Ambiente +

La pioggia non basta: al Sud è già emergenza-siccità

La pioggia non basta: al Sud è già emergenza-siccità

Lo sottolinea Coldiretti. E i dossier di Legambiente quantificano la perdita delle risorse d’acqua contenute nei ghiacciai di tutto il mondo

La primavera è ufficialmente iniziata da quasi una settimana, ma il bel tempo e il caldo sono ancora lontani.
Il bollettino odierno di iLMeteo.it, per esempio, prevede ancora possibili acquazzoni addirittura fino a Pasqua, con maggior rischio di situazioni di forte maltempo nei prossimi 10 giorni soprattutto nel Sud Italia.
Eppure, come lancia l’allarme Coldiretti, in molte realtà delle nostre regioni meridionali si sta già verificando uno degli effetti negativi della bella stagione: la siccità. Un problema che, prima ancora che alle precipitazioni, si lega a una serie di altri fattori, come la perdita dei depositi di acqua nei ghiacciai. E la situazione, sottolinea al riguardo Legambiente, è sempre più drammatica.

La siccità al Sud Italia nella primavera 2025

Il monitoraggio effettuato dall’associazione dei coltivatori diretti indica la Puglia come la regione in cui si registra la situazione più grave sul fronte della siccità. Una situazione tale da spingere Coldiretti a parlare senza mezzi termini di “crisi idrica senza precedenti”. Rispetto al 2024, infatti, negli invasi del Tavoliere mancano 100 milioni di metri cubi d’acqua, mettendo a rischio sia l’irrigazione che, qualora le piogge non riuscissero a colmare il disavanzo, anche lo stesso approvvigionamento di acqua potabile.

siccità

Un’altra regione già in emergenza è la Sardegna, a partire dalle aree di Nord-Ovest, soprattutto la Nurra e le zone intorno ad Alghero, con la capacità media degli invasi sotto il 44,8%. Ancora, la Basilicata, con un deficit idrico di quasi 100 milioni di metri cubi d’acqua rispetto al 2024, con il settore agricolo della provincia di Potenza in ginocchio, in particolare nel Lavellese. E anche in Sicilia è pieno allarme-siccità, soprattutto sul versante orientale, ma anche nel Trapanese, con la diga Garcia che può contare su soli 18 milioni di metri cubi, e nell’Agrigentino, con l’invaso Arancio, fondamentale per l’irrigazione degli uliveti, dove mancano 2 milioni di metri cubi rispetto a quelli che serviranno fino al prossimo raccolto.

Siccità: i consigli di  Coldiretti

“Il timore degli agricoltori – sottolinea Coldiretti – è di vivere una nuova emergenza, peggiore di quella dello scorso anno con danni per 9 miliardi di euro nelle campagne italiane”. Si rende quindi sempre più urgente, secondo l’associazione, l’avvio di un piano invasi, che consenta di assicurare in maniera strutturale la disponibilità idrica e prevenire così gli effetti dei cambiamenti climatici. Serve cioè un cambio di passo nelle politiche delle risorse idriche, anche considerando che “oggi l’acqua piovana va a finire nei 230mila chilometri di canali lungo il Paese e finisce nel mare. In questo modo perdiamo per sempre dell`acqua dolce, che invece potrebbe rivelarsi utile in momenti di siccità”, si ricorda.

siccità

In questa prospettiva, un progetto, elaborato da Coldiretti con l’Associazione nazionale delle bonifiche, esiste già. E punta sulla realizzazione di un sistema di bacini di accumulo con sistema di pompaggio per raddoppiare la raccolta dell’acqua piovana, garantendo nei periodi di siccità la disponibilità di riserve idriche, sia per gli usi civili, che per le produzioni agricole e di energia idroelettrica. Un intervento che, partendo dalla manutenzione per il recupero degli invasi già presenti sul territorio, avrebbe anche l’effetto di contribuire alla regimazione delle piogge, limitandone l’impatto sul terreno e consentendo di fronteggiare gli acquazzoni sempre più violenti, che accentuano la tendenza allo scorrimento dell’acqua nei canali asciutti, prevenendo il rischio di esondazioni.

L’allarme di Legambiente sui ghiacciai

Sempre in occasione della Giornata mondiale dell’Acqua del 22 marzo, Legambiente ha presentato un proprio dossier sul futuro dei ghiacciai, la più grande riserva d’acqua presente sulla Terra.
“La conservazione dei ghiacciai – sottolinea l’associazione ambientalista – è una questione di sopravvivenza. Nel mondo oltre 2 miliardi di persone dipendono dalla neve e dal ghiaccio delle montagne che alimentano fiumi, laghi e falde acquifere, risorse essenziali per ecosistemi, agricoltura, energia, industria e usi domestici”. “I ghiacciai – prosegue l’analisi – stanno fondendo più rapidamente che mai e questo contribuisce a rendere il ciclo dell’acqua più imprevedibile ed estremo. Il ritiro dei ghiacciai ha conseguenze devastanti legate a inondazioni, siccità, frane e innalzamento del livello del mare e danni agli ecosistemi”. L’invito è dunque quello di “agire ora”, in quanto “garantire un futuro per i ghiacciai è ancora possibile”. Un’azione comune che potrà essere orientata dal “Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai e per le risorse connesse”, sottoscritto da un network di 60 firmatari. Nel documento, illustrato la scorsa settimana, si individuano principalmente 2 pilastri: la riduzione delle emissioni di gas serra limitando il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, che potrebbe secondo le stime salvare i ghiacciai in due terzi di siti del patrimonio mondiale, e più azioni di adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici sui ghiacciai.

siccità
I ghiacciai antartici

S.O.S. ghiacciai in tutto il mondo

Se la fusione dei ghiacciai accelera in tutto il mondo, sottolinea Legambiente, l’area montana più colpita è quella dell’Europa centrale, con Alpi e Pirenei che si stanno riscaldando a una velocità doppia rispetto al resto del pianeta, con un aumento di frane e colate detritiche. Secondo gli ultimi studi scientifici, ricorda il dossier, dal 2000 al 2023 i ghiacciai globali, escludendo le calotte continentali di Antartide e Groenlandia, hanno perso circa 6.558 miliardi di tonnellate di depositi, il 5,4% della loro massa. In questo periodo, evidenziano i dati del GlaMBIE Team citati nel rapporto, la maggiore perdita relativa di ghiaccio si è verificata nelle regioni con una piccola area glaciale, cioè minore di 15.000 km². Ovvero Europa centrale (-39%), Caucaso (-35%), Nuova Zelanda (-29%), Asia settentrionale (-23%), Canada occidentale e Stati Uniti (-23%) e i ghiacciai di basse latitudini (-20%). Quanto ai ghiacciai alpini italiani, “a oggi si registra la perdita di almeno un terzo della massa e con l’incremento delle temperature previsto entro il 2050 tutti i corpi glaciali al di sotto dei 3500 metri di quota saranno scomparsi”. E i prossimi destinati a scomparire sono quelli della Marmolada e dell’Adamello.

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.