Ci vorrebbero sessanta milioni di tamponi per testare tutta la popolazione italiana, per individuare i colpiti dal Covid-19 e, soprattutto, i contagiati asintomatici. In realtà uno screening così massiccio non è ancora possibile farlo, un numero così alto di tamponi non c’è e non esiste ancora un vaccino in grado di darci le immunità che vorremmo.
Da una start-up veneziana arriva però un progetto sanitario che prevede l’uso dell’intelligenza artificiale per realizzare una tracciatura in grado di individuare i portatori asintomatici del virus Covid-19.
Humco, specializzata nell’applicazione di strumenti di intelligenza artificiale negli ambiti aziendali, elenca tra le proprie professionalità proprio il settore sanitario e da un anno lavora fianco a fianco all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Con il suo nuovo progetto concorre al bando nazionale lanciato dal Ministero della Salute e a quello aperto dalla Regione Veneto per individuare soluzioni per contrastino in maniera tempestiva lo sviluppo del Corona virus.
“Abbiamo messo assieme un pool di esperti internazionali nelle varie discipline – spiega Mirko Modenese, team leader di Humco – Ognuno mette in campo la propria esperienza per analizzare i dati che vengono forniti da questa tracciatura”.
A lavorare a questo progetto sono così docenti e ricercatori delle Università di Venezia, Padova, Bologna e Pavia, della Lincoln University in Gran Bretagna, di Yale negli USA, dell’Université Catholique di Bruxelles e dai dirigenti dell’Azienda Sanitaria di Modena. Proprio nel presidio ospedaliero di Modena è stata fatta l’analisi del modello sanitario che è servito da test per la validazione del sistema progettato.
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In cosa consiste questa tracciatura?
“Consiste nell’analisi delle traiettorie per identificare probabili contagiati o contagiati asintomatici -spiega ancora Modenese. Humco non conosce i dati sensibili di queste persone, ma mette a disposizione del Ministero della Salute e della Regione, detentori di queste informazioni, il sistema che li elabora”.
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In quale modo?
“Dal punto di vista tecnologico, il sistema usato per tracciare i movimenti della popolazione si basa sulla triangolazione delle celle telefoniche, cui si aggiunge il tracciamento ancora più preciso in termini geo-spaziali mediante GPS e la triangolazione degli hotspot wi-fi pubblici e privati, che possono essere un aeroporto, un ufficio postale, un Internet cafè. Attenzione però. Qui non si tratta di tracciare queste persone in tempo reale, controllare come si stanno muovendo o dove stanno andando, ma di andare a vedere i loro spostamenti a ritroso nel tempo per individuare nella tracciatura le zone a rischio, dove si possono sviluppare focolai del virus. E’ in queste aree – un paese, un quartiere, una scuola – che si interviene subito per testare coloro che ci vivono o lavorano e individuare i candidati infetti (allo stato di incubazione), ma soprattutto i soggetti asintomatici portatori del virus per poi provvedere al loro isolamento fiduciario”.
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Quali sono i dati che vengono raccolti e analizzati dall’intelligenza artificiale?
“Sono dati sanitari (la comparazione tra i tamponi positivi e i relativi contatti, lo sviluppo dell’epidemia secondo modelli epidemiologici per singolo distretto sanitario), dati geo-spaziali (gli spostamenti) e socio-demografici (indici di connessione territoriale)”.
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Lo scopo qual è?
Localizzare dei cluster, le zone dove dall’analisi dei tracciati si identificano o concentrano i probabili contagiati. I dati finali infatti vengono ottenuti da questa grande mole di informazioni (big data) che viene elaborata per arrivare a definire le aree sulle quali è più utile un intervento di diagnosi (tamponi), di rafforzamento delle strutture e del personale sanitario, dei presidi di competenza (modellando dinamicamente la tenuta delle unità di crisi), o di monitoraggio da parte delle forze dell’ordine. Bastano 10-15 giorni per mettere a punto il tracciamento e riuscire a porre in sicurezza intere aree.
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Questo sistema di tracciamento è dedicato ai soli enti pubblici?
Questo sistema può essere applicato anche alle aziende private, che in questo modo possono essere un modello di autocertificazione, per tutelare la salute dei propri dipendenti e isolare gli asintomatici. Inoltre sarebbero “presidi nei presidi”, una fucina di dati che aumenterebbe le informazioni utili al sistema sanitario nazionale e regionale (che, sottolineo, sono gli unici detentori del dato). Un ambiente di lavoro sicuro permette un ritorno alla normalità più veloce e accelererebbe la rimessa in moto dell’economia.