La proposta di legge per sostenere la transizione energetica presentata da Noi Moderati arriverà a maggio in aula a Montecitorio
Di nucleare, in Italia, si parla fin dal secondo dopoguerra. È quindi logico che, in 77 anni, molto sia cambiato, a partire dalle tecnologie e dalla sicurezza, riguardo a una fonte energetica che potenzialmente è in grado di mettere insieme un basso impatto ambientale e una produzione in grado di soddisfare la richiesta energetica.
Nonostante i progressi, la crisi energetica e un sentiment che sembra ultimamente cambiato, il nucleare nel nostro Paese ha però finora faticato ad affermarsi come una reale alternativa all’interno della transizione energetica che, come il resto del mondo occidentale, anche l’Italia sta provando concretamente a imboccare verso un futuro a zero emissioni.
Il momento della svolta verso la produzione di energia nucleare di nuova generazione anche sul nostro territorio, potrebbe però essere adesso davvero arrivato.
La Conferenza dei capigruppo alla Camera ha infatti deciso di calendarizzare a maggio la discussione nell’aula di Montecitorio della proposta di legge presentata da Noi Moderati.
“Non saranno ammessi bluff – ha commentato in un post su Facebook il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi – si passa dalle parole ai fatti. Scontiamo decenni di politiche miopi e sbagliate, è tempo di cambiare, di puntare sull’autosufficienza energetica con un mix di rinnovabili e nucleare di ultima generazione, per abbattere costi ed emissioni inquinanti”.
Nucleare: la proposta di Noi Moderati
La proposta di legge definisce l’impegno dell’Italia a promuovere una strategia nazionale che contenga linee d’azione per lo sviluppo, in ambito nazionale, europeo e nazionale, delle nuove tecnologie destinate alla produzione di energia per scopi civili, inserendo il nucleare “pulito” di nuova generazione tra le fonti alternative.
Sarà il Consiglio dei ministri, entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge, ad adottare i necessari provvedimenti.
Il via libera della Conferenza dei capigruppo si lega alla considerazione che una strategia in tal senso è in grado di accelerare il processo di decarbonizzazione dell’Italia e si presenta conforme agli obiettivi in materia di energia e clima fissati a livello europeo e nazionale, come quelli delineati nel Pniec (Piano nazionale italiano per l’energia e clima).
“Lo sviluppo di nuove tecnologie volte alla produzione di energia nucleare – si legge nel documento – rappresenta ad oggi un’opportunità per il contrasto dei cambiamenti climatici e un’occasione di sviluppo delle conoscenze e delle competenze che l’Italia può vantare non solo nel campo della ricerca, ma anche nella progettazione e nella produzione industriale di impianti di energia nucleare di nuova generazione”.
In concreto, si mira a promuovere la ricerca sulle tecnologie nucleari di nuova generazione, incrementare gli investimenti per favorire la partecipazione italiana a programmi internazionali ed europei di innovazione della fonte nucleare e realizzare nel territorio nazionale impianti di produzione di energia nucleare di nuova generazione.
Il tutto valutando preventivamente anche gli impatti sulla sicurezza dei territori e adattando la normativa sullo stoccaggio del combustibile e dei rifiuti radioattivi.
Nucleare di nuova generazione: grande opportunità per la transizione ecologica
Sulle opportunità legate a un rilancio della strategia sul nucleare in Italia, l’organizzazione Ey ha recentemente pubblicato lo studio “L’energia nucleare è sul punto di una rinascita”, riconoscendone il “ruolo determinante nel percorso verso la transizione” e definendola “elemento chiave per istituire sistemi elettrici a basse emissioni e in grado di far fronte alla crisi climatica”. Infatti, è tra le risorse energetiche a “più basso livello di emissioni di CO2”.
“Nell’ambizioso obiettivo mondiale di raggiungere un bilancio net-zero entro metà secolo – prosegue Ey – l’energia nucleare, attualmente presente in 32 Paesi con una capacità totale di 413 GW, gioca un ruolo significativo nell’evitare 1,5 gigatonnellate di emissioni globali e ridurre la domanda mondiale di gas di 180 miliardi di metri cubi annualmente”.
Lo studio ricorda che, con 2.611 TWh, nel 2022 l’energia prodotta da nucleare copriva il 9,2% della domanda globale. E che, sebbene il solare fotovoltaico sia, attualmente, la fonte di elettricità più competitiva nella maggior parte dei mercati, “l’energia nucleare è comunque in grado di competervi”.
Tra gli ostacoli principali individuati per la sua adozione, insieme ai costi si indicano le preoccupazioni sulla sicurezza e le tematiche culturali, la gestione dei rifiuti, le regolamentazioni specifiche e l’affidamento a nuove tecnologie.
Sarà dunque fondamentale la collaborazione tra stakeholder e il rispetto da parte dei professionisti del settore delle migliori pratiche e degli standard internazionali in materia di sicurezza. “Il Paese – sottolinea Paola Testa di Ey – dispone già di forti competenze in materia, soprattutto sulla filiera, ma sarà fondamentale consolidare gli investimenti e superare le sfide legate all’adozione di tale tecnologia per trasformarle in opportunità di crescita e sviluppo”.
L’impatto economico del nucleare
Se la recente Cop28 di Dubai ha riconosciuto il nucleare tra i possibili strumenti per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, a livello europeo, sottolinea lo studio, gli orientamenti sono diversi, tra l’annuncio di disattivazione delle proprie centrali arrivato a dicembre dalla Spagna e l’impegno sottoscritto da 22 Paesi a triplicare la capacità di generazione di energia nucleare entro il 2050.
Intanto, solo il 26% degli italiani si dice contrario al ritorno del nucleare, con un 20% favorevole senza sì e senza ma e il 54% che vede positivamente la prospettiva qualora permetta di ridurre significativamente l’ammontare dei costi in bolletta.
Un deciso cambio di rotta rispetto agli esiti contrari emersi dai referendum del 1987 e poi del 2011, che chiuse in sostanza il secondo programma nucleare italiano.
Un’ulteriore evoluzione positiva dell’atteggiamento degli italiani verso il nucleare potrebbe arrivare con le considerazioni dell’impatto economico, diretto e indiretto, a cui potrebbe dare impulso una ripartenza degli investimenti in questo settore. È sempre lo studio di Ey a stimare una generazione di valore aggiunto di 45 miliardi di euro, con 52 mila nuovi posti di lavoro a tempo pieno legati ai lavori di costruzione nel breve termine e mezzo milione entro il 2050.
Se ci si basasse solo su fonti rinnovabili e centrali convenzionali, aggiunge il rapporto, si perderebbe la possibilità di un ulteriore risparmio di 400 miliardi di euro. Il tutto senza dimenticare che l’Italia è anche la principale beneficiaria del progetto di cooperazione europea “Iter”, ora in fase di sviluppo, in grado di produrre un impatto complessivo di 15,9 miliardi e oltre 70 mila posti di lavoro entro il 2030.
Alberto Minazzi