgeva all’Accademia. Per lo storico dell’architettura Francesco Dal Co, il museo può diventare il «cuore di quel meraviglioso chilometro dell’arte che parte da Punta della Dogana, passa per il Guggenheim e l’Accademia e si conclude a Cà Pesaro». Un percorso che, grazie alle Gallerie, diventerà anche «chilometro dell’architettura», come ha suggerito il Ministro dei beni culturali in carica nei giorni dell’inaugurazione, Massimo Bray.
Comune è l’opinione di dover condividere il museo con la città e renderlo pienamente e liberamente fruibile. Ciò è stato possibile, fino a fine febbraio con tutti i nuovi spazi aperti al pubblico gratuitamente e la presenza di mediatori culturali. Entro l’anno dovrebbero, inoltre, partire i lavori di restauro del primo e secondo piano delle Gallerie, negli spazi magistralmente progettati e allestiti nel secondo dopoguerra da Carlo Scarpa. Non si comprende perché ad occuparsene non debba essere il figlio Tobia, progettista degli interventi appena conclusi e, probabilmente, come sottolineato dallo storico Dal Co, la persona più indicata a tutelare i capolavori del padre.
RESTAURO GALLERIE DELL’ACCADEMIA DI VENEZIA
PROGETTISTI
Coordinamento e progetto: Renata Codello
Progetto architettonico: Tobia Scarpa
IMPORTO COMPLESSIVO DEI LAVORI
Finanziamento Mibact: Euro 26.074.000
CRONOLOGIA
Progetto: 1999-2001
Realizzazione: 2005-2013
DATI DIMENSIONALI
Piano interrato e realizzazione nuove superfici museali: 6.246 mq
Pareti espositive: 983 m; altezza media 3.50 m
Spazi scoperti ora accessibili: 1.337 mq