A Torino si sta realizzando il modulo Halo, il gateway che da fine 2025 potrà ospitare gli astronauti sul satellite terrestre.
Sono passati ormai 54 anni dallo storico allunaggio dell’Apollo 11 nel 1969, che ha coronato una delle grandi imprese inseguite dall’uomo nel ‘900: lo sbarco sulla Luna.
Per quanto lo spazio continui ad affascinare l’uomo, passati i tempi del programma Apollo, nel corso degli anni le missioni umane verso l’unico satellite della nostra Terra si sono via via fatte più rare.
A poco più di mezzo secolo di distanza da quel 21 luglio in cui fu compiuto quel che l’astronauta Neil Armstrong definì “un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per l’umanità”, la conquista della Luna è tornata di grande attualità.
Obiettivo: presenza stabile su Luna e Marte
Ma l’approccio è cambiato, in linea con i tempi moderni. Perché la nuova frontiera è quella dello sviluppo di tecnologie che permettano una vera e propria colonizzazione, garantendo una presenza stabile, continua e sostenibile dell’uomo sul satellite.
Sviluppando nuove soluzioni pensate per il corpo celeste più vicino al nostro pianeta, si possono infatti anche gettare le basi per pensare realmente a ulteriori passi avanti dell’uomo all’interno dello spazio profondo, a partire dal portare la presenza umana su Marte.
È l’obiettivo del programma Artemis, portato avanti dalla Nasa in partnership con le principali agenzie spaziali internazionali, a partire da Esa. E un tassello della strategia è la realizzazione del Lunar Gateway. Che riguarda da vicino anche l’Italia.
Il modulo Halo e il Lunar Gateway
Nello stabilimento di Torino di Thales Alenia Space, la principale azienda europea che produce satelliti e moduli spaziali, il primo assemblaggio di un anello e un cilindro della struttura primaria che faranno parte del modulo Halo, destinato a ospitare gli astronauti nella piccola nuova stazione lunare, è avvenuto ancora nel febbraio 2021. In questi 2 anni e mezzo, la realizzazione del modulo che riporterà l’uomo sulla Luna è proseguita e ora è vicina alla conclusione, in linea con i tempi che fissano per fine 2025 la partenza della missione.
La gestione logistica da terra e le “visite a tempo”
Halo è un modulo relativamente piccolo, se paragonato alla Stazione Spaziale Internazionale: ha un diametro di soli 3 metri e può accogliere 4 astronauti per volta, che lo raggiungeranno con la navicella Orion della Nasa. Un’altra differenza con la Iss è che il gateway lunare non sarà permanentemente abitato, ma “visitato” per un periodo massimo di 30 giorni. Una limitazione che si rende necessaria sia per evitare un’esposizione troppo prolungata dell’equipaggio alle radiazioni cosmiche, sia per facilitare la gestione logistica da terra.
Altri moduli sulla Luna tra 2025 e 2028
Proprio l’elemento abitativo, che prevede anche uno spazio per lo stoccaggio delle risorse necessarie per la vita in orbita, necessariamente limitate per le dimensioni del gateway, sarà l’avamposto spedito in orbita per primo, già nel corso del 2024. Altri moduli si aggiungeranno successivamente, come il terzo (I-hab) e il quarto (Esprit), che saranno costruiti sempre da Thales Alenia Space, previsti in arrivo sulla Luna tra il 2025 e il 2028.
Tra le dotazioni del modulo Halo, insieme a 3 diversi porti d’attracco e alle infrastrutture per comandare la stazione e immagazzinare dati ed energia, anche quelle che consentiranno di produrre verdura fresca in orbita.
Oltre la Luna: le nuove sfide dello spazio
Tra le sfide che devono affrontare i progettisti del Lunar Gateway c’è quella del peso massimo ammesso al lancio o quella dell’integrazione della strumentazione necessaria in un modulo relativamente piccolo. La stazione, una volta completata, servirà poi anche per capire meglio come sfruttare metalli e minerali presenti sul satellite della Terra e come produrre energia nello spazio. È anche per questi motivi che il ritorno sulla Luna diventa fondamentale nella prospettiva dell’allargamento degli orizzonti nell’esplorazione umana del sistema solare.
Intelligenza artificiale e realtà aumentata aiuteranno
Guardando a un futuro su Marte, costruire le condizioni per aumentare i tempi di permanenza nello spazio è chiaramente un obiettivo imprescindibile.
Basti pensare che se la Luna è relativamente “vicina”, bastando un viaggio di un paio di giorni, solo per arrivare al pianeta rosso ci vogliono circa 8 mesi.
Serve dunque una garanzia di totale autonomia, puntando così sempre più anche sull’intelligenza artificiale e sulla realtà aumentata, già in uso sulla Iss per facilitare accessibilità e interventi di manutenzione.
Sul gateway lunare, una volta operativo, si inizieranno quindi ad avviare attività che, insieme alla colonizzazione di un corpo celeste diverso dalla Terra, da un lato rendano sempre più confortevole la permanenza dell’uomo al di fuori del nostro pianeta, dall’altro consentano di sviluppare le ricerche scientifiche che potranno fornire utili informazioni in una prospettiva più ampia.
La cara, vecchia Luna
Del resto, se la scienza è potuta arrivare agli attuali progressi è in molti casi proprio grazie a quanto effettuato in passato dai pionieri della ricerca. E gli stessi campioni di suolo e roccia di mezzo secolo fa sono ancor oggi un elemento fondamentale per approfondire la conoscenza dello spazio. Per esempio, i cristalli di alcuni tra i circa 110,4 kg di materiali lunari raccolti nel 1972 dalla missione Apollo 17, l’ultima con equipaggio umano, sono stati ora analizzati con i moderni strumenti, arrivando a formulare un’interessante tesi.
I cristalli lunari
Lo studio condotto dai ricercatori guidati dal Museo Field di Storia Naturale e dall’Università di Chicago, pubblicato sulla rivista Geochemical Perspectives Letters, è infatti arrivato alla conclusione che, rispetto a quanto finora ritenuto, la Luna sarebbe più vecchia di circa 40 milioni di anni. A determinarne la formazione, agli albori del sistema solare, secondo la tesi più condivisa, sarebbe stato l’impatto con la Terra di un oggetto celeste, chiamato Theia, delle dimensioni di Marte. Fu quindi la roccia fusa dall’energia generata dalla collisione a portare alla formazione della luna.
Una nuova datazione per la formazione della Luna
La collocazione temporale di questo evento, attraverso la datazione dei cristalli di un tipo di roccia chiamato Norite, è stata ora ricalcolata utilizzando la tomografia a sonda atomica. E la conclusione degli scienziati è che la Luna si sia formata 110 milioni di anni dopo la nascita del sistema solatre, più di 4,46 miliardi di anni fa.
Alberto Minazzi