Il Consiglio dei Ministri approva il disegno di legge delega al Governo. Ecco cosa prevede la riforma
Entro due anni, il sistema fiscale italiano sarà diverso da come siamo abituati a conoscerlo.
Meno scaglioni per l’Irpef, con vantaggi che il Governo dovrà decidere se inizialmente, già dal 2024, varranno per tutti i contribuenti o solo per quelli che guadagnano oltre 35 mila euro. E in prospettiva di una futura “flat tax” incrementale che sostituisca l’attuale imposta sul reddito delle persone fisiche.
Per contro, si taglieranno detrazioni e deduzioni.
Ma è in arrivo anche una profonda revisione dell’Iva, che sarà cancellata su alcuni beni di prima necessità come pane, pasta e latte. E si premieranno, con una riduzione delle aliquote Ires, le società e gli enti che investano o assumano nuovi dipendenti.
Sono questi solo i principali capisaldi che dovrebbero confluire nella legge di riforma fiscale.
Il premier Meloni: “Una rivoluzione attesa da 50 anni”
“L’approvazione della delega sulla riforma fiscale – commenta il premier, Giorgia Meloni – è una vera e propria svolta per l’Italia. È una riforma epocale, strutturale e organica: una rivoluzione attesa da 50 anni con importanti novità a favore di cittadini, famiglie e imprese. Grazie alla Riforma del sistema fiscale abbassiamo le tasse, aumentiamo la crescita e l’equità, favoriamo occupazione e investimenti. Delineiamo una nuova idea di Italia, vicina alle esigenze dei contribuenti e attrattiva per le aziende. La riforma contiene una visione complessiva e programmatica che premia la lealtà e la responsabilità del contribuente, gettando le basi per un nuovo rapporto di fiducia con il Fisco”.
Come sottolinea il comunicato di Palazzo Chigi, si tratta di “un elemento chiave del programma di Governo, volto al rilancio strutturale dell’Italia sul piano economico e sociale”.
Tra i principali obiettivi individuati dal disegno di legge, “l’impulso alla crescita economica e alla natalità, mediante la riduzione del carico fiscale, l’aumento dell’efficienza della struttura dei tributi e l’individuazione di meccanismi fiscali di sostegno a famiglie, lavoratori e imprese”.
Irpef: le ipotesi e i beneficiari
Un cardine della futura riforma è sicuramente la revisione del meccanismo di tassazione del reddito delle persone fisiche, con l’obiettivo di attuare gradualmente quella che viene definita “equità orizzontale”.
Un’operazione che ha un costo per le casse pubbliche, tant’è che proprio dalla considerazione delle somme necessarie dipenderà la decisione su come modificare, dal prossimo anno gli scaglioni di reddito a cui si associano le diverse aliquote.
È ormai quasi certo che le fasce scenderanno dalle attuali 4 a 3.
La prima ipotesi, dal costo tra i 5 e i 6 miliardi, prevede il mantenimento dell’aliquota al 23% per la fascia di reddito fino a 15 mila euro e quello al 43% per i redditi sopra i 50 mila euro.
Verrebbero invece accorpate, con un’unica aliquota al 27%, le due fasce intermedie, attualmente assoggettate a un’imposta con aliquote al 25% e al 35%. Il vantaggio, dunque, sarebbe solo per chi guadagna tra 35 mila e 50 mila euro.
Se il Governo deciderà invece di sostenere un costo di circa 10 miliardi, ci saranno vantaggi per tutti coloro che percepiscono un reddito dai 15 a 50 mila euro.
La fascia del 23% sarebbe infatti portata fino ai 28 mila euro, con l’abbassamento al 33% di chi guadagna tra 28 e 50 mila euro, ferma restando l’aliquota del 43% per chi ha i redditi più alti.
Redditi delle persone: la strada verso la flat tax incrementale
Il raggiungimento dell’equità orizzontale passa, secondo le previsioni del Governo, attraverso l’individuazione di un’unica fascia di esenzione fiscale e di un medesimo onere impositivo a prescindere dalle diverse categorie di reddito prodotto.
In particolare, i redditi di lavoro dipendente e i redditi di pensione saranno equiparati, verrà riconosciuta la deducibilità delle spese sostenute per la produzione del reddito di lavoro dipendente e assimilato e tutti i contribuenti potranno dedurre i contributi previdenziali obbligatori.
Le risorse necessarie deriveranno da una complessiva revisione delle esenzioni fiscali che, come sottolinea Palazzo Chigi, conta attualmente 600 voci e 125 miliardi di spesa. Ferme restando quelle per casa, sanità e scuola, si punta così a forfettizzare le detrazioni, tenendo conto del reddito familiare e delle spese sostenute per il mantenimento e la cura dei figli, con una riduzione progressiva all’aumentare del reddito e l’azzeramento a 120 mila euro.
Punto d’arrivo, con orizzonte temporale a fine legislatura, l’introduzione di un’imposta sostitutiva dell’Irpef per scaglioni e delle relative addizionali.
Si tratta della cosiddetta “flat tax incrementale”, che con un regime agevolativo particolare per i dipendenti, funzionerà, in sostanza, con l’applicazione di un’aliquota agevolata applicata a una base imponibile calcolata con il confronto tra l’incremento di reddito nell’anno per cui si pagano le tasse e quello più alto guadagnato nei tre anni precedenti.
Ires, Irap e Global minimum tax: le novità per le imprese
L’aliquota dell’Ires, l’imposta sui redditi delle società, attualmente è al 24%.
La riforma del fisco dovrebbe prevedere la possibilità per società ed enti di ottenere una riduzione al 15% qualora, per due anni successivi a quello della produzione del reddito, siano rispettate due condizioni, fissate dal Governo per “l’evidente scopo di favorire la crescita economica e l’incremento della base occupazionale”.
La prima condizione è l’impiego del reddito, in tutto o in parte, in nuovi investimenti, soprattutto se qualificati, e nuove assunzioni.
La seconda è che gli utili non siano distribuiti o destinati a finalità estranee all’esercizio dell’attività di impresa.
La riduzione dell’aliquota, a differenza delle norme ordinarie, in questo caso potrà precedere l’effettuazione degli investimenti.
Anche l’Irap, destinata all’abrogazione, confluirà nell’Ires, come sovraimposta, per assicurare un gettito fiscale equivalente, da destinare al finanziamento del fabbisogno sanitario e delle Regioni che presentino squilibri di bilancio sanitario o che siano sottoposte a piani di rientro.
Dal 1° gennaio 2024, infine, entrerà in vigore la “Global minimum tax”, che sottopone i redditi delle multinazionali all’aliquota del 15%.
Iva, cedolare secca e redditi finanziari: cosa cambia con il nuovo fisco
La semplificazione del regime dell’Iva passa invece attraverso la revisione della definizione dei presupposti dell’imposta, al fine di renderli più aderenti alla normativa dell’Unione europea e delle norme di esenzione.
Saranno effettuate anche in questo caso una razionalizzazione del numero e della misura delle aliquote e una revisione della disciplina della detrazione.
Il Governo è intenzionato anche ad applicare il regime agevolato della “cedolare secca”, imposta sostitutiva di Irpef e addizionali per quanto riguarda il reddito degli immobili, non più ai soli proprietari che affittano a titolo privato, ma anche per gli immobili adibiti a uso diverso da quello abitativo. Previste, infine, la creazione di un’unica categoria per tutti i redditi finanziari e incentivazioni per la previdenza integrativa.
Alberto Minazzi