Il Canal Grande, la Madonna della Salute, San Giorgio e le Zitelle, il Ponte dei Sospiri.
Venezia all’alba.
Molti di noi non li vedono oramai da un paio di mesi e quasi tutti rincorriamo nei social le loro immagini rubate dagli scatti di chi, per motivi di lavoro, di salute o tra una coda e l’altra al supermercato, fissano nella memoria collettiva momenti inediti di una città non più vissuta.
Fotografie i cui soggetti non sono più le persone ma il “paesaggio”, la luce, i colori e le architetture.
L’acqua della laguna, ora più vivida che mai.
Eppure, circa duecento anni fa, se fossero esistiti i social, avremmo potuto veder girare immagini dipinte con le stesse caratteristiche, anche se ovviamente molto diverse.
Turner: il pittore romantico della luce
Autore, un artista che ebbe con Venezia un rapporto breve ma così intenso da aver lasciato una traccia indelebile.
Joseph Mallord William Turner, pittore tra i massimi esponenti del Romanticismo inglese, nella sua vita soggiornò solo tre volte a Venezia. Quattro settimane in tutto tra il 1819, anno del suo primo Grand Tour, e il 1841, anno del suo ultimo viaggio in Italia.
Eppure “il pittore della luce”, come venne appellato, seppe cogliere il senso di una Venezia diversa rispetto a quella delle folle in Piazza San Marco e del traffico acqueo sul Canale della Giudecca.
Scorrendo il dito sul display di un ipotetico smartphone di metà Ottocento, è una città pacata e tranquilla, riprodotta in tutto il suo misterioso fascino, quella che vedremmo.
I paesaggi e i colori
Quando Turner venne in Italia per la prima volta, incaricato dall’architetto James Hakewill di rappresentare le meraviglie del suo viaggio, sapeva di doversi confrontare con i grandi maestri del passato, soprattutto sui temi da lui prediletti. Venezia, città dei coloristi, da cui prendevano esempio i più grandi esponenti dell’Ottocento, e patria delle vedute, risultava la meta più indicata per lo studio di questi temi.
Pur non essendo veneziano di nascita e avendo poco tempo da spendere in città, Turner fece però convivere nelle sue pitture due aspetti diversi di Venezia: una città pubblica, fatta di grandi monumenti e di soggetti riconosciuti (per esempio l’opera La Dogana, San Giorgio e le Zitelle dalla scalinata dell’Albergo Europa che rappresenta uno scenario composto di elementi decisamente famosi nell’ottica della città), e una dimensione invece più riservata, fatta di momenti di riflessione e di paesaggi che hanno un legame fortemente personale.
Questo secondo aspetto è sicuramente quello che più permette di intuire il rapporto tra l’artista e la città, e di vedere alcuni sprazzi e angoli di una Venezia meno considerata nel panorama artistico.
Ne è un esempio il dipinto San Benedetto, guardando verso Fusina , dove al centro dell’opera sta la veduta della terraferma incorniciata dal panorama lagunare.
Anche la scelta di momenti inediti, come nell’opera Venezia all’alba, fanno intuire quanto il pittore romantico potesse apprezzare uno spettacolo così diverso e raro, reso in maniera impeccabile grazie a un uso del colore vivo sulla tela.
Paradossalmente, a differenza della grande pittura dei maestri veneziani, capaci di rendere lo sfarzo e la gloria delle ere passate, Turner riuscì a scoprire e condividere una Venezia più romantica.
Il fascino che la laguna suscitò in Turner è un chiaro sintomo di come il gusto artistico del primo Novecento stesse cambiando radicalmente. Il Neoclassicismo canoviano risultava superato in favore di nuove concezioni e nuovi gusti che non si interessavano più al rigore romano ma guardavano alle bellezze imprevedibili di una natura che si mischia con l’elemento umano, esattamente come accade a Venezia.
Turner e la rivoluzione del colore
Il Romanticismo inglese di Turner si incentra su un uso inedito del colore che rende l’immagine rappresentata carica di un pathos innovativo, ben distante da ciò che si era visto fino a quel momento.
Mentre in Francia e Italia l’arte assecondava degli ideali nazionali di stampo politico, nel Regno Unito questa corrente si metteva alla ricerca del modo migliore per abbandonare il passato perfetto a cui guardava il Neoclassicismo e proiettarsi verso il futuro.
Turner, più di tutti, riuscì a rivoluzionare due capisaldi della pittura: il colore e il paesaggio.
Nei suoi dipinti, infatti, non scorgiamo la realtà chiara e limpida delle vedute veneziane del primo ‘700, così come il colore non risulta steso in modo impeccabile. Tuttavia, la forza dell’immagine è data da una luminosità diffusa che sembra quasi sciogliere la forma, rendendo il soggetto una macchia cromatica appena accennata. L’assenza di una struttura rigida e di una perfezione lineare (priva di contorni e di stacchi netti di chiaroscuro) rende la scena rappresentata come in balìa di un perpetuo movimento.
L’esempio più lampante? La rappresentazione pittorica dell’acqua della laguna, elemento ricorrente tra i soggetti di Turner restituito con una capacità quasi fotografica di rendere ogni dettaglio, ogni riflesso della superficie, senza mai, però, ingabbiarne il movimento.