Le sue paratoie riposano sul fondo del mare e non le abbiamo viste che in rare occasioni.
Innalzate tutte insieme solo il giorno del test ufficiale, il 10 luglio 2020, alla presenza del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del Ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, sono riaffiorate dalle acque il 7 Agosto, quando la prova è stata ripetuta con successo.
Proprio in quel momento, il Mose entrava nel Decreto Agosto che, approvato e in Gazzetta ufficiale entro il 15, entrerà in vigore dal giorno successivo, quindi domenica 16 agosto.
In quelle pagine suddivise in 7 Titoli, uno dei 115 articoli che definiscono la distribuzione degli ulteriori 25 miliardi di euro derivati da uno scostamento di bilancio per far fronte alle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria, viene definita anche la storia futura del Mose. E vengono assegnati per il suo completamento i 530 milioni di euro mancanti.
A gestire il Mose sarà una nuova autorità che si occuperà anche della sua manutenzione, del regime idraulico della laguna, dello studio e della ricerca del suo habitat. Sostituirà quindi il vecchio Magistrato alle Acque e avrà, facendo confluire in una nuova società i dipendenti di Cvn, Thetis e Cosma, un unico braccio operativo.
Il Mose ora
La cittadella del Mose è un’isola sconosciuta costruita artificialmente tra il Lido e Punta Sabbioni. Non ci si può andare.
Non per ora, almeno, anche se in futuro parte di essa diventerà pubblica.
Le sue gallerie sono dei lunghi tunnel sotterranei che attraversano la bocca di Porto del Lido.
La più ampia delle tre che il sistema interessa.
Sono 30 anni che si sente parlare del Mose e se ne sono udite di tutti i colori.
Ora che alla fine dei lavori manca poco, che i test fatti hanno dato risultati positivi, che i prossimi appuntamenti sono cadenzati e che ci è stato assicurato che i lavori si concluderanno entro il 31 dicembre 2021, Metropolitano.it è andato a vederlo.
La galleria
Il cuore del sistema Mose è la sua galleria principale. Caschetto in testa, scendendo i duecento gradini di strette rampe di scale in calcestruzzo, si arriva a 19,05 metri sotto il mare.
Un percorso che si arricchisce di aspettative man mano che si prosegue nella discesa. A scandire le tappe verso la profondità sono le quote indicate di volta in volta da dei semplici cartelli bianchi affissi al muro: 3,34; 7,18; 11,02; 15,04; 19,05.
Finalmente, ad attenderci, un tunnel lungo 400 metri che rende quanto mai concreta la vita del Mose.
La prima constatazione sugli eventi della giornata, iniziata con la visita della cittadella, è proprio questa: “eppure, esiste”.
La vita del Mose
Mentre fuori si chiacchiera sul Mose, si dibatte sulla sua utilità o inutilità, si argomentano dati tecnici, previsioni e quant’altro, dentro, nella cittadella del Mose, squadre di uomini lavorano, pezzi di Mose vengono manutenuti, enormi bobine di cavi colorati vengono srotolate, le paratoie vengono provate.
C’è vita in questo grande cantiere tra terra e acqua, anche in profondità.
Qui sotto, ci sono tutti gli impianti di movimentazione delle paratoie, ma soprattutto ci sono gli elementi connettori dell’opera, le cerniere che collegano le paratoie alle strutture di calcestruzzo. Percorrere il lungo corridoio sotterraneo sovrastato dai larghi tubi in acciaio degli impianti di aereazione, di condizionamento, antincendio e sbirciare tra le celle laterali scorgendo reticoli di valvole e manometri, sorta di enormi pistoni in acciaio inox che scopriamo invece essere i “famosi” tensionatori, quelli che collegano la paratoia alla base che connette maschio e femmina delle cerniere, è una continua scoperta.
“La vita utile di calcolo è di 100 anni –spiega il direttore del cantiere Alessandro Soru ricordando le modalità di funzionamento del Mose – La progettazione di quest’opera è italiana al 100% e non c’è dubbio –risponde alla domanda di un giornalista spagnolo – il Mose rappresenta un’unicità al mondo”.
A partire dalla “cittadella del Mose”dove, nelle basse costruzioni in cemento armato, ci sono gruppi elettrogeni, trasformatori di corrente, compressori e pompe di raffreddamento ; tutto doppio, perché in caso di emergenza tutto dovrà essere funzionante.
Come funziona il Mose
Quando tutto è tranquillo le barriere si trovano sui fondali all’interno di cassoni che ospitano anche gli impianti per farle funzionare e che sono collegati tra loro da dei tunnel sottomarini utilizzati dai tecnici per le loro ispezioni.
Le paratoie sono piene d’acqua, che viene vuotata con l’introduzione di aria compressa nel momento in cui diventano indispensabili per evitare alte maree eccezionali.
Una volta svuotate, le paratoie iniziano a salire per impedire al mare di entrare in laguna.
Restano alzate finché la marea cala nuovamente e si inabissano quando mare e laguna raggiungono lo stesso livello.
Un classico esempio della dicotomia fra Italia che lavora e Italia politica: l’Italia che lavora è sempre in grado di mostrare il meglio di sé, raggiungendo livelli progettuali, realizzativi e di ingegno unici al mondo. Poi il mondo che lavora deve combattere con una zavorra che conosciamo tutti: la politica…
Il MOSE è e resta un’opera utilissima per salvare Venezia e rilanciare il nome dell’Italia nel mondo; dovrebbe essere motivo di orgoglio per tutti noi italiani e, soprattutto, per tutti quegli italiani che sanno solo dire (e non si capisce sulla base di quale esperienza) che all’estero è tutto migliore.
Ecco, un esempio che dimostra il contrario e che, soprattutto, dovrebbe far capire alla politica che deve avvicinarsi all’Italia reale, altrimenti la politica diventa il vero “bastone fra le ruote” di questa nostra grande nazione. Forse, e dico forse, questo accade perché i politici, in genere, non hanno mai lavorato in vita loro ma solamente parlato?. Non so… chiedo.
Intanto rallegriamoci tutto per questo successo e ringraziamo tutti i tecnici che hanno contribuito alla progettazione, costruzione e messa in funzione di quest’opera davvero importantissima.