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La Giornata mondiale delle api per salvaguardare la biodiversità

La Giornata mondiale delle api per salvaguardare la biodiversità

Dal costante lavoro di questi insetti dipende il 35% della produzione agricola mondiale, con un valore economico stimato di 22 miliardi di euro per la sola Europa

Potremmo leggere il loro ronzio come un appello: “salvateci”. Perché il lavoro delle api, anche se magari non siamo soliti pensarci, è prezioso.
Oggi, 20 marzo, si celebra la Giornata mondiale dedicata a questi insetti, istituita proprio per ricordare la loro importanza. Perché oltre a produrre il miele le api sono impollinatori e la loro attività garantisce la riproduzione di diverse piante selvatiche e la nascita di varie colture regolando i differenti ecosistemi.
Basti pensare che il 35% della produzione agricola mondiale dipende da loro. Se scomparissero, si romperebbe una catena naturale non facile da ricostruire con possibili gravi conseguenze per l’intero pianeta. Il Wwf Italia, da anni impegnato in attività di conservazione e tutela della specie, per questo sollecita l’urgenza dell’adozione e attuazione da parte del governo di un Piano nazionale per la conservazione degli impollinatori.

Le api, sentinelle della biodiversità

La Giornata mondiale delle api è stata istituita nel 2017 dalle nazioni Unite per ricordare il loro fondamentale ruolo nel mantenimento dell’equilibrio naturale.
Grazie al loro incessante lavoro di impollinazione, vale a dire il trasporto di polline da un fiore all’altro, le piante possono riprodursi.
Pensate che quasi il 90% di tutte le piante selvatiche con fiore dipende proprio dall’impollinazione animale, mentre delle 1.400 piante, che nel mondo producono cibi e prodotti dell’industria, quasi l’80% la richiede.

apiIn Europa l’84% delle principali colture per il consumo umano, tra le quali molti tipi di frutta e verdura si produce per impollinazione.
Purtroppo però diversi studi e ricerche rivelano che le api stanno scomparendo da molte zone del pianeta.
La riduzione dei loro habitat, i cambiamenti climatici e l’inquinamento, in particolare da pesticidi, monoculture e parassiti sono cause che stanno seriamente mettendo a rischio la loro specie. L’ultimo censimento 2022 indica 1,8 milioni di colonie di api in Italia che sopravvivono e producono grazie all’impegno di 72 mila apicoltori. Un capitale naturale di oltre cento miliardi di insetti il cui valore è stimato in 500 milioni di euro e che colloca il nostro Paese in testa alle classifiche dell’Unione europea per presenza. In Europa il 9,2% delle specie di api europee sono attualmente minacciate di estinzione.

Dove vivono le api in Italia e come possiamo salvarle

Rispetto alla campagna aperta dove spesso viene praticata l’agricoltura intensiva e monospecifica, gli habitat prettamente urbani quali orti, giardini, balconi fioriti e parchi offrono l’ambiente migliore per le colonie di api impollinatrici. Come spiega il Wwf, questi insetti per svolgere il loro compito hanno bisogno di ecosistemi liberi da veleni e diversificati con la presenza di siepi, alberature, fasce tampone con fiori nettariferi, stagni per alimentarsi e completare il loro ciclo riproduttivo.
Per questo tra le azioni alle quali sono chiamati gli agricoltori, l’industria agroalimentare e i cittadini stessi, una fondamentale è di eliminare i pesticidi che avvelenano la nostra agricoltura.
La Strategia nazionale Biodiversità prevede un’azione specifica per la tutela degli insetti impollinatori che, oltre alla definizione e attuazione di un Piano Nazionale, include la definizione di un monitoraggio coordinato. L’iniziativa europea “Un nuovo patto per gli impollinatori” adottata il 24 gennaio 2023 prevede che le azioni necessarie a questo sia nelle mani dei singoli Stati membri dell’Unione.

api

L’allarme sterminio in Veneto

La data del 20 maggio per celebrare la Giornata mondiale delle api è stata scelta sia perché in questo periodo dell’anno è maggiore la loro attività nell’emisfero boreale, sia perché è la data di nascita del pioniere dell’agricoltura nell’impero austro-ungarico, lo sloveno Anton Jansa (1734-1773). Intanto anche dal Veneto arriva l’allarme dell’Associazione regionale apicoltori. Le loro preoccupazioni sul futuro della categoria dipendono proprio dal progressivo sterminio delle api sul Montello trevigiano e nella Valpolicella veronese. In questi territori infatti i preziosi insetti muoiono di fame a causa dell’uso sempre maggiore di fitofarmaci in agricoltura e viticoltura e per le monoculture. Secondo quanto rileva l’organizzazione, che nel Montello conta oltre tremila apicoltori, in 15 anni si è passati da medie produttive di 35-40 kg di miele per alveare a soli 5-10 kg.

Silvia Bolognini

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