Velocità, velocità, velocità. Quella di Kristian Ghedina è inesauribile.
La sua non è una vita futurista, ma è fatta di adrenalina, di spericolatezza, di sregolatezza.
Passione pura per il brivido estremo. Da vivere anche sull’acqua.
Il campione di Italjet arriva a Venezia e lo fa come solo lui poteva: a bordo di un mostro di velocità in planata sul Po nella 70. edizione del mitico Raid Pavia-Venezia.
Obiettivo uno solo: non fermarsi mai e vincere al traguardo lagunare dopo oltre 400 km a manetta.
Il duo Ghedina-Montavoci
E se a pilotare il catamarano da 5000cc numero 69 sarà l’ampezzano più veloce del mondo, a dare manetta sarà un veneziano anche lui figlio della velocità e del brivido a pieno regime, Giampaolo Montavoci pilota professionista e organizzatore del leggendario raid padano-lagunare, tornato a nuova vita dopo anni passati nel dimenticatoio.
Mentre Montavoci, vera leggenda della motonautica, collezionista di trofei e titoli internazionali e italiani, è a Dubai per il Campionato mondiale Offshore, a Cortina d’Ampezzo, Kristian Ghedina si prepara a questo nuovo bungee jumping nel rischio e nella velocità.
La nuova frontiera di Ghedina: l’acqua
“Dopo aver chiuso con lo sci agonistico nel 2006, ho cercato la velocità con le automobili e le motociclette – racconta -.Ora ho davanti una nuova prova con cui misurami. Ed è ancora una sfida con la velocità. Ho 52 anni e sono più responsabile ma la vita adrenalinica è nel mio dna. Ora la nuova frontiera è cimentarmi sull’acqua. Spinto da due formidabili motori da 2500 cc a benzina. So che non è uno scherzo, ma io ci sono e ci sono per andare forte e vincere, altrimenti rimango a casa”.
“La mia vita nella velocità”
Kristian Ghedina è fatto così: o veloce o niente.
Molto veloce: 156 km/ora la velocità di punta in discesa libera, frantumata dai 218 raggiunti nelle due prove di Kilometro Lanciato a cui partecipò.
A Cortina erano poi una leggenda i suoi 40 minuti netti in piena notte per tornare in auto da Bressanone, dove abitava Patrizia, la sua compagna e il giorno dopo dare lezioni di sci o prepararsi per una gara.
“Amo da sempre i motori. Quando ero in nazionale di sci dovevo stare molto attento, divieto assoluto di farmi male. Essere un azzurro è una responsabilità”.
Ma chi lo ferma questo guascone che nel gennaio 2004 sulla Streif di Kitzbuhel scendendo a quasi 140 all’ora fece la famosa spaccata sull’ultimo salto diventata subito icona dello sci declinato alla KG nonché la copertina di uno strepitoso libro, “Primi e centesimi” sottotitolo per chi non avesse ancora capito “La mia vita nella velocità”, anch’esso fulmineo come il suo protagonista.
Il Raid Pavia-Venezia
“E adesso sono pronto a divertirmi e vincere sull’acqua, in motonautica e a Venezia”.
Capitolo nuovo. “Ho tutto da imparare. Ho corso il mio primo Raid Pavia-Venezia nel 2021. In gommone. Un’esperienza incredibile, ci siamo pure arenati e abbiamo spinto in acqua
l’imbarcazione a braccia . All’arrivo sono stato notato da Montavoci, che ha subito avuto fiducia in me e mi trasmette grande tranquillità per concentrarmi e imparare in fretta. Sono orgoglioso di
questa amicizia”.
Infatti, a metà marzo KG sarà a Venezia tra il Lido e il canale della Giudecca con Montavoci per le prove di sicurezza.
“Dovrò addestrarmi a rispondere a un’emergenza. A cavarmela in caso d’incidente o peggio. Insomma, a sopravvivere, perché saremo in due in uno stretto abitacolo circondati da litri di carburante e da due propulsori potentissimi tirati al massimo proprio da Giampaolo, un uomo esperto e grande vincente egli stesso”.
Le prossime tappe: il Mondiale Offshore e l’Europeo
Il Pavia-Venezia sarà però solo il banco di prova per Kristian, che Montavoci ha arruolato anche per il Campionato Mondiale Offshore classe 5000 oltre che per l’Europeo e quello italiano.
“Non parteciperò a tutte le gare, ma il motoscafo porterà il numero 69, il mio numero perché è il mio anno di nascita, 1969. Anche nelle auto volevo sempre il 69”. Secondo pilota, in alternativa a Kristian, sarà Marco Crosera, titolare dell’omonimo cantiere a Portegrandi.
Quel catamarano numero 69, che rappresenta anche un gemellaggio nel nome della velocità fra Cortina e Venezia, può quindi schierare un equipaggio d’eccezione e con delle storie personali fatte di vittorie e trofei.
Quanti, Kristian? “Oh, tanti, tantissimi. Ho la soffitta piena ma non li vado mai a cercare, non li tiro fuori. Diciamo che non ho tempo per mettere a posto quella soffitta”.
Alcune di quelle coppe fanno bella mostra nella sua scuola sci, dove Kristian senza perdere il suo spirito spregiudicato è impegnato ad insegnare ai giovani a sciare bene e veloce e imparare a sacrificarsi per raggiungere i risultati e gli obiettivi non solo in pista.
“Oggi non è così: lo si vede nello sport, lo si vede nella vita. Tutto subito, senza difficoltà. Ma la gara della vita non è così, esattamente come scendere tra i paletti o su un tracciato di discesa libera non è qualcosa che apprendi in un giorno o sui social. Io mi sono rotto tutto, ho rischiato, ma le mie vittorie sono state frutto di sacrifici, impegno, fatica, determinazione, al contrario di quanto vedo oggi quando tutti vogliono primeggiare senza sforzo. Non così si arriva al successo, che reclama invece disciplina e rinunce. Per questo ora anche il circo azzurro degli sci fatica a trovare giovani talentuosi e vincenti”.
In questi giorni il super catamarno nr. 69 è in cantiere a Portegrandi per le ultime messe a punto, pronto a sfrecciare in acqua: il messaggio è forte e chiaro “Attenti tutti, non sarà una vacanza;
l’equipaggio Ghedina-Montavoci è qui per vincere”.
Agostino Buda