Oltre 1.200 interventi in un giorno, ovvero almeno 50 all’ora, uno ogni minuto e 10 secondi circa.
Sono numeri che parlano da soli, quelli che raccontano, attraverso l’attività dei vigili del fuoco del solo 2 agosto 2021, la situazione-incendi al centro-sud d’Italia.
Tant’è che il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, non ha esitato a definire quella di ieri una “giornata drammatica” sotto questo fronte.
Dopo la Sardegna, dall’Abruzzo al Molise, dalla Puglia alla Sicilia, l’elenco delle Regioni più colpite è purtroppo lungo. Anche nelle Marche e in Basilicata si sono vissute situazioni di grande difficoltà, pur potendo nelle ultime ore iniziare a intravedere qualche segnale di miglioramento, visto che tutti i focolai presenti nelle due regioni stanno evolvendo in una situazione di bonifica.
L’Italia del fuoco: Abruzzo e Molise
Tra gli 89 interventi che hanno riguardato l’Abruzzo, per il quale il presidente Marsilio è intenzionato a chiedere lo stato di calamità naturale, le immagini più emblematiche sono quelle che arrivano dalla Riserva dannunziana, dove nella foto aerea il verde è ormai sostituito dal nero di ceneri e braci per una superficie di circa 12 ettari.
Ma impressiona anche la zona a sud di Pescara, con stabilimenti distrutti dalle fiamme e turisti intossicati ed evacuati.
E le fiamme non hanno risparmiato praticamente nessun angolo della regione, da Ortona a San Donato, da Rocca San Giovanni con la sua pinetina a Fossacesia Marina.
Anche per il Molise il presidente De Toma ha chiesto al Governo lo stato d’emergenza, con un migliaio di persone evacuate. Le situazioni più critiche riguardano la provincia di Campobasso e in particolare Campomarino Lido, Guglionesi e San Giacomo degli Schiavoni.
L’Italia del fuoco: Sicilia e Puglia
In Sicilia, il presidente Musumeci sta studiando la situazione con la Protezione civile e valutando l’opportunità di adottare una serie di misure, anche al fine di garantire la sicurezza degli stabilimenti balneari.
Intanto, nell’isola, nelle ultime 12 ore sono già stati effettuati 300 interventi e ne sono in corso 90, con 124 squadre e 225 mezzi in campo. Impiegati anche i canadair, in provincia di Enna (Aidone San Bartolo) e Catania (Randazzo).
Numeri leggermente inferiori (200 interventi nelle ultime 12 ore e 21 in corso), ma situazione molto delicata anche in Puglia. Le realtà in cui le fiamme preoccupano di più sono la barese Gravina di Puglia e la foggiana Sant’Agata di Puglia. Verifiche in corso anche ad Altamura, sempre in provincia di Bari, dopo l’incendio di ieri pomeriggio in una fabbrica di plastiche che, fino ai risultati delle analisi sulla qualità dell’aria, ha spinto il sindaco, Rosa Melodia, a invitare la popolazione a non uscire di casa se non in caso di estrema necessità.
La solidarietà attraversa il Paese
La difficoltà, in ogni caso, ha già rinsaldato lo spirito di solidarietà nazionale, con aiuti alle regioni più colpite già inviati da Veneto, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Campania.
Massiccio l’impegno dei vigili del fuoco, che dedicano fino a 620 persone esclusivamente agli incendi nei periodi più critici, pronti a impiegare a tal fine anche i circa 6 mila pompieri del dispositivo ordinario. Molti si sono resi disponibili anche se in ferie per portare aiuto ai colleghi.
Troppi gli incendi dolosi
I dati dei vigili del fuoco aggiornati al 1 agosto parlano del resto di ben 1.260 incendi boschivi al giorno nel nostro Paese dall’inizio dell’anno, per una media giornaliera di una dozzina di focolai, nel 60% dei casi riconducibili a cause dolose. Nel 2020, in Italia, i vigili del fuoco avevano gestito 4.865 incendi boschivi, per complessivi 55 mila ettari di superficie percorsa dalle fiamme. Dato in crescita rispetto ai 4.351 eventi (su 36 mila ettari) del 2019, anche se sono per fortuna lontani i record di oltre 18 mila incendi del 1985 e di 225 mila ettari del 1981.
Gli incendi e il mare
Se sono le aree boschive a soffrire maggiormente degli incendi, i danni delle fiamme non si fermano però qui. Uno studio multidisciplinare dell’Università di Milano-Bicocca pubblicato sulla rivista Ecological Indicators sottolinea infatti che lo stesso inquinamento dei sedimenti marini può essere messo in relazione anche con i roghi boschivi, che rappresentano così una minaccia per le comunità bentoniche che vivono nei fondali del Mediterraneo.
Il modello matematico-statistico elaborato si basa sulla ricostruzione dell’andamento del rischio legato alla presenza di 16 idrocarburi policiclici aromatici per questi organismi, considerati un significativo indicatore della qualità dell’ambiente marino ed elemento fondamentale della catena alimentare. L’inquinamento marino da idrocarburi, oltre che da fonti antropiche, deriva infatti anche da incendi boschivi e attività vulcanica.
Alberto Minazzi