La bozza è pronta e quindi potrebbe essere presentato già prima di domenica il nuovo piano vaccinale contro il Covid-19 predisposto dal Governo Draghi.
Un fronte, quello dei sieri per immunizzare la popolazione dal Sars-CoV-2, che sta vivendo ore cruciali in diverse prospettive.
L‘autorizzazione al quarto vaccino, quello di Johnson&Johnson, infatti, arriva nel giorno in cui viene sospesa precauzionalmente da più Paesi, tra cui l’Italia, la somministrazione delle dosi di AstraZeneca distribuite in un lotto italiano ( ABV2856) e in uno europeo (ABV5300).
Nel frattempo, ha superato le sperimentazioni e sembra efficace anche contro le varianti, il siero Novavax.
Il nuovo piano vaccinale italiano
La previsione di dosi in arrivo in Italia entro il secondo trimestre 2022 supera i 242 milioni, di cui 50 già entro il prossimo giugno e 80 entro settembre.
La bozza del piano vaccinale realizzata dal Governo ha così fissato le 5 fasce di priorità per la somministrazione dei vaccini. Si parte con i soggetti appartenenti alle categorie con elevata fragilità, passando poi alla fascia d’età tra 70 e 79 anni, a quella tra 60 e 69 e agli under 60 con comorbilità, prima di estendere la vaccinazione al resto della popolazione.
A prescindere da età e condizioni patologiche, rientrano tra le categorie prioritarie anche personale scolastico e universitario, docente e non, forze dell’ordine, operatori di pubblico soccorso, dei servizi penitenziari e delle altre comunità residenziali. Il piano apre anche alla vaccinazione all’interno dei posti di lavoro, compatibilmente con l’effettiva disponibilità di dosi.
Il “caso” AstraZeneca in Europa
Nel complessivo monte di vaccini da 242 milioni di dosi, 40,1 milioni sono del siero di AstraZeneca, in queste ore al centro della bufera. Le prime a sospenderne la somministrazione sono state Austria e Danimarca. Una decisione precauzionale per chiarire meglio l’eventualità dell’effetto collaterale di formazione di coaguli di sangue potenzialmente letali.
Si sono in effetti verificati casi di decessi, “collegati” a un lotto da un milione di dosi distribuito in 17 Paesi, tra cui non c’è l’Italia. Alle sospensioni decise dai due Paesi si sono via via aggiunte quelle di Norvegia, Islanda, Estonia, Lituania, Lussemburgo e Lettonia, mentre Francia, Spagna e Germania hanno deciso di continuare a utilizzare il prodotto della big pharma anglo-svedese.
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi ha nel frattempo ricevuto telefonicamente dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, la rassicurazione che Ema accelererà la review sul vaccino di AstraZeneca.
Il “caso” AstraZeneca in Italia
Vi è però un secondo lotto, arrivato anche nel nostro Paese, cui potrebbero ricollegarsi alcune morti, nello specifico in Sicilia.
Il sottoufficiale della Marina militare di 43 anni Stefano Paternò (che verrà sottoposto oggi ad autopsia) e l’agente della Squadra mobile di Catania Davide Villa, 50 anni, sono deceduti a breve distanza dall’inoculazione della dose di vaccino.
Le Procure siciliane hanno aperto sui casi due fascicoli. A questi se ne aggiunge un terzo, relativo al maresciallo dei Carabinieri Giuseppe Maniscalco, di 54 anni, anch’egli morto dopo la somministrazione di AstraZeneca, anche se l’autopsia avrebbe già escluso correlazioni. Da parte del sindacato dei militari è intanto arrivata la richiesta al ministro Guerini di sospendere ogni attività vaccinale in atto in attesa dell’esito degli accertamenti.
La sospensione di Aifa
Una sospensione precauzionale, sia pure solo per il lotto incriminato, è comunque già in atto.
L’ha decisa Aifa, l’autorità italiana del farmaco, che ha vietato dal primo pomeriggio di ieri l’utilizzo delle dosi appartenenti al lotto ABV2856, riservandosi di prendere ulteriori provvedimenti. Aifa ha comunque precisato che, al momento, non è stato stabilito alcun nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e “alcuni eventi avversi gravi”. I Carabinieri del Nas hanno quindi iniziato i sequestri delle fiale residue per impedirne l’uso.
Progressivamente, comunque, tutte le Regioni si sono uniformate alle indicazioni dell’Aifa.
