Il nome per esteso è “Indennità straordinaria di continuità reddituale ed operativa”, ma impareremo a conoscerla con il suo acronimo: Iscro.
Si tratta, in sostanza, di una sorta di cassa integrazione per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata Inps e per i professionisti non iscritti a un ordine o, comunque, non tenuti all’iscrizione delle Casse di previdenza professionale.
Il nuovo strumento ha ottenuto il via libera dalla Commissione Bilancio della Camera ed è stato inserito in un emendamento alla Legge di Bilancio 2021. Nelle intenzioni del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, dovrebbe essere successivamente esteso anche ai professionisti degli ordini.
Iscro: cos’è e a chi spetta
Iscro prevede l’erogazione da parte dell’Inps di un assegno tra 250 e 800 euro al mese per 6 mensilità.
Potranno accedere al nuovo ammortizzatore sociale tutte le partite Iva aperte da almeno 4 anni che abbiano subito una decurtazione reddituale, ad esempio a causa della pandemia di Covid-19.
Si rivolge infatti a chi abbia subito, nell’anno precedente la presentazione della domanda, una perdita di reddito da lavoro autonomo superiore alla media dei 3 anni precedenti.
Sempre nell’anno precedente alla domanda, gli interessati devono inoltre aver dichiarato un reddito non superiore a 8.145 euro.
Per avere diritto all’assegno, che copre in forma sperimentale il triennio dal 2021 al 2023, i soggetti, che esercitano abitualmente un lavoro autonomo diverso dall’esercizio di imprese commerciali, dovranno partecipare a percorsi di aggiornamento professionale ed essere in regola con la contribuzione previdenziale obbligatoria. Tra le categorie escluse dall’Iscro rientrano i titolari di trattamenti pensionistici diretti, gli assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie e i fruitori del reddito di cittadinanza. Queste condizioni dovranno persistere durante tutto il periodo in cui il soggetto beneficerà dell’assegno.
Come richiedere l’Iscro
La domanda per richiedere questa “cassa integrazione” dovrà essere inviata in via telematica all’Inps entro il 31 ottobre, a pena di decadenza. La domanda dovrà essere corredata dall’autocertificazione del reddito prodotto.
Il beneficio inizia a decorrere dal giorno successivo alla presentazione della domanda, ma potrà essere richiesto solo una volta nel triennio. In caso di cessazione della partita Iva, anche l’assegno cesserà immediatamente.
Nell’emendamento è stato fissato, per l’Inps, un limite di spesa di 70,4 milioni di euro nel 2021, 35,1 milioni nel 2022, 19,3 milioni nel 2023, oltre a una previsione di 3,9 milioni di limite per il 2024.
Il fondo per l’esonero dal pagamento dei contributi previdenziali
Un ulteriore emendamento alla Legge di Bilancio 2021 prevede l’istituzione di un Fondo per l’esonero dal pagamento dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti, esclusi i premi dovuti all’Inail.
La dotazione iniziale del fondo, per il prossimo anno, sarà di un miliardo di euro.
L’esonero parziale del pagamento potrà essere richiesto da alcune specifiche categorie. Si tratta innanzitutto dei lavoratori autonomi e dei professionisti iscritti alle gestioni previdenziali dell’INPS e dei professionisti iscritti agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza con reddito percepito nel 2019 non superiore a 50 mila euro.
L’esonero è concesso in caso di calo del fatturato o dei corrispettivi di almeno il 33% nel 2020 rispetto all’anno precedente. La misura è prevista anche per i medici, gli infermieri e gli altri operatori sanitari in pensione assunti per l’emergenza-coronavirus.