Intervista a Luca Barbareschi, al Toniolo con “Il Penitente”
Incontriamo Luca Barbareschi al Toniolo, poco prima che vada in scena con il suo ultimo lavoro: “Il Penitente”.
E’ ormai di casa in questo teatro dove ha recitato diverse volte. Il pubblico lo accoglie sempre con grande entusiasmo e per lui Mestre è sempre un graditissimo ritorno.
«Lavoro a Mestre sempre con molto piacere -ci dice-Trovo sia una città molto operosa, basta girare per strada per notare che è tutto perfetto. Poi, forse, chi ci vive vorrebbe ancora meglio, ma per chi come me viene da Roma questo è già il meglio. A Roma se cadi per strada per le buche e ti fai molto male non hai risarcimento perché – stabiliscono le sentenze – se vivi nella capitale devi sapere che ci sono le buche, è così. Ora, se dobbiamo accettare che sia colpa di chi cade anziché dell’amministrazione comunale che nulla fa e lascia le voragini, è la fine».
Attore, regista, sceneggiatore, produttore televisivo e cinematografico nonché conduttore televisivo, Luca Barbareschi ha fatto del teatro una ragione di vita.
«Per me è luogo di elaborazione affettiva, di cuore, di condivisione. Il teatro offre spunti di riflessione, è provocazione, è un posto per gli scienziati delle idee, come dovrebbero essere gli artisti »
Un artista con la A maiuscola è senza dubbio David Mamet, il drammaturgo statunitense autore de “Il Penitente”, l’opera proposta al Toniolo di Mestre.
Composta nel 2016, per la la sua lucida analisi del rapporto alterato tra comunicazione, spiritualità e giustizia nella società contemporanea gli è valsa il premio Pulitzer.
Ora ritorna in scena diretta e interpretata da Barbareschi assieme a Lunetta Savino, Massimo Reale e Duccio Camerino.
“Il Penitente”è una tragedia moderna. Ruota attorno alla storia di uno psichiatra che affronta una crisi professionale, morale e privata. Rifiuta infatti di testimoniare in tribunale a favore di un suo paziente accusato di aver compiuto una strage. A quel punto i media si scagliano contro di lui, per i giornali diviene il vero colpevole. Questo non solo per una sua tardiva conversione all’ebraismo ma anche per il sospetto di omofobia nei confronti del suo cliente, dichiaratosi omosessuale. Il penitente è così vittima dell’inquisizione creata dalla stampa e del sistema legislativo.
“A cosa può dunque servire rivendicare la ragione – chiede Barbareschi – se ciò significa isolarsi, uscire dal coro ed essere puniti per questo?”.