La prima a confermare di aver bloccato l’utilizzo del lotto è stata il Veneto, sottolineando però che “è attivo un monitoraggio costante delle reazioni avverse che, finora, non ha fatto registrare episodi di rilievo, ma soli eventi lievi”. In un ulteriore successivo documento, la Direzione prevenzione ha quindi precisato che il lotto in oggetto è stato utilizzato nelle Ulss 1, 2, 5, 6, 7 e 8, con la somministrazione, prima della sospensione, di 17.043 dosi.
Ema non blocca AstraZeneca
La sospensione dei lotti non blocca comunque la somministrazione del vaccino di AstraZeneca in Europa. Il Comitato per la sicurezza dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco, ha infatti valutato che, in attesa dei risultati delle indagini sui casi in cui si sono manifestati coaguli, i benefici continuano a superare i rischi.
“Al 10 marzo – precisa l’Ema – sono stati segnalati 30 casi di eventi tromboembolici tra quasi 5 milioni di persone vaccinate” con AstraZeneca in Europa. Un dato non superiore al numero osservato nella popolazione generale. «È difficile trovare un nesso di causalità» ha quindi dichiarato, in un’intervista televisiva, Marco Cavaleri dell’Ema.
Rassicurazioni sono poi arrivate anche dalla stessa AstraZeneca: “Da un’analisi dei nostri dati di sicurezza su oltre 10 milioni di somministrazioni non è emersa alcuna prova di un aumento del rischio di embolia polmonare o trombosi”, scrive l’azienda in una nota. Ma anche il ministro degli Esteri britannico, Dominic Raab, ha definito il siero sviluppato ad Oxford come “sicuro”.
Arriva Johnson & Johnson
Prima dell’esplosione del caso AstraZeneca, la Commissione europea aveva concesso a Johnson & Johnson l’“autorizzazione all’immissione al commercio condizionata” a seguito dell’autorizzazione dell’Ema. A darne notizia, la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides. “Con il numero di dosi che abbiamo ordinato, potremo vaccinare fino a 200 milioni di persone nell’Unione Europea”, ha commentato su Twitter la presidente von der Leyen. Le prime consegne dovrebbero arrivare a partire dalla seconda metà di aprile, puntando a raggiungere i 200 milioni di dosi in Europa entro fine anno.
Il vaccino di Johnson & Johnson è il primo, tra quelli approvati, a richiedere una sola dose e può essere conservato per 3 mesi tra 2 e -8 gradi o per 2 anni tra -15° e -25°.
I risultati dello studio di fase-3, ufficializzati dalla casa farmaceutica, dimostrano come il siero sia ben tollerato, riducendo del 67% la malattia sintomatica.
La protezione inizia a manifestarsi dopo 2 settimane dalla somministrazione e viene mantenuta nelle 4 settimane successive. L’efficacia di prevenzione per le forme gravi di malattia è dell’85% e, a partire da 28 giorni dopo la somministrazione, è garantita una protezione completa contro ospedalizzazione e morte.
Novavax e la produzione di vaccini in Italia
Ci sono poi altre 2 notizie positive, sia pure in prospettiva. La prima arriva dalla big pharma Novavax, il cui vaccino, afferma il Ceo Stanley Erck, «funziona contro le varianti». Lo studio effettuato in Gran Bretagna su 15 mila persone ha mostrato un’efficacia vicina al 90% nella prevenzione di una malattia moderata o grave.
Solo 10, delle 106 persone che hanno manifestato l’infezione, avevano infatti ricevuto il vaccino e non un placebo. L’efficacia è pari al 96% sul virus standard, ma è comunque attestata all’86% sulla variante inglese, che ha causato 4 dei casi registrati. Il test in Sudafrica, su un campione di circa 3.000 persone, ha mostrato un’efficacia del 55% contro la malattia sintomatica. E sono in arrivo i risultati di un nuovo studio, effettuato negli Stati Uniti, su 30 mila soggetti.
La seconda notizia, infine, riguarda il tema della produzione dei vaccini in Italia. Ieri pomeriggio, al Ministero dello Sviluppo economico, si è tenuto il terzo incontro a tal fine, con la presenza anche di Aifa e Farmindustria. L’obiettivo che si sta cercando di raggiungere è quello di arrivare entro fine anno alla produzione e all’infialamento da parte di industrie operanti sul nostro territorio nazionale.