Secondo quanto rileva l’Ente di statistica, l’inflazione condizionerà salari e consumi nel prossimo futuro
Da un lato, un Paese in ripresa. Dall’altro, nuovi elementi di criticità.
Il rapporto Istat 2023 presentato oggi, 7 luglio, a Roma, racconta l’Italia in tutte le sue sfaccettature e, se mette in evidenza una documentata fase di recupero dell’attività produttiva in Italia nel 2022, con conseguente saldo commerciale in attivo dopo la drammatica fase della pandemia, vero è che c’è anche il rovescio della medaglia.
I dati incoraggianti riguardano il mercato del lavoro, dove all’aumento degli occupati (+2,4%, pari a +545 mila unità) si è associata la diminuzione dei disoccupati (-339mila unità) e degli inattivi.
Poi il Pil, che nel primo trimestre 2023 ha registrato una dinamica congiunturale positiva, superiore a quella delle maggiori economie dell’Unione Europea, trainata soprattutto dal settore dei servizi. E il Pil crescerà ancora: del +1,1% nel 2024. Così come i consumi delle famiglie residenti che, dal + 0,5% di quest’anno, andranno all’1,1% di quello venturo.
Il rovescio della medaglia
Prestando attenzione al rovescio della medaglia, il Rapporto evidenzia tra i fattori di incertezza l’invecchiamento della popolazione, la crisi in Ucraina con il conseguente aumento dei costi di produzione per le imprese e dei prezzi al consumo per le famiglie, oltre all’andamento dell’inflazione.
Tutte incognite che potrebbero rallentare la crescita. Sul fronte demografico, gli effetti dell’invecchiamento della popolazione si stanno facendo sempre più evidenti. Il consistente calo delle nascite registrato nel 2022, rispetto al 2019 è dovuto per l’80% alla diminuzione delle donne tra 15 e 49 anni di età e per il restante 20% al calo della fecondità.
E l’invecchiamento è destinato ad accentuarsi nei prossimi anni con effetti negativi sul tasso di crescita del Pil pro capite. Nel primo quadrimestre di quest’anno non si è arrestata la tendenza al calo delle nascite che sono state dell’1,1% in meno rispetto allo steso periodo del 2022.
Il numero stimato di ultracentenari, invece, in grande maggioranza donne, al 1 gennaio 2023 ha raggiunto il suo più alto livello storico sfiorando la soglia delle 22mila unità. Secondo quanto osserva Istat, gli scenari demografici più recenti dimostrano come entro i prossimi venti anni vi sarà una riduzione consistente della popolazione in età di studio e di lavoro.
Istat: l’inflazione condizionerà consumi e salari nel prossimo futuro
Un altro fattore di incertezza è dato dalla crisi in Ucraina anche per le conseguenze sulla corsa dei prezzi e il potere d’acquisto dei consumatori.
Il forte rincaro dei prezzi delle materie prime e dell’energia seppure rallentato, ha condizionato e continuerà a condizionare nel prossimo futuro l’evoluzione dell’economia. Basti pensare che i lavoratori italiani guadagnano circa 3.700 euro l’anno in meno della media dei colleghi europei e oltre 8 mila euro in meno della media di quelli tedeschi.
La retribuzione media annua lorda per dipendente è inferiore del 12% a quella media Ue.
In Italia la trappola della povertà è più marcata rispetto alla maggior parte dei Paesi dell’unione Europea a confronto con il 2011. Quasi un terzo degli adulti tra 25 e 49 anni a rischio povertà proviene da genitori che versavano in una cattiva condizione finanziaria. Gli ultimi dati disponibili riferiti al 2019 indicano proprio in Italia il valore più alto tra i principali Paesi europei e nel complesso Ue, inferiore solo a quello di Bulgaria e Romania.