Da Berlino alla Cina e ai Paesi Bassi: la storia di Serena Isone
Quante volte parliamo di “cervelli in fuga”? Tante.
Giovani italiani che, con un titolo di studio universitario in tasca, non vengono valorizzati a sufficienza e non trovano un lavoro.
A volte sono in possesso di titoli di studio “sottovalutati” ma poi vengono selezionati da aziende o enti di ricerca europei e americani che se ne avvantaggiano ottenendo risultati importanti.
E’ il caso di Serena Isone. Laureata in Scienze Politiche all’Università di Padova, rappresenta uno tra le migliaia di casi espatriati perché le aziende tricolori non sono state in grado di dare giuste opportunità.
Serena è originaria di Caturano (Caserta). Dal 2011 vive all’estero, dove ha collaborato con due giganti dell’economia globale: Trivago e, oggi, Adidas.
Da Caturano a Berlino
«Era il giugno 2011. Dopo la laurea iniziai a inviare centinaia di CV tra l’Italia e l’Europa. Un pomeriggio, ho ricevuto una telefonata da parte di una start-up di Berlino per un incarico nel digital marketing. Non avevo mai lavorato nel settore, tanto meno in lingua straniera, ma essendo motivata e capace di ambientarmi in qualsiasi situazione, ho accettato la proposta. Tre giorni dopo avevo le valigie pronte. Quell’estate lasciai alle spalle l’indifferenza di un mercato del lavoro che non mi apprezzava e a 24 anni volavo verso il mio primo impiego da manager. Primo stipendio? 2000 euro al mese».
Berlino
Simbolo di un continente diviso ma riunito, distrutto dalla Seconda guerra mondiale e ricostruito. Giovane e cosmopolita quanto vuoi, ma pur sempre tedesca. «Nel primo anno studiavo la lingua 3 ore al giorno per 5 giorni alla settimana. In quel periodo lavoravo tantissimo, dormire sembrava una perdita di tempo. Devo dire che ho imparato tanto, sicuramente la prima lezione della mia carriera professionale: mi ero trovata a passare da selezionata a selezionatrice; la mia collega mi aveva chiesto di scartare tutti i candidati che non avevano aspettative di salario, perché voleva dire che non davano valore alla loro esperienza professionale. L’azienda invece mirava ad assumere gente ambiziosa».
La carriera fa passi da gigante
La seconda lezione per Serena è giunta durante l’esperienza compiuta in Trivago, dove ha lavorato per 5 anni.
«Nel corso di una crociera organizzata per ringraziare tutti i “trivagonisti” per il loro impegno, ho compreso il valore della cultura aziendale – racconta -. Qualsiasi compagnia è destinata ad avere successo se i dipendenti fanno rete, si sentono parte di una famiglia, si sostengono. Solo così alimentano il successo. Dopo 5 anni in Trivago sono approdata in Adidas. Per la prima volta mi sono sentita sicura abbastanza da affrontare il colloquio alla pari con l’azienda».
Da un’azienda in forte ascesa nel mondo a un Corporate storico ancora più forte. Che l’ha portata ad Amsterdam, dove ha una delle sue sedi digitali.
«Il mio ruolo è quello di product Owner. Pianifico cioè le funzionalità da implementare su un sito internet avvalendomi di esperti in diversi campi con l’obiettivo di ottimizzare l’esperienza degli utenti durante la navigazione online.
Analizzo i comportamenti dei clienti e propongo loro nuove e facili soluzioni per fidelizzarli. Se Netflix vi tiene incollati allo schermo e Spotify vi suggerisce sempre le canzoni che vi piacciono è perché dietro c’è proprio un gran lavoro del Product Owner e del suo team di esperti. E mi trovo davvero molto bene, perché la compagnia punta a farti crescere con opportunità al di fuori dal quartier generale. Diverse volte mi è capitato di unirmi a una task force per far crescere il dipartimento digitale delle sedi nazionali ed internazionali. Una cosa che poi ho imparato lavorando per una grande multinazionale è che bisogna avere una grande dote di comunicazione perché le persone coinvolte in una decisione operativa sono veramente tante. Scherzando dico che il mio lavoro è “parlare con la gente”. Parlare con il team per allinearci su cosa sviluppare. Parlare con gli stakeholders per informarli sui progressi. Parlare con i piani alti per mostrare i numeri sulle performance del sito internet. È un lavoro in cui devi dare più del 100% e a volte capita la giornata storta Quando succede, misuro se sono ancora sulla strada giusta chiedendomi “mi sto arrabbiando per cose che considero importanti?”. Se la risposta è si: avanti tutta. Se la risposta è no: è tempo di rivalutare la mia situazione.
Esperienze lavorative in Germania, Cina e Paesi Bassi: le differenze.
Insomma, Serena in dieci anni ha vissuto esperienze lavorative importanti e in Paesi diversi, ognuno dei quali ha lasciato qualcosa.
La Germania si è dimostrata «strutturata e precisa», la Cina le ha insegnato a riconoscere le opportunità nei problemi. Nei Paesi Bassi ha invece imparato a essere diretta e a esprimere un concetto senza giri di parole.
L’esperienza di Amssterdam si lega all’emergenza Coronavirus e a un nuovo modo di lavorare: lo smartworking, di cui è diventata sostenitrice.
“E’ vero che si lavora di più, ma ho aumentato del 50% la produttività e vivo il lavoro in maniera meno stressante. Inoltre, ho investito il tempo che impiegavo da pendolare per migliorare le mie competenze in ambito informatico.”
Amsterdam città “frizzante”
Lo sguardo, però, va verso il futuro. Quando si potrà tornare a godere in sicurezza della vita frizzante di Amsterdam non mancheranno visite: alla Museumnacht di novembre, fatta di numerose esibizioni, concerti e mostre interattive; all’Amsterdam Dance Event di ottobre che trasforma la città di un grande palco della musica elettronica con numerosi concerti di DJ nazionali ed internazionali; alKonigsdag (la festa del Re) che si festeggia in aprile e colora le città di arancio – il colore degli Oranje, dinastia regnante dei Paesi Bassi -e algay pride.
«Si alternano cultura e grandi eventi musicali – racconta -. Qui un abbonamento per visitare i musei gratuitamente costa meno che di uno annuale per una piattaforma di pay-tv. E i concerti di ottobre sono incredibili perché trasformano, rianimandole, aree della città in disuso, come successo all’ NDSM, vecchio cantiere navale a nord della stazione centrale riconvertito in hotspot culturale».
Ivan B. Zabeo