Al Cardinal Massaia di Asti, una madre affronta un delicato intervento per grave aritmia cardiaca senza anestesia generale
L’Ospedale Cardinal Massaia di Asti è diventato un simbolo di innovazione nella medicina moderna grazie all’introduzione dell’ipnosi come supporto nelle procedure di cardiologia interventistica.
L’intervento su Romina Ziroldo, una madre quarantenne affetta da una grave aritmia cardiaca, rappresenta uno dei casi più importanti in tal senso.
Non solo per la complessità tecnica (non avendo la paziente la vena cava inferiore a livello addominale attraverso la quale portare il catetere al cuore i medici hanno dovuto utilizzare la la vena giugulare nel collo) ma anche per l’uso dell’ipnosi al posto dell’anestesia generale.
Un grosso intervento affrontato “in vacanza con figli”
Romina non è una paziente comune. La severità dell’ aritmia che la affliggeva minacciandone la vita ha reso necessario un intervento di ablazione transcatetere, che coinvolge l’inserimento di cateteri nel cuore per correggere i circuiti elettrici anomali.
Un’operazione che richiede precisione assoluta e che normalmente comporta anestesia generale.
In questo caso, però, l’anestesia tradizionale avrebbe potuto complicare ulteriormente le sue già fragili condizioni.
Grazie all’ipnosi, Romina ha affrontato invece un intervento lungo sei ore con serenità.
La comunicazione ipnotica, combinata con una lieve sedazione farmacologica, ha ridotto il dolore e l’ansia, permettendo ai medici di concentrarsi sull’aspetto tecnico senza gli effetti collaterali di una narcosi completa.
E il suo stato di coscienza modificata le ha permesso di immaginare di essere in vacanza con i figli, dimenticando il contesto reale in cui si trovava.
L’ipnosi in sala operatoria: da scetticismo a realtà consolidata
L’uso dell’ipnosi in medicina non è nuovo, ma la sua applicazione è esplosa negli ultimi anni, grazie a successi in interventi via via sempre più complessi.
La storia di Romina è solo l’ultimo capitolo di una rivoluzione che si sta diffondendo silenziosamente nelle sale operatorie italiane e internazionali.
Il primo grande intervento chirurgico con ipnosi in Italia risale al 2015, quando il professor Enrico Facco, esperto di neurofisiologia e ipnosi clinica dell’Università di Padova, utilizzò questa tecnica per rimuovere un melanoma da una paziente allergica agli anestetici.
Facco dimostrò come l’ipnosi potesse essere un’alternativa sicura ed efficace anche in procedure invasive, modulando il dolore attraverso meccanismi cerebrali inconsci. Aprì così la strada all’applicazione dell’ipnosi in contesti chirurgici sempre più complessi.
L’ipnosi oggi: dall’eccezione alla pratica consolidata
All’Ospedale Cardinal Massaia di Asti l’ipnosi è stata usata per la prima volta nel 2018, quando il dottor Marco Scaglione ha iniziato ad applicarla in cardiologia interventistica. Da allora, la tecnica è stata affinata grazie a corsi specialistici per tutto il personale sanitario, organizzati in collaborazione con l’Istituto Franco Granone di Torino.
Sono già 300 gli interventi (spaziando dagli impianti di pacemaker agli ecocardiogrammi transesofagei, con pazienti di età compresa tra i 12 e i 76 anni) condotti utilizzando l’ipnosi come supporto per il controllo del dolore e dell’ansia, con risultati straordinari: l’83% dei pazienti ha riportato una riduzione dell’ansia e il 78% ha descritto l’esperienza come indolore.
L’ipnosi ha trovato spazio anche in altri ambiti, come la neurochirurgia e l’odontoiatria. L’esperienza positiva dei pazienti, oltre 2 mila, che spesso descrivono gli interventi come viaggi mentali in luoghi rilassanti, sottolinea il potenziale trasformativo di questa tecnica.
Le esperienze dei pazienti: più di un intervento, un viaggio emotivo
Per molti pazienti, l’ipnosi non è solo un’alternativa all’anestesia, ma un’esperienza trasformativa. Romina non è l’unica a descrivere il suo intervento come un viaggio mentale in un luogo sereno.
Un paziente operato all’Ospedale di Baden, in Svizzera, un 55 enne al quale sono state rimosse una placca metallica e diverse viti dalla tibia e dal perone, racconta di essersi sentito immerso nella quiete di un lago da lui molto amato, dimenticando il contesto clinico.
All’ospedale di Legnano, nel milanese, un intervento cerebrale eseguito sotto ipnosi ha permesso a un altro paziente al quale bisognava ridurre un ematoma nel lato destro del cranio che gli impediva di muovere gamba e braccio sinistri, di interagire con i medici, migliorando la precisione dell’operazione.
Un futuro senza dolore
L’ipnosi sta cambiando il volto della medicina per diversi motivi. Innanzitutto perché non comporta rischi come l’anestesia totale per i pazienti fragili o allergici. Di conseguenza, implica minor tensione e un’importante diminuzione dell’uso di farmaci.
Il futuro degli interventi, dunque, sembra sempre più senza ansia e senza dolore. Con un miglioramento della qualità della vita di chi si trova ad affrontare operazioni complesse.