Expo Veneto: un’occasione per riflettere, cambiare la visione sul futuro e, soprattutto, cercare nuovi e diversi compagni di viaggio comprendendo che le sfide si svolgono in un’arena competitiva globale
Ci troviamo in un periodo storico nel quale, per dinamicità (o instabilità) del mercato, dell’economia e della politica, è difficile che vengano elaborate delle strategie avanzate, ossia di lungo periodo con pre-visione degli effetti di ricaduta sul sistema esteso. A questa “rarità”, deve aggiungersi, in alcuni casi, la difficoltà del renderle chiare e comprensibili ai soggetti (attori) che si ritiene debbano partecipare, affinché si renda raggiungibile l’obiettivo prefissato nella stessa strategia (target). Mi addentro, perciò, sperando di non essere tacciato di mera tautologia, nell’argomento della capacità (leggasi necessità) di cogliere (leggasi di non perdere), da parte di un’impresa o di un sistema (comunità territoriale) tutte le opportunità per rilanciare lo sviluppo economico e sociale. In particolare, cercherò di soffermarmi su di una delle grandi ultime opportunità che, pianificata da lungo periodo, è stata fornita quest’anno al sistema Italia: l’Expo. È indubbio che molte occasioni fioriscono in un periodo di benessere economico e sociale, ma è altrettanto vero che le grandi opportunità devono essere ricercate prima, e successivamente colte proprio nei periodi di maggiore difficoltà di mercato e di sistema. Le grandi trasformazioni e mutazioni si sono sempre manifestate a seguito di forze (spinte e sollecitazioni) esterne (benevole oppure maligne), che hanno determinato dapprima la ricerca della mera sopravvivenza e poi sviluppato, con i vincitori/sopravvissuti, un nuovo sviluppo, radicato e consistente. La capacità che ci viene chiesta oggi (a noi, intesi come soggetti/attori di una comunità territoriale) deve essere quella di: “cogliere – e possibilmente anticipare – le spinte provenienti dall’esterno; “individuare” nelle spinte dall’esterno i potenziali nuovi fattori positivi di sviluppo (opportunità); “governare” – e non subire o sopportare – il cambiamento attraverso innovazioni, e investimenti (non solo economici, ma anche di pensiero); “agire” sulla consapevolezza di essere parte di un sistema globale e territoriale (glocal); “favorire” la collaborazione e inter-azione (pro-attiva e pro-positiva) tra i soggetti in funzione di obiettivi comuni e condivisi (“vita tua, vita mea” e non “mors tua, vita mea”). Ma a chi spettano le responsabilità di “cogliere”, “individuare”, “governare”, “agire” e “favorire”? Sicuramente a tutti i soggetti potenzialmente coinvolti o da coinvolgere. Agli attori illuminati o visionari compete il compito di indirizzare, mentre a tutti gli altri spetterebbe l’ascolto e il possedere fiducia (nei visionari, in loro stessi e negl altri). In definitava: è necessario il dialogo e la collaborazione. L’Expo è il caso concreto più evidente di quanto finora esposto.
Ma che cos’è l’esposizione universale? L’Expo è uno dei principali Grandi Eventi Mondiali a cadenza Periodica (GEMP). Come ben si sa, senza doversi troppo dilungare, un GEMP è una grande opportunità di sviluppo economico e sociale (strutture ed infrastrutture, tecnologia, recettività e gestione dei flussi di visitatori, marketing, produzione industriale e di servizi, ecc.), e tocca la capacità di una nazione di essere illuminata e consapevole delle necessità in materia di sviluppo, sostenibilità, capitalizzazione e valorizzazione. Classificando i principali GEMP per livello di sviluppo economico del paese ospitante e per periodo di svolgimento, si rende evidente il valore che il sistema mondiale attribuisce loro in funzione sia delle possibilità e delle prospettive di accoglimento che una nazione deve possedere a priori (capacità d’investimento economico-finanziario e gestionali-organizzative), sia delle ricadute positive economico e sociali che il paese stesso potrà sfruttare ex ante, in itinere ed ex post. E per comprendere meglio quanto questo sia un evento straordinario e, in questo irrepetibile, penso sia fondamentale esporre alcuni dati che tengono conto del loro svolgimento geo-periodico. Nel primo lustro preso in esame (periodo 2005-2009), il 92,7% dei GEMP si è svolto in paesi classificati ad economia avanzata (nel caso specifico abbiamo paesi dei G7, Finlandia e Australia), mentre il restante 7,1% si è svolto in paesi ad economia emergente (ossia Brasile, Russia, Cina e Sudafrica). Nel lustro successivo (periodo 2010-2014) i paesi ad economia avanzata che ospitavano i GEMP scendevano al 46,7% mentre i BRICS passavano al 40,0%. Facevano quindi comparsa i paesi ad economia emergente di seconda fascia (rientranti nei NEXT 11, quali Turchia e Polonia). Nel terzo lustro appena iniziato (periodo 2015-2019), attraverso l’analisi facilitata dalla condizione che i GEMS per loro caratteristica d’impegno richiesto debbono essere pianificati con un lasso temporale particolarmente lungo, il loro numero diminuisce sia nei paesi ad economia avanzata, sia nei paesi emergenti (arrivando così ad una parità percentuale tra le due categorie 30,8% e passando ad un delta tra i due del primo lustro di 85,6 punti a zero nel terzo). Aumentano, invece, i GEMP nei paesi emergenti di seconda fascia, arrivando al 23,1% del totale, e con il 15,4% compaiono tra i paesi ospitanti quelli classificati ad economia in via di sviluppo. Dati che, in conclusione, servono a comprendere meglio come un’opportunità come un GEMP, deve essere ben sfruttata in quanto, nel tempo futuro, indirizzata ad essere più unica che rara. E sia ben chiaro che parlare di opportunità (per il nostro paese l’Expo 2015) vuol dire mirare ad utilizzare un’occasione per riflettere, cambiare la visione sul futuro (il proprio ruolo e la propria posizione) e, soprattutto, cercare nuovi e diversi compagni di viaggio comprendendo che le sfide si svolgono in un’arena competitiva globale e che per essere accettate e vinte, le parti sociali (e non solo le imprese) debbono agire come parti attive in un unico sistema concatenato.
Purtroppo, riprendendo quanto in premessa, in questa fase, e soprattutto nel nostro paese, è difficile trovare adottati pensieri (strategie) sviluppati sul “dopo” (ex post) di lungo periodo. Ma quello che però potremmo dire ed evidenziare come eccezionale, è che a seguito dell’Expo 2015 di Milano, è nata l’idea di sfruttare l’evento GEMP – con tutte le sue potenzialità – come occasione per proporre, all’interno del territorio Veneto, il rilancio economico e sociale basato sulla concretezza di un binomio impresa-territorio. Ed è questo che ha portato allo sviluppo di Expo Veneto. È come una vera e propria vetrina di un negozio. Il sistema Expo Veneto mette a disposizione gratuitamente l’area espositiva (un portale), perché la vera sfida è stimolare le imprese. Usando la consueta metafora, le imprese sono chiamate non solo ad abbellire le proprie vetrine così da diventare attrattive, ma anche a riorganizzare ed investire affinché colui che entra venga accolto e attratto a comprare, affascinato dai contenuti e dai valori qualitativi ed umani che i produttori esprimono con i loro prodotti. Ebbene sì, un’idea nata “da” alcuni imprenditori “per” gli imprenditori, che ha aperto gli schemi abitualmente chiusi ad un percorso innovativo di sistema basato su una percorso di dettato triadico: fare e sentirsi “sistema” mantenendo la propria individualità; esprimere e valorizzare le proprie “esperienze”; governare e sfruttare la globalizzazione (“internazionalizzazione”). Un’idea che, in maniera straordinaria e unica considerando il nostro pregresso, ha raccolto all’interno del territorio veneto consensi e adesione da parte di tutte le associazioni di categoria, di istituzioni accademiche, di associazioni sindacali e di strutture istituzionali pubbliche locali apicali. Un’idea e una proposta che, anche questa in modo straordinario, ha concretizzato la necessità del vedere oltre, perché coglie l’opportunità del lancio nell’Expo 2015, con l’obiettivo di permanere nel tempo senza scadenza temporale (così come lo sono le attività delle imprese e del territorio veneto). Da ciò la decisione di non aggiungere una indicazione di anno al marchio Expo Veneto. Una grande sfida, forse in un certo senso velleitaria. Ma sicuramente accettata e colta da chi vede e considera il territorio come sistema unico e complesso.
Riflettiamo su di un corpo umano, composto di cellule, dna, organi ognuno con una propria funzione. Ma il male, da qualunque parte del corpo provenga, genera la malattia dell’individuo. E l’individuo deve preoccuparsi del suo stare in salute, affinché possa vivere pienamente gli Altri (l’ambiente e le persone). L’Expo Veneto, le filiere e le reti di impresa, l’area metropolitana, la ricerca e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, sono tutti organi di uno stesso corpo. È necessario che tutti gli organi si sviluppino sani e contemporaneamente, con la consapevolezza che il soggetto beneficiario molte volte è unico (ricordiamo che non ci debbono essere quattro teste solamente perché nel corpo ci sono due braccia e due gambe). Ognuno di noi è chiamato a fare delle scelte, ogni giorno. E, ahimè, anche il non far niente è una scelta. La differenza è il risultato al quale si giunge. Anche il non curare una parte malata è una scelta, ma si comprendono bene gli effetti su tutto il corpo e sul proprio vivere quotidiano con gli altri. Mens sana in corpore sano. Cogliamo l’occasione per riflettere, cambiare, investire, attrarre, rilanciare. Il tempo passa e il mondo cambia … dobbiamo correre più di lui. Le regole, così come le condizioni economiche e sociali, cambiano dettate dal sistema globale e noi dobbiamo lavorare perché possano migliorare. Ricordiamo: siamo figli di un territorio che nel dopoguerra ha dovuto reinventarsi tutto. Lo hanno fatto prima, lo possiamo (dobbiamo) fare anche ora. Ad ognuno la responsabilità del futuro di tutti. L’importante, sempre, è il rispetto e fiducia nel fare, per un bene comune.