Un libro di Sergio Frigo aiuta a riscoprire i luoghi del Veneto “eternati” dai grandi autori
Con l’immaginazione o con le scarpe da ginnastica ai piedi, passeggiare tra le pagine dei grandi scrittori del Veneto a caccia delle tracce lasciate dal loro passaggio nel tempo. Sul naso, quasi fossero lenti d’ingrandimento, gli stessi sguardi con cui questi maestri di letteratura scrutavano il mondo che li circondava. Case, strade, piazze, città, fiumi, montagne: luoghi che hanno dato loro i natali, che ne hanno impregnato vita e opere, facendosi fonte di ispirazione e insieme scenografia. Scrittori di ieri e di oggi, «testimonial di una regione che, nonostante le sue ricchezze, non sa raccontarsi: a loro il compito di sopperire a questa mancanza».
Nasce così “I luoghi degli scrittori veneti”, il libro di Sergio Frigo, a lungo giornalista de “Il Gazzettino” e oggi collaboratore dei giornali Finegil, organizzatore e divulgatore culturale nato nel 1956 a Canove di Roana, nell’Altopiano di Asiago. «Una guida letteraria – la definisce l’autore – per “leggere” il Veneto degli ultimi 150 anni. Un’antologia per far leggere chi cammina e far camminare chi legge». Un viaggio dalle opere ai luoghi del cuore, questo il senso di marcia, di 27 scrittori veneti «accomunati da un grande amore per la loro terra che, però, non si fa mai canto idilliaco del territorio e della comunità umana, bensì rapporto dialettico se non apertamente critico. Sono affezionati alla terra, al paese, alla comunità da cui provengono, ma spesso – spiega Frigo – sono in disaccordo con le modalità con cui questa comunità si autogoverna o si fa governare. Potremmo dire che sono all’opposizione rispetto ai valori dominanti. Si pensi ad Andrea Zanzotto, uno dei primi a rendersi conto di quello che succedeva da queste parti negli anni Cinquanta: estremamente legato al suo territorio, ha preso spunto da un fazzoletto di terra, i dintorni del suo paese d’origine, Pieve di Soligo (nel Trevigiano), e ha scritto poesie universali».
LA “LINEA VENETA”. Andrea Zanzotto, si diceva. Ma anche Ippolito Nievo, Emilio Salgari, Mario Rigoni Stern, Antonio Fogazzaro, Dino Buzzati, Luigi Meneghello, Goffredo Parise, Alberto Ongaro, Tiziano Scarpa, Giacomo Noventa: dalle Dolomiti all’Adriatico, dal Po al Tagliamento, su e giù per i pendii, tracciando «la cosiddetta “linea veneta” nella letteratura».
Una linea che a tratti si infittisce, attorno a quelli che Frigo chiama «distretti letterari, luoghi che catalizzano maggiore scrittura, come l’Altopiano di Asiago, il Piave, i Colli Euganei». Oppure intorno a «localizzazioni particolari, come Asolo, Cortina, Susin di Sospirolo. Piccolissima frazione, quest’ultima, in provincia di Belluno che ad esempio ci rimanda ad Antonia Arslan, dal 2012 sua cittadina onoraria, che ne ha scritto in “Il rumore delle perle di legno”, terzo volume della trilogia della scrittrice armena. Il primo volume di Arslan, invece, il romanzo “La masseria delle allodole”, si apre sulla Padova del lontano 1943 (“Prendemmo la strada sotto i portici per andare al Santo”)». O ancora, «Vicenza con la sua straordinaria fioritura, una provincia dalla incredibile produttività letteraria. E Chioggia, se pensiamo alla scrittura di mare: luogo del cuore – svela l’autore – di Natalino Balasso e cornice del libro di Giovanni Comisso (cittadino onorario della città) “Gente di mare” (“La città è un aspro guscio d’ostrica dove tra riflessi di madreperla la vita fermenta”) e dell’opera del veronese Emilio Salgari “I naviganti della Meloria”, ambientata nella periferia sud di Chioggia, dove c’è la foce del Brenta». Posti pregni di storia e natura, da conoscere una pagina dopo l’altra.