La ripartenza dell’economia italiana dopo la pandemia continua.
Lo conferma l’Istat, che ha evidenziato come, dalla stima completa dei conti economici del secondo trimestre 2021, emerga una crescita sostenuta del Pil, quantificabile in un +2,7% congiunturale rispetto al periodo gennaio-marzo e addirittura un +17,3% tendenziale nel confronto sul medesimo periodo del 2020.
Sono dunque state confermate le stime preliminari diffuse lo scorso 30 luglio.
La variazione acquisita per il 2021 è inoltre pari al +4,7%.
I settori della crescita
Nel periodo tra aprile e giugno l’Italia ha fatto registrare un forte recupero dell’attività produttiva che, precisa l’Istat, “riflette un aumento marcato del valore aggiunto sia nell’industria, sia nel terziario”.
L’andamento congiunturale del settore dell’industria è stato del +1,6%, quello dei servizi del +2,9%, mentre il valore aggiunto dell’agricoltura si è confermato su valori stazionari.
Più lavoro
A sostenere la crescita del prodotto interno lordo, dal lato della domanda, sono stati in particolare i consumi interni (+2,6%) e gli investimenti (+0,5%), mentre la domanda estera netta è cresciuta dello 0,3% e le scorte si sono ridotte dello 0,8%.
A fronte di redditi pro capite sostanzialmente stabili, sono aumentate però, in termini congiunturali, sia le ore lavorate (+3,9%), sia le posizioni lavorative (+1,9%).
Crescono anche import/export
Il secondo trimestre, evidenzia l’Istat, è stato caratterizzato da un’espansione di tutti i principali aggregati della domanda interna rispetto al primo trimestre.
In particolare, i consumi finali nazionali sono cresciuti del 3,4% e gli investimenti fissi lordi sono aumentati del 2,4%. In crescita anche i movimenti da e verso l’estero, con un aumento del +2,3% delle importazioni e del 3,2% delle esportazioni. Il contributo alla crescita del Pil derivante dalla domanda nazionale al netto delle scorte è stato del +3,1%.
Un dato che si lega soprattutto ai consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private, che hanno fatto registrare un +2,8%. A questo si aggiunge il +0,5% degli investimenti fissi lordi, mentre la spesa delle Amministrazioni pubbliche ha fatto segnare un sia pur lieve (-0,2%) segno negativo.
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