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L’inondazione che riscrisse il Mediterraneo

L’inondazione che riscrisse il Mediterraneo

Ecco cosa accadde in Sicilia cinque milioni di anni fa. Fu un evento geologico senza precedenti, che modificò per sempre il paesaggio

Oggi, più di 300 colline affilate e allungate si ergono silenziose, disposte come file ordinate in direzione Nord Est – Sud Ovest, separate da profondi solchi paralleli.
Ma un tempo, questa stessa terra fu travolta da un evento catastrofico: la mega alluvione Zancleana.
Grazie al confronto tra il presente e un remoto passato, scienziati di Università e Istituti internazionali, tra cui l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), hanno trovato prove convincenti di questo colossale flusso d’acqua turbolento che ha scolpito la Sicilia come un artista impetuoso e indomabile.
Ne è uscita l’opera d’arte che conosciamo il cui paesaggio ha custodito per 5.33 milioni di anni il mistero oggi svelato.

Gli effetti della mega alluvione Zancleana

L’area oggetto dello studio multidisciplinare pubblicato sulla rivista scientifica “Communications Earth & Environment” è compresa tra le province di Siracusa, nella parte più meridionale dell’altopiano ibleo tra Noto, Portopalo, Rosolini e Pozzallo e le aree sommerse del Golfo di Noto.
Le analisi stratigrafiche hanno permesso di ricostruire com’era prima dell’’arrivo della catastrofica alluvione.

inondazione
Collina dalla tipica morfologia a “dorso di balena” @Ingv

Giovanni Barreca, professore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche a Ambientali dell’Università di Catania e Associato di ricerca presso l’Osservatorio Etneo dell’INGV spiega che l’area in questione doveva apparire come un’estesa baia di mare basso sul cui fondale si depositavano sedimenti calcarei, gessi e sali.
Parzialmente emersa alla fine della Crisi di salinità del Messiniano per via dell’abbassamento del livello del mare legato all’evaporazione, successivamente la zona fu inondata, da quanto emerge dallo studio, dall’imponente massa d’acqua proveniente dal Mediterraneo Occidentale. La forza esercitata dal peso della colonna d’acqua e il suo impetuoso scorrere verso Est hanno dunque fortemente rimodellato il paesaggio con l’escavazione di profondi solchi paralleli alla direzione del flusso.

Il rapido riempimento del Mediterraneo

L’erosione del paesaggio, come sottolinea Barreca, ha prodotto enormi volumi di detriti rocciosi, strappati probabilmente dal vicino altopiano ibleo e preservati oggi sulle creste delle colline. Inoltre l’norme massa di acqua e detriti ha scavato il gigantesco “canyon di Noto”.


Come è già stato ampiamente dimostrato, tra 5.97 e 5.33 milioni di anni fa il bacino del Mediterraneo fu teatro di un impressionante evento geologico ambientale, la “Crisi di Salinità del messiniano” a seguito di un sollevamento generale dell’area dell’attuale Stretto di Gibilterra, a causa del quale perse la sua connessione con l’oceano Atlantico diventando un bacino isolato e in un tempo geologicamente breve, circa 600 mila anni, si prosciugò quasi del tutto.
Il risultato fu un’enorme distesa desertica salata, condizione che impedì a numerose specie marine di sopravvivere segnando la loro estinzione.

Alcuni studi precedenti a questo, tuttavia non avallati da prove concrete, avevano ipotizzato si fosse successivamente riempito arrivando alle condizioni marine attuali per l’improvviso collasso della barriera che lo aveva isolato dall’Atlantico.
Ora vi è evidenza che la mega alluvione Zancleana, la più grande mai avvenuta sulla Terra, fece riversare nel bacino del Mediterraneo milioni di metri cubi di acqua in pochissimo tempo e non lentamente come alcuni studiosi pensavano. L’area siciliana analizzata potrebbe in futuro diventare sito di interesse mondiale per gli studiosi di alluvioni catastrofiche, un tema sempre più al centro dell’interesse in particolare nelle regioni periglaciali, dove eventi catastrofici potrebbero diventare sempre più frequenti e pericolosi, quali India, Pakistan, Cina e Perù.

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