È il sogno di ogni bambino: incontrare il proprio idolo. Andrew Goudelock, il suo sogno, l’ha realizzato. Andando per di più al di là di ogni aspettativa. Anche la più irrealistica. Perché non solo ha incontrato Kobe Bryant: con lui ha addirittura giocato. Con la storica maglia dei Los Angeles Lakers nel campionato professionistico americano di basket.
La storia di Andrew Goudelock e Kobe Bryant
Kobe Bryant, l’ex campione NBA, tragicamente scomparso domenica mattina, a 41 anni, in un incidente con il suo elicottero, è stato per la guardia dei campioni d’Italia dell’Umana Reyer un eroe. Fin da quando Goudelock ha cominciato a interessarsi alla pallacanestro. Un esempio da imitare, per il piccolo Andrew, dentro e fuori dal campo.
Fino a quando lo ha incontrato, nel 2009, al training camp dei Los Angeles Lakers. Condividere lo spogliatoio, parlare con lui… Bryant è diventato il suo mentore. Una persona capace di rimanere umile, anche nella sua grandezza. «Era semplicemente lui», ricorda.
Uniti da un soprannome
Bryant, nel mondo del basket, è entrato nel mito come “Black Mamba”. Un soprannome che scelse lui stesso, dopo aver visto il film Kill Bill.
A Goudelock, il soprannome lo diedero Luke Walton e Matt Barnes. Lo chiamarono “Mini Mamba”. Un omaggio grandissimo, per Andrew. Anche perché Bryant diede il suo consenso: «Mi piace, questo nome!». Un legame a doppio filo, insomma. Che continua anche dopo la tragica scomparsa di Bryant.
Kobe Bryant e Andrew Goudelock: per sempre
Goudelock e Bryant hanno giocato insieme nelle stagioni 2011 e 2013 con la canottiera giallo-viola dei Lakers. Le strade, poi, si sono separate, come spesso accade nello sport.
Bryant è diventato uno dei più grandi di sempre nell’NBA, il campionato professionistico americano di basket, prima di ritirarsi.
Goudelock, dopo una stagione a Houston, ha iniziato a girare il mondo. E a raccogliere, a sua volta, numerosi successi e riconoscimenti. Come lo scudetto con la maglia di Milano, arrivato, tra i due titoli tricolori di Venezia, anche grazie a una sua stoppata.
Il ricordo di Goudelock
Il filo della vita di Kobe si è spezzato in una nebbiosa mattina di gennaio sulle colline attorno a Los Angeles. Quello della carriera sportiva di Andrew, dopo un gravissimo infortunio (rottura del tendine rotuleo) che lo ha tenuto fuori dai parquet per un anno, sta per ripartire.
“Non gli sarò mai grato abbastanza per avermi permesso di esser parte della sua grandezza – dice Andrew Goudelock nel ricordo video che vi proponiamo – Spero che tutti possano mantenere la sua memoria”.