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L'acqua italiana è buona e fa bene: 6° posto in Europa

L'acqua italiana è buona e fa bene: 6° posto in Europa

L’Iss: in quasi il 100% dei casi garantita la sicurezza dell’acqua potabile

Quando si dice che “l’acqua è vita”, l’affermazione si lega principalmente al fatto che il corpo umano è mediamente composto per il 60% di questo prezioso liquido, tra l’80% di un neonato e il 40% di un anziano, e che il nostro pianeta può ospitare creature viventi proprio perché il 70% della sua superficie è ricoperto di acqua.
I collegamenti tra acqua e vita, però, sono molto più articolati. Per esempio, la scarsa igiene e la bassa qualità dell’acqua che consumiamo contribuiscono a ridurre la durata della nostra esistenza. Un aspetto in cui, fortunatamente, l’Italia, tra l’altro tra in Paesi più longevi, fa registrare numeri tra i migliori in Europa.

L’importanza delle fonti sotterranee

Per approfondire questo tema specifico, The European House Ambrosetti (Teha) ha elaborato e riassunto i dati disponibili, presentando i risultati alla 6^ edizione di Community Valore Acqua per l’Italia. Uno studio in linea con il primo rapporto sull’acqua potabile nelle nostre case presentato dal nuovo Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (Censia) dell’Istituto Superiore di Sanità.
Rispetto a una media europea di 16 anni di vita ogni 100 mila abitanti persi a causa delle problematiche legate all’acqua, citando i risultati delle analisi svolte dall’Intitute for Health Metrics and Evalutation Teha ha sottolineato come l’Italia abbia una media di 9,4 anni, in una graduatoria continentale che vede al primo posto la Finlandia con 5,5 anni.
Una delle principali garanzie di salubrità dell’acqua potabile, spiegano gli esperti, è la sua provenienza da fonti sotterranee. E, nel nostro Paese, il ricorso a queste risorse è pari all’85% del totale, con una forbice territoriale che varia dal 100% di Valle d’Aosta e Umbria al 19,2% della Basilicata. Sotto questo aspetto, i soli Paesi europei che ci precedono per virtuosità sono Malta, Lituania, Danimarca, Slovenia e Croazia.

Le criticità

Pur all’interno di un quadro generale positivo, è stato però sottolineato, non mancano punti critici. Per esempio, sono ancora 1,3 milioni gli italiani che vivono in uno dei 296 comuni che non hanno un servizio di depurazione e impianti per il trattamento delle acque reflue, con la percentuale più elevata rispetto alla popolazione registrata in Sicilia, dove è in questa condizione il 13% della popolazione.
Quanto allo stato chimico dell’acqua, in quasi la metà (il 46%) di corsi, bacini, mari e zone paludose europei sono presenti contaminanti.
La percentuale, in Italia, scende al 16%, con un 31% per le acque superficiali siciliane e il 3% per Appennino centrale e Alpi orientali. Il nostro Paese è anche nella top ten europea per la riduzione dell’utilizzo dei pesticidi.
Guardando agli ultimi 30 anni, fa notare Teha, il miglioramento della situazione italiana non è mancato, anche se è stato più ridotto rispetto alla media europea (12,9% contro 41%). Tra i nostri risultati migliori, la quota di nitrati presenti nelle acque sotterranee (17 mg al litro rispetto ai 50 di standard previsti dall’Unione Europea) e quella di fosfato nei fiumi (0,05 mg al litro contro un limite di 0,1).

Potabile: sicura e sostenibile

Insomma: possiamo bere con tutta tranquillità l’acqua che esce dai nostri rubinetti.


Lo dice anche il Censia. Guardando i risultati di 2,5 milioni di analisi chimiche, chimico-fisiche e microbiologiche, spiega il primo rapporto del Centro dell’Iss, i controlli effettuati negli tra il 2020 e il 2022 in 18 regioni e province autonome dove vive il 90% degli italiani, hanno infatti riscontrato una quasi totale conformità dell’acqua potabile ai parametri legali di sostenibilità e sicurezza.

Esattamente, la percentuale media nazionale di conformità è pari al 99,1% per i parametri sanitari microbiologici e chimici e al 98,4% per i parametri indicatori: quelli, cioè, non direttamente correlati alla salute ma a variazioni anomale della qualità, che potrebbero influire per esempio su sapore, odore o colore. In tutte le regioni le percentuali di conformità sono superiori al 95%, con Veneto, Emilia Romagna, e Piemonte ai primi 3 posti.

Verso un’anagrafe dell’acqua

I rassicuranti dati, si augura l’Iss, dovrebbero spingere gli italiani, un terzo dei quali ha invece secondo l’Istat remore in tal senso, a fidarsi di consumare l’acqua di rubinetto. Proprio a tal fine, l’obiettivo dell’Istituto è quello che il primo rapporto Censia sia solo il primo passo verso la costituzione di una vera e propria “anagrafe dell’acqua”, che metta a disposizione di tutti i dati e le caratteristiche dell’acqua potabile nella propria zona.

Il “Libro bianco” dell’acqua

Proprio la Community lanciata da Teha ha intanto ricostruito per la prima volta la filiera estesa dell’acqua in Italia, con la creazione di un database con più di 50 milioni di osservazioni e 1,8 milioni di aziende.
Un’analisi a 360° della filiera dell’acqua, dalla quale emerge per esempio come l‘Italia, nel 2024, si posizioni al 19° posto nell’indice composito “Valore Acqua verso lo Sviluppo Sostenibile“, con un punteggio di 5,3 su una scala da 1 a 10.

Il “Libro bianco Valore acqua per l’Italia” si sofferma in particolare sugli aspetti economici, calcolando che gli impatti diretti, indiretti e indotti del Ciclo idrico esteso, che comprende il servizio idrico integrato e i fornitori di input , generino un valore aggiunto di 16,5 miliardi di euro, attivando più di 150 mila posti di lavoro. L’attività produttiva si concentra in particolare al Nord, con il 57.9% delle aziende, con un 26,2% al Sud e il restante 15,8% al Centro.

Teha sottolinea anche perché oggi è fondamentale parlare di acqua. E indica tra i motivi il fatto che 1,6 miliardi di persone soffrono la scarsità d’acqua economica, 2,2 miliardi non hanno accesso ad acqua potabile e servizi idrici di base, 2 su 5 non hanno una struttura per lavarsi le mani con acqua e sapone in casa. Inoltre, ricorda che il 74% dei disastri naturali sono legati all’acqua, con una crescita del +50% in 10 anni e una frequenza 4 volte maggiore rispetto al 1980.

Alberto Minazzi

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