La firma dell’intesa arriva subito dopo il decreto legge con la governance del “Piano Mattei” sulla collaborazione nel Mediterraneo
Ogni anno quasi 40 mila migranti salvati in mare dalla Marina e dalla Guardia di finanza italiana (escludendo quindi, secondo le notizie trapelate, quelli trasportati dalle navi delle ong) potranno essere accolti in 2 strutture costruite appositamente e gestite dall’Italia in territorio albanese.
Un centro di prima accoglienza e un secondo “modello Cpr” che il Governo conta di rendere operativi entro la primavera 2024 per seguire tutte le pratiche dallo sbarco in poi.
È questo, in sostanza, il contenuto del protocollo d’intesa sottoscritto ieri, 6 novembre 2023, a Palazzo Chigi, dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dal primo ministro albanese, Edi Rama.
“È un accordo – ha commentato la premier – che arricchisce un’amicizia storica e una cooperazione profonda tra le nostre due Nazioni di un ulteriore tassello. Una soluzione innovativa, che confido che possa diventare domani anche un esempio e un modello da seguire”.
Gli obiettivi e le prospettive dell’accordo
La firma di ieri corona una trattativa iniziata la scorsa estate e dovrà ora passare il vaglio della Commissione Europea, che è a conoscenza dell’accordo, ma è in attesa di ricevere informazioni dettagliate, per verificare l’effettivo rispetto del diritto comunitario e internazionale.
Intanto, proprio su questo tema, Meloni ha dichiarato che “ l’immigrazione irregolare di massa è un fenomeno che gli Stati Membri dell’Unione europea non possono affrontare da soli. E la collaborazione con Stati per ora extra-Ue (come l’Albania, ndr) può essere decisiva”.
L’intesa tra Italia e Albania, a cui dovranno seguire ulteriori provvedimenti normativi, anche in merito alle coperture finanziarie, ricalca in sostanza il modello del patto tra Regno Unito e Ruanda sulla delocalizzazione nei Paesi di transito del controllo delle richieste di asilo. E si pone, come espressamente ha sottolineato la premier, 3 obiettivi sostanziali : “Contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori illegali e accogliere solamente chi ha davvero diritto alla protezione internazionale”.
A regime, i flussi gestiti potranno arrivare tra 36 e 39 mila persone l’anno.
I contenuti dell’accordo
A tal fine, l’Albania darà all’Italia la possibilità di realizzare “a proprie spese e sotto la propria giurisdizione” le 2 strutture, utilizzando aree in territorio albanese: il porto di Shengjin, sulla costa settentrionale, dove avverranno sbarchi e identificazioni, e Gjader, distante circa 20 km nell’entroterra, dove si effettuerà l‘accoglienza e la gestione successiva, nei tempi necessari per la trattazione delle domande di asilo, dei migranti. Che, inizialmente, potranno essere al massimo 3 mila in contemporanea, con la già stabilita esclusione di minori, donne in gravidanza e soggetti vulnerabili.
A gestire le attività, a partire dal primo screening, sarà direttamente l’Italia, con personale proprio, a partire da quello facente parte delle commissioni di asilo e dalle forze dell’ordine. Le strutture potranno però contare sulla collaborazione delle Forze di polizia albanese sul fronte della sicurezza e sul fronte della sorveglianza esterna.
Uno dei punti da chiarire, dal punto di vista legale, sarà anche quello relativo alla gestione delle pratiche amministrative secondo il diritto italiano in un territorio esterno all’Ue.
Il Piano Mattei: definita la governance
Attraverso l’accordo con l’Albania, l’Italia si trova dunque a giocare un ruolo potenzialmente fondamentale in merito al problema della gestione dei migranti nel Mediterraneo.
Un tema che è inserito anche all’interno del cosiddetto “Piano Mattei”, il cui decreto legge per definirne la “cornice” della governance (affidata a un’apposita cabina di regia) è stato nei giorni scorsi approvato a Palazzo Chigi. Un progetto da quasi 2,7 milioni l’anno, che, Giorgia Meloni non ne ha fatto mistero, si inserisce nella linea che intende ridare al nostro Paese un ruolo di “protagonista nel Mediterraneo”.
Il Piano, di durata quadriennale, è, ha specificato il Governo, solo la premessa “a tutta una serie di iniziative per l’Africa che stiamo portando avanti”.
Un “nuovo partenariato tra Italia e Stati del continente africano” a 360°: dalla prevenzione delle migrazioni irregolari allo sviluppo economico e sociale.
“L’Italia – ha spiegato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani – può essere il portabandiera di un progetto europeo a partire dal Piano Mattei”. La cabina di regia promuoverà infatti anche iniziative per l’accesso a risorse messe a disposizione dall’Ue (che ha promesso investimenti per oltre 3 miliardi di euro) e dalle organizzazioni internazionali.
Alberto Minazzi