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Influenza: verso un inverno impegnativo, serve vaccinarsi

Influenza: verso un inverno impegnativo, serve vaccinarsi

Il virologo Pregliasco: “Importante che riprendano a fare il vaccino soprattutto gli over 65. Anche contro il Covid”

Se una rondine non fa primavera, è altresì vero che, per quanto anticipato, il primo vero brusco calo delle temperature in arrivo nelle prossime ore dopo due mesi abbondanti di estate rovente non ci proietta ancora nel pieno della stagione fredda. Ciò non toglie che sia già comunque opportuno iniziare a pensare alle tematiche classiche dell’autunno.

Come l’influenza e la relativa vaccinazione, che, in linea con le raccomandazioni contenute nella circolare di maggio del Ministero della Salute, partirà a inizio ottobre: l’1 in Lazio e Lombardia, il 7 in Emilia-Romagna e anche in Veneto, dove è già stato rinnovato anche l’accordo con le farmacie per la somministrazione dei vaccini Flu e Covid.

Un invito alla ripresa della vaccinazione dopo il crollo dello scorso anno che gli esperti rivolgono soprattutto agli anziani sopra i 65 anni. Anche perché “sarà una stagione impegnativa su questo fronte”, è la previsione del virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi-Sant’Ambrogio.

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Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene all’Università Statale di Milano e direttore sanitario IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio

Attenti all’influenza. E non solo

A indurre alla massima prudenza sono i dati sulla stagione influenzale che arrivano dall’Australia. Dove l’inverno su questo fronte, sottolinea Pregliasco, “è stato il secondo peggiore degli ultimi 10 anni, soprattutto per la variante del virus influenzale H3N2, che comunque per fortuna è già prevista nel vaccino aggiornato che useremo in Italia”.
A complicare il quadro, prosegue il virologo, è il fatto che nei prossimi mesi non circolerà solo l’influenza.
“Ci sono il virus sinciziale – elenca – e il metapneumovirus. Senza dimenticare che, pur non legato alla stagionalità, c’è sempre il Covid, la cui più recente variante Xec, sempre della famiglia di Omicron, può fare molto male agli anziani fragili”.

L’importanza della prevenzione

Proprio per questo, visto che “l’influenza è come le tasse: inevitabilmente arriva”, meglio prepararsi.
Per il “quando”, dipende solo dal meteo: bisogna che le temperature calino e rimangano poi basse”, ricorda Pregliasco aggiungendo che è molto importante vaccinarsi, sia contro l’influenza che contro il Covid.

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I nemici da cui guardarsi, del resto, sono numerosi. “Oltre ad H3N2 – riprende Fabrizio Pregliasco – sul fronte influenzale circolerà un mix di virus, per cui servirebbe un tampone, per sapere quale stiamo subendo. Un controllo che però non serve per i virus influenzali, visto che si usano comunque farmaci sintomatici, mentre mi sento di consigliare il tampone Covid per gli anziani fragili, vista la possibilità di utilizzare per loro l’antivirale Paxlovid”.

Ritorno al vaccino?

Nel 2023, i contagi da virus influenzali e parainfluenzali sono stati circa 15 milioni.
Il più recente aggiornamento (2 agosto 2024) sulle coperture vaccinali contro l’influenza effettuati nella stagione 2023/24 tuttavia rileva un calo, passando dal 20,2% al 18,9%.
Il dato è lontanissimo dai target del 75% minimo e del 95% ottimale. Ma, soprattutto, oltre alla pressoché uniformità sul territorio nazionale (solo in Liguria, nelle Marche e in Alto Adige c’è stata una crescita, mentre i numeri sono stabili in Molise), conferma il trend di calo iniziato dopo il picco raggiunto nella stagione pandemica.

Preoccupa il rimbalzo negativo

“Dopo il Covid – analizza Pregliasco – c’è stato un rimbalzo negativo per l’adesione a tutte le vaccinazioni, comprese per esempio quelle contro il morbillo nei bambini. E, a preoccupare, è soprattutto il significativo calo registrato sul fronte dell’antinfluenzale tra gli over 65”.
Il Ministero, al riguardo, ha registrato nel 2023/24 una quota di anziani vaccinati del 53,3%: 3,4 punti percentuali in meno rispetto all’anno precedente, ma addirittura 12 se confrontati con il 65,3% del 2020/21. Il tutto con possibili significative ripercussioni negative tanto sul fronte della morbosità che per le possibili complicanze e mortalità legate all’influenza.

Alberto Minazzi

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