Venezia abbraccia il progetto europeo per un nuovo piano di mobilità scolastica che promuova tra giovani e famiglie le buone pratiche nei percorsi casa-scuola
I modelli da seguire sono Vienna, Lione e Monaco di Baviera. Tre “città faro” in tema di mobilità sostenibile, tre città a cui ora Venezia si ispira per presentare un nuovo Piano del Traffico a misura di bambini e genitori. L’Amministrazione comunale sta infatti studiando un nuovo piano di mobilità scolastica, con il duplice obiettivo di aumentare la sicurezza stradale e sensibilizzare le famiglie alle buone pratiche da adottare durante il percorso da casa a scuola. Punto di partenza per questo studio sono le linee guida fornite dal progetto europeo “La mia scuola va in classe A”: l’obiettivo è ora quello di individuare ogni criticità della viabilità attorno alle scuole cittadine. Pensiamo, per esempio, a tutti gli istituti dove i genitori sono costretti ad aspettare i figli in strada, senza nemmeno un marciapiede adeguato, praticamente in mezzo al traffico. Oppure pensiamo a quelle scuole dove i bambini per accedere devono attraversare la strada in un punto pericoloso, con le auto che sfrecciano, rischiando ogni mattina la propria incolumità. Il nuovo piano di mobilità scolastica dovrà mappare tutte queste situazioni di pericolo e proporre una riorganizzazione degli spazi e della viabilità in modo da rendere più sicuri gli accessi alle scuole, veri e propri “imbuti” dove auto e pedoni si concentrano tutti assieme nella stessa fascia oraria.
Il progetto è stato illustrato al Centro Culturale Candiani di Mestre, dove la Regione Veneto ha presentato anche la guida “Andiamo a scuola da soli”, annunciando un corso di formazione per quei Comuni che intenderanno definire un nuovo piano per la mobilità scolastica.
PIÙ PEDONI, MENO INQUINAMENTO. Una maggior sicurezza nei percorsi casa-scuola, e soprattutto nelle zone d’accesso agli istituti, consentirebbe a molti genitori di far andare i propri figli a scuola a piedi con maggior tranquillità.
«In centro storico – evidenzia l’assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, Renato Boraso – troviamo scuole che vengono raggiunte nello stesso modo oggi esattamente come accadeva cinquant’anni fa: a piedi, lungo calli, campielli e ponti. Nelle scuole della terraferma, invece, il cambiamento è stato dirompente. Fino a trent’anni fa, anche qui, tutti andavano a scuola a piedi o in bicicletta. Oggi quelle stesse identiche strade, per lo più strette, devono ospitare l’arrivo di almeno un centinaio di auto ciascuna, e molti sono abituati a parcheggiare nelle immediate vicinanze. Facile quindi immaginare la confusione e la mancanza di sicurezza che si ripete negli ingressi delle nostre scuole, proprio all’ora di punta. Questa situazione interessa non solo i temi della sicurezza e del traffico urbano, ma anche inquinamento e salute. Serve un cambiamento efficace e sostenibile. I livelli di Pm10 raggiunti durante le feste di Natale – dice Boraso – sono un monito importante. Intervenire sulla mobilità scolastica non è affatto un tema secondario, e qualsiasi intervento urbanistico dovrà essere condiviso, pensato e provato assieme a chi lo dovrà usare ogni mattina».
LA SPERIMENTAZIONE NELLE SCUOLE. È proprio per questo motivo che il nuovo piano è già in via di sperimentazione. Negli ultimi due anni, sei scuole del territorio comunale, primarie o istituti comprensivi, sono state analizzate sulla base di criteri infrastrutturali come la presenza di marciapiedi, piste ciclabili e spazi d’attesa e sulla base delle abitudini di bambini, genitori e insegnanti. Le sei scuole sono la Virgilio a Carpenedo, la Parolari a Zelarino, la Grimani a Marghera, la Battisti in via Capuccina a Mestre, la Munaretto Marconi in via del Gazzato in zona Cipressina e la Bellini di Carpenedo, dove la sperimentazione è ancora in corso. L’Amministrazione intende ora estendere le misurazioni alle altre scuole coinvolgendo nel progetto quattro scuole ogni anno per i prossimi dieci anni.
«Per continuare a lavorare sulla mobilità sostenibile il Comune di Venezia cercherà di ottenere ulteriori finanziamenti europei» ha detto la dirigente delle Politiche comunitarie, Paola Ravenna.
COSA FARE NEI PROSSIMI ANNI. «Poter permettere a bambini e genitori di scendere dall’auto in sicurezza o, meglio ancora, di arrivare direttamente a scuola a piedi, è una priorità» afferma l’assessore all’Urbanistica Massimiliano De Martin.
«Bisogna ridisegnare completamente il tessuto urbano nelle zone dove ci sono le scuole, prevedendo delle aree di protezione per i pedoni e non permettendo il traffico a velocità sostenute. Ci sono scuole dove i genitori sono costretti ad attendere i figli in un marciapiede stretto e altre dove non c’è nemmeno il marciapiede. Pensiamo alla scuola Tiziano Vecellio che due volte alla settimana interferisce con il mercato settimanale: immaginate cosa accade quando piove tra bambini che vanno a scuola, ombrelli e banchi del mercato. Servono spazi antistanti ai plessi scolastici dove non passino le auto».
I DETTAGLI DEL PROGETTO. «Non si tratta solamente di un piano pensato in maniera teorica, a tavolino. Abbiamo già iniziato a fare sperimentazioni pratiche per renderci subito conto di cosa va, cosa non va e cosa si può migliorare».
A sottolinearlo è l’ingegnere comunale Roberto Di Bussolo, responsabile del settore Mobilità sostenibile. La convinzione alla base è che una scuola dovrebbe avere uno spazio antistante simile al sagrato di una chiesa, per accogliere in sicurezza bambini e genitori.
«Praticamente tutte le scuole analizzate hanno questo problema di spazi, eccetto la Battisti, dove i genitori vengono fatti entrare in un cortile interno. Quasi ovunque bastano poche macchine davanti ai cancelli della scuola per creare situazioni di potenziali pericoli. Alla Parolari siamo riusciti a chiudere in modo permanente un pezzo di strada davanti alla scuola, spostando la fermata dello scuolabus e valutando che la viabilità del quartiere può funzionare anche con questa chiusura. Abbiamo così creato uno spazio sufficiente perché 150 genitori attendano in sicurezza i propri figli. Questa è la linea da seguire, anche se naturalmente non sempre la viabilità consente delle chiusure della strada. Alla Virgilio allora abbiamo deciso di far aprire un secondo cancello allargando lo spazio d’attesa in un altro modo».
OBIETTIVO: TUTTI A PIEDI. L’analisi sulle sei scuole-campione ha detto che il 30% dei bambini viene accompagnato a scuola in auto, mentre la percentuale di utilizzo dell’automobile sale al 60% quando si parla di insegnanti e altro personale didattico. Molti psicologi spiegano che il percorso casa-scuola è per i bambini la prima vera esperienza completa di conoscenza della propria città e farlo a piedi o in bicicletta aiuta certamente di più in questo processo. Oltre all’aspetto della sicurezza, il piano di mobilità scolastica dovrà dunque puntare molto anche su quello educativo, incentivando a rinunciare il più possibile all’utilizzo dell’automobile. Ma per farlo serve sicurezza, proprio come accade da tempo in molte altre città europee.