Un gruppo di architetti propone il recupero di Villa Levi Morenos
Uno dei problemi di Mira è che non si sa bene dove incontrarsi. Ma la soluzione c’è ed è possibile realizzarla in tempi brevi. Parliamo di Villa Levi Morenos, un bene di proprietà del Comune, in pieno centro, al momento sotto utilizzato: un “buco urbano a tutti gli effetti”, uno “spazio latente con molte risorse che non vengono raccolte”, lo definiscono i quattro architetti del territorio (Alessandro Trevisan, Luca Fattambrini, Michele Cassibba e Stefano Pivato) che hanno realizzato il progetto destinato a trasformare l’immobile e l’ampio parco retrostante in una potenziale “nuova piazza”, in grado di accogliere le funzioni più varie.
La questione e il tema della riqualificazione della villa sono state analizzate con quattro dei sei candidati sindaco della città di Mira: tutti hanno riconosciuto che il tema potrebbe diventare di grande importanza, manifestando apprezzamento per l’impegno e la proposta di recupero, e la candidata Antonella Trevisan (nessuna parentela con l’architetto Alessandro Trevisan – n.d.r. ), insieme alla sua lista, ha richiesto una serie di successivi incontri di approfondimento, in cui ha condiviso con entusiasmo e passione i contenuti e gli obiettivi del progetto. Tant’è che Antonella Trevisan ha deciso di inserire il recupero di Villa Levi Morenos addirittura nel suo programma, anche in considerazione che l’intervento, come prospettato nel progetto, è realizzabile a costo relativamente ridotto per il Comune.
In un momento di risorse ridotte per le casse di tutti i Comuni, infatti, la soluzione prospettata dal gruppo di architetti è quella di un intervento modulare; al fine infatti di diminuire l’impatto economico per gli investitori, le varie aree della villa verrebbero destinate a diverse funzioni, mettendo sul piatto una concessione pluriennale in cambio della ristrutturazione dell’edificio. In pratica in cambio della ristrutturazione dell’area di interesse, il soggetto che si accolla l’onere del restauro avrebbe in concessione l’area per un periodo pluriennale, trascorso il quale il bene tornerebbe (restaurato e manutenuto) completamente nella disponibilità dell’Amministrazione comunale.
L’idea nasce nel 2014, in seguito all’interesse manifestato in seno all’associazione Mirattiva, che cura gli ampi spazi verdi della villa e si è interessata alla sua valorizzazione realizzando alcuni eventi nel giardino. Il principio-guida è stato quello di identificare i segni distintivi del territorio e, da ognuno di essi, sono derivate le diverse funzioni, ognuna assegnata a una parte della villa.
Nell’idea del progetto ogni area assume una connotazione identificativa relativa alla funzione che andrà ad assumere:
dalla “creatività”, il fab-lab e il co-working per l’imprenditorialità giovanile e l’artigianalità; dal “turismo” ecco la foresteria; dall’”agricoltura”, gli orti nel brolo della villa; dal “lavoro”, il laboratorio verde; dalla “cultura”, la destinazione del corpo centrale della villa a “palcoscenico del territorio”, per presentarne le eccellenze. Inoltre, aprendo delle aperture sul muro di cinta del giardino, si possono riattivare alcuni assi urbani, allargando l’influenza del progetto sulla città, con una rigenerazione urbana a cui si ricollega l’identificazione con una piazza. Anzi, proprio l’apertura del parco può essere lo spunto di partenza, che motiverebbe i potenziali investitori, mettendo subito in collegamento la città con la villa.
Di primaria importanza, infatti, sarà riuscire ad ottenere un organismo aperto, permeabile e perciò polivalente e poli-imprenditoriale, in maniera da ottenere quella “rivitalizzazione” che è possibile solo attraverso la sinergia delle forze in gioco, tra il “tutto” e le “parti”, tra il dentro (il complesso della villa e del parco) ed il fuori (la città di Mira ed auspicabilmente l’intera Riviera del Brenta).
Alcune opere (soprattutto a livello delle coperture) negli ultimi anni sono state fatte, ma è mancato finora quel progetto organico di recupero architettonico di qualità che gli architetti auspicano e che una villa di tale rilevanza merita. Anche perché, nell’ottica della rigenerazione del tessuto urbano, ciò consentirebbe alla città di Mira di compiere un importante cambiamento di passo, diventando nel contempo un prototipo di gestione e recupero dei beni pubblici anche per altre città o altre periferie da rinnovare con atteggiamenti nuovi. La sfida dei progettisti è stata infatti quella di coinvolgere i cittadini, ma adesso si spera di avere una sponda importante anche all’interno delle istituzioni. Ed ecco quindi che l’interesse manifestato dalla Trevisan farebbe ben sperare nell’eventualità di una sua affermazione.
Villa Levi-Morenos: nuovo anche il modello di approccio
Non è solo la “concezione” del recupero, la novità che si propone per Villa Levi Morenos. Nel realizzare il progetto, gli architetti hanno infatti adottato un metodo innovativo, per quanto già tentato in altre realtà urbane e riconosciuto quale principio di salvaguardia delle dinamiche tra cittadini ed amministrazione: un approccio che parte “dal basso”, che consiste in una ricognizione preliminare ed analisi delle potenzialità ed esigenze del territorio, con poi successivi momenti di confronto tra le persone che vi vivono e gli amministratori per trovare le modalità più sostenibili (socialmente e finanziariamente) per catalizzare queste risorse e farle diventare l’identità latente del luogo.
Il ruolo dell’architetto si pone quale regista per trasferire il risultato di questo processo in un progetto che dia forma al contenitore che deve rappresentare questa identità, aumentandone possibilmente il valore simbolico nella misura in cui è maggiore la qualità dell’opera